La musica, Roberta e noi
Ma allora può accadere davvero. E cioè tornare da un viaggio di lavoro infestato da controlli polizieschi diciamo un po’ bruschi (e da un petulante e noioso interlocutore bolzanino, che avrà pan per focaccia) e trovare su Salto.bz un articolo di Roberta Dapunt. Un incantesimo felice (quasi) quanto qualche giorno trascorso in un mare antico e stregato.
Dapunt è una poetessa che ha risvegliato molte coscienze e alcune incoscienze e nel suo pezzo pubblicato da questo portale decanta il lavoro e i concerti curati dal Festival Sonora e dal suo direttore Marcello Fera che guida anche Conductus, ensemble di musicisti che probabilmente sanno anche scrivere altro oltre alla musica.
Scrive Roberta: “Qui io intendo dire il talento che realizza l’opera partendo dalla scrittura delle musiche, consegnandola all’esecuzione. Ma ancora di più, assegnando agli esecutori il compito di dare loro l’impronta, appunto. Impromptu, cioè senza potersi preparare, nel contesto si chiama improvvisazione, assegnata a momenti specifici del concerto. Per fare questo ci vuole una nobile testa che dà la possibilità e organizza l’evento e il nobile approfondimento di chi eseguirà quanto è stato ideato e pensato…”.
Giustissimo, certo. Come altrettanto utile è stato denunciare la quasi assenza di articoli sul festival Sonora da parte dei giornali locali. Qui, però, va ristabilita la verità. Sul Corriere dell’Alto Adige sono usciti due pezzi (di chi scrive) e un paio di segnalazioni. La nostra assenza ai concerti era, spero, giustificata dall’essere oltre 1200 miglia lontani da qui verso Sud Est, neanche tantissime ma tali da non poter, come dire, seguire la musica dal vivo in Sudtirolo.
Anche Haydn e Beethoven non sono solo la Storia e dunque ormai acquisiti dal nostro Zeitgeist. Ai loro tempi furono criticati, talvolta irrisi, spesso sottovalutati. E quanto alla musica contemporanea, usciamo pure dagli schemi ma allora rischiamo di ripiegarci troppo su noi stessi
Quanto a come si compone la musica, come si esegue insieme, come si suona invece da soli (come di recente proprio a casa Dapunt) e sul rapporto tra Musica e Tempo, ebbene Roberta troverà in una intervista al pianista Michele Campanella (su laLettura.it del Corriere della Sera e chiediamo scusa se segnalo un nostro articolo) e nel libro recentissimo di Riccardo Muti edito da Solferino tante risposte e tante nuove domande.
Dubbi, disagi, felicità e curiosità sulla musica da parte di una poetessa piana di esprit sono una bellissima notizia e una grande conferma.
Ma Roberta non tema: anche Haydn e Beethoven non sono solo la Storia e dunque ormai acquisiti dal nostro Zeitgeist. Ai loro tempi furono criticati, talvolta irrisi, spesso sottovalutati. E quanto alla musica contemporanea, usciamo pure dagli schemi ma allora rischiamo di ripiegarci troppo su noi stessi.
Al prossimo concerto, magari insieme, Roberta!