Quali giornalismi?
Dal 2012 a Varese, città della Lombardia a nord di Milano, si tiene annualmente il festival del giornalismo digitale Glocal. Anche in questa undicesima edizione conclusasi qualche giorno fa, una fitta serie di eventi con oltre 40 incontri e più di 110 relatori, hanno riportato al centro dell'attenzione l'informazione, ovvero il mestiere di fare informazione, in tutte le sue sfaccettature e problematiche.
Nomi autorevoli del giornalismo italiano, da Luca Sofri a Mario Calabresi, Paola Peduzzi, Francesca Milano o Peter Gomez, esperti di comunicazione e di tecnologia, imprenditori e singoli rappresentanti di tante piccole realtà di testate locali che fanno informazione online, 416 attualmente in tutt'Italia tra cui conta anche Salto.bz, si ritrovano annualmente nella città-giardino di Varese, in occasione del festival, che unisce già nel nome 'glocal' il locale con il fenomeno della globalizzazione, per discutere di aspetti deontologici fondamentali, ma anche di innovazione e di risorse, delle difficoltà strutturali e quotidiane che incontra chi svolge un mestiere entusiasmante e spesso mortificato come quello del giornalismo, e degli strumenti per contrastarle.
Di giornalismo, si diceva, ma forse bisognerebbe parlare di giornalismi. Perché l'evoluzione dei media e della tecnologia che li supporta avviene in modo così veloce che i formati con cui si possono condividere le informazioni cambiano continuamente. In un panorama estremamente dinamico e assediato dalla comunicazione immediata e pervadente sui social, si differenziano anche le strategie per mantenere, o in parte anche recuperare, la qualità dell'informazione e per intercettare l'interesse dei lettori, che nel caso dei sempre più diffusi podcast diventano anche ascoltatori.
A proposito di podcast, anche se lo stesso Francesco Costa non era presente direttamente a questa edizione di Glocal, è quasi commovente ma soprattutto emblematica per il mestiere di giornalista, inteso come servizio, ai nostri giorni, la descrizione che il vicedirettore del quotidiano digitale ilPost.it fa in un articolo su New Tabloid (periodico dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia) della sua pratica quotidiana con sveglia alle ore 4.45 per selezionare le notizie, registrare e pubblicare puntualmente ogni santo giorno alle 8 il suo podcast di successo Morning, con la rassegna stampa del giorno.
Altrettanto significativa la testimonianza, in uno degli incontri del festival, di due giornalisti di inchiesta Raffaele Angius e Luca Rinaldi, rispettivamente co-fondatore della testata d'inchiesta Indip di base in Sardegna il primo, e coordinatore di Dossier, la nuova sezione di approfondimento della testata MilanoToday il secondo.
Iniziative queste, che rispondono entrambe alla richiesta di informazione approfondita da parte dei cittadini e che richiedono una grossa dose di impegno e anche di indubbia passione da parte del giornalista.
Passione che deve restare sempre associata al codice etico, che i regolamenti, più che dettare, ricordano al professionista dell'informazione, ovvero il rispetto per le persone e il compito fondamentale di riportare i fatti con la maggior cura possibile. Senza questi principi l'informazione si riduce allo sciacallaggio mediatico, che fin troppo spesso viene confuso con il giornalismo.
Per questo il festival ha dedicato anche quest'anno alcuni eventi all'approfondimento degli aspetti deontologici della professione, toccando anche la normativa sulla Presunzione d'innocenza, mettendone in evidenza tutta la criticità che nello specifico il decreto legislativo 188/2021 comporta per il diritto di cronaca, rendendo più difficile fare informazione e limitando in effetti la libertà di stampa. E di conseguenza anche il diritto dei cittadini a un'informazione accurata.
Nel programma del festival che quest'anno ha messo al centro del dibattito il tema dei 'limiti', è intervenuto anche il giornalista e imprenditore locale Luca Barbieri, esperto in comunicazione aziendale e innovazione che ha parlato della necessità di una nuova ecologia dell'informazione. In un panel dedicato alla narrazione del turismo lento e della 'Meraviglia dietro casa', insieme all'architetto, scrittore e ideatore di Sentieri metropolitani Gianni Biondillo e altri giornalisti chiamati a raccontare le bellezze naturali e paesaggistiche dei territori vissute muovendosi a piedi o comunque lentamente, ha partecipato anche il giornalista Denis Falconieri di Aosta, viaggiatore e scrittore, co-autore tra l'altro di una guida di Lonely Planet Italia sulle nostre Dolomiti.
Non si può scrivere di Glocal, senza citarne l'ideatore, Marco Giovannelli, giornalista, direttore e co-fondatore di Varesenews, una delle prime testate online in Italia, che compie quest'anno 25 anni e direttamente coinvolta nell'organizzazione del festival. "Allora, nel 1997, cominciammo quasi per gioco -ricorda Giovannelli- Volevamo promuovere inizialmente le attività di un piccolo circolo culturale qui a Varese. Del resto allora erano ancora in pochissimi a essere connessi alla rete, a conoscere e usare internet. E non esistevano nemmeno gli smartphone".
Ora Varesenews è una realtà consolidata che si fa portavoce della comunità varesina e degli altri centri della provincia in un network con oltre 280mila lettori al giorno. Nella società editrice della testata partecipano le più importanti associazioni di categoria economiche e sociali, da Confindustria Varese alle organizzazioni sindacali. Tra le iniziative di Varesenews presentate nella cornice del festival è stato proiettato anche il film 'VA in giro' sul recente progetto di un tour a tappe percorse da giornalisti della testata insieme ad altri personaggi, sportivi e non, a piedi o in bicicletta alla scoperta del territorio del Varesotto e della sua gente.
Il festival Glocal coinvolge ogni anno anche gli studenti delle scuole superiori e delle Università nel laboratorio di giornalismo Bloglab, che per loro diventa un'importante esperienza formativa e rappresenta al contempo un incubatore per il futuro del giornalismo.