Kultur | Bolzano Festival

Tra Mozart e Bruckner

GMJO dedica il primo dei sue due concerti a due autori lontanissimi per stile e atmosfere. In entrambi i casi, un’esecuzione di altissimo livello.
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Foto: Lucia Rose Buffa
  • Non so se ci siano due compositori più distanti tra loro come Mozart e Bruckner: il primo luminoso, aereo, emblema di un equilibrio e di una perfezione classici; il secondo tormentato, tortuoso, irto di contrasti. A questi due autori la GMJO (Gustav Mahler Jugendorchester) ha dedicato il primo dei suoi due concerti bolzanini, sul podio Manfred Honeck, direttore austriaco dalla carriera internazionale, e solista il violinista Renaud Capuçon: ritroveremo entrambi, in un programma decisamente diverso, nel secondo concerto, in programma venerdì.
     

    Manfred Honeck guida la GMJO nel navigare la complessa e impegnativa partitura con grande bravura, abile timoniere nel portare la nave dell’orchestra tra bonacce e terribili tempeste. 

  • Foto: Lucia Rose Buffa
  • La serata si apre con il Terzo Concerto per violino e orchestra e Mozart: esecuzione fresca, che sprizza gioia e scorre come acqua fresca. Una quarantina di archi sul palco (in Bruckner poi saranno settanta!) e un pungo di fiati per tradurre le tinte mozartiane, con la luce che pervade la scrittura e le lievi ombre che qua e là fanno capolino. Honeck guida la sua compagine con gesto leggero ma preciso, invitando a un eloquio sempre vivace, sempre vitale, quasi danzante. 

    In tal senso il secondo movimento scorre più come un Andante che come un Adagio: il senso di pace e perfezione non viene però meno e l’ultima ripetizione del tema da parte di Capuçon è una commovente carezza, carica di nostalgica dolcezza. Energico e divertito il finale, un Rondò al cui interno Mozart cela un sorprendente cuore popolare, una danza paesana in cui il solista gioca con piccole variazioni. Molto toccante infine il bis preparato da Renaud Capuçon che dirige gli archi in una versione per violino e orchestra dell’evocativa melodia catalana “El cant dels ocells”.

  • Foto: Lucia Rose Buffa
  • Tutt’altro mondo, tutt’altro immaginario nella seconda parte del concerto: palco strapieno (i musicisti sono adesso più di 100) e durata eccezionale. La Nona Sinfonia di Bruckner, ultimo e incompiuto lavoro sinfonico del compositore austriaco, è formata da tre movimenti che da soli occupano quasi un’ora: il compositore ne aveva in mente un quarto, il Finale, di cui rimangono solo alcuni schizzi e che se completato avrebbe portato la Sinfonia a dimensioni davvero epiche. 

    Manfred Honeck guida la GMJO nel navigare la complessa e impegnativa partitura con grande bravura, abile timoniere nel portare la nave dell’orchestra tra bonacce e terribili tempeste. Perchè Bruckner non dà scampo nel suo repentino mutare d’umore e nel suo alternare toni estremi, passando dall’ossessiva ricerca di un fortissimo implacabile a sprazzi di lirismo che sembrano un abbraccio consolatorio e momenti di leggerezza e catarsi. L’esecuzione è compatta e convincente: ottimi gli archi, buona prova anche dei fiati, in alcuni punti davvero molto esposti.

    Ritroveremo la GMJO venerdì, con un programma che ripropone il solismo brillante di Renaud Capuçon, questa volta nel Concerto per violino e orcehstra di Erich Wolfgang Korngold, ed esplora il sinfonismo romantico con la Quinta di Cajkovskij.

  • Foto: Lucia Rose Buffa