“Un 56% di pulizia linguistica”
“Hanno agito in segreto e mi hanno addirittura ricordato che se divulgherò quello che ho scoperto potrò incorrere in una denuncia penale per rivelazione di segreto d’ufficio”
Il consigliere provinciale di Alto Adige nel Cuore è noto per la sua veemenza, ma nella conferenza stampa convocata (“d’urgenza”) per segnalare quello che lui definisce “un colpo di mano” veicolato da una norma d’attuazione i toni usati dal Urzì sono apparsi ancora più forti rispetto alla consuetudine.
Per Urzì la prossima riunione della Commissione dei 6 in sostanza legittimerà un accordo tra Provincia e Stato che andrà a costituire l’ossatura di una nuova legge provinciale che di fatto comporterà la sparizione di un gran numero di toponimo italiani. “Decisi dalla politica in aggiunta al lavoro ottimo compiuto a suo tempo dalla commissione di esperti che aveva ricevuto un apposito incarico”, ha aggiunto Urzì.
Per Urzì la forte riduzione dei toponimi di lingua italiana presente nell’accordo ‘segreto’ e che venerdì dovrebbe essere legittimato non avrebbe “nulla di logico e di scientifico” e sarebbe “totalmente fuori contesto senza considerare minimamente l’uso reale da parte della popolazione di lingua italiana e non solo”.
Il consigliere provinciale di Alto Adige nel Cuore giudica sospetta anche la tempistica scelta.
“Il 4 ottobre prossimo la Corte Costituzionale si riunirà per valutare la legge provinciale sulla toponomastica del 2012 e la SVP è convinta che verrà rigettata. Per questo ora si vuole accelerare per varare una norma di attuazione di rango costituzionale che modificherà di fatto anche lo statuto autonomia, superando di fatto l’obbligo del bilinguismo dei toponimi. In novembre poi ci sarà il referendum costituzionale e la SVP ha tutta l’intenzione di far pesare i suoi voti a favore di Renzi…”.
La documentazione che Urzì è riuscito ad ottenere di fatto gli ha consentito di farsi un’idea di quello che la Commissione dei 6 andrà a discutere venerdì prossimo. “Ma non l’ho ricevuta tutta”, ha lamentato Urzì. Osservando che tale documentazione “non potrebbe essere in nessun modo essere considerata un ‘segreto d’ufficio’”.
Dalla documentazione che è riuscito ad ottenere in via ufficiale Urzì ha appurato che nel primo blocco di 1526 toponimi considerati ben il 56% non resterà più nella forma attuale completamente bilingue. Mentre attraverso altre fonti i consigliere provinciale ha reperito tracce di una folta corrispondenza che a suo tempo ci sarebbe stata soprattutto tra Luis Durnwalder e i ministri delle Regioni Fitto e Delrio “per ‘integrare’ le liste della commissione dei tecnici con altri nomi non graditi e quindi da eliminare”.
In sostanza nelle proposta che sarà discussa dalla Commissione dei 6 esistono - secondo Urzì - tre categorie di nomi. “Quelli che resteranno perfettamente bilingui in un numero assolutamente minoritario, quelli per i quali non ci sarà più la dizione italiana e quelli per i quali è stata data una soluzione assurda”, ha precisato Urzì.
Nel corso della conferenza stampa in particolare il consigliere provinciale ha puntato il dito contro il finto bilinguismo ("un aborto di nome" lo ha definito Urzì) che in sostanza sarebbe mascherato appunto dalla scelta di mantenere ad esempio la demominzione italiana dei Comuni, ma facendola sparire dall'indicazione delle località che fanno riferimento ai comuni stessi. Una formula che Urzì ha definito “pazzesca e paranoica”, fornendo alcuni esempi. Tra cui quello di Schlanders che resta anche Silandro, ma ad esempio per l’alpe che sovrasta il comune della Val Venosta la denominazione prescelta diventa Alpe Schlanderseralm.
Per non parlare delle località per le quali resterà con il solo toponimo in lingua tedesca, come ad esempio Lavena a San Genesio che sparirebbe a vantaggio del toponomo unico Langfenn. Lo stesso discorso varrebbe per nomi di castelli o montagne, come Castel Sarentino o Punta Cervina.
Urzì ha anche ricordato che esiste un’ulteriore lista (“seppur beve”) che riguarda “nomi che dovranno essere ancora discussi”. Tra i quali paradossalmente figura anche Montassilone, il paese dove nel 1964 avvenne un grave sopruso da parte delle forze dell’ordine italiane italiane in piena fase di terrorismo indipendentista sudtirolese. Oppure i Masi della Muta sopra Merano e - dulcis in fundo per il suo evidente significato ‘etnico’ - la Vetta d’Italia.
Urzì ha rilanciato infine quella che da sempre è la sua politica in termini di toponomastica.
“Ogni gruppo linguistico decida per sé stesso e per la sua toponomastica. Nel pieno rispetto di quanto afferma lo Statuto di Autonomia.”
In all den Fällen, in denen
In all den Fällen, in denen die Zweisprachigkteit "umgekehrt" verletzt wird (also wo es nur italienisch gibt) schweigt Herr Urzì und lacht sich ins Fäustchen.
...Etwas Kohärenz bitte!
Lavena, Castel Sarentino,
Lavena, Castel Sarentino, Punta Cervina, mancava giusto malga "Mara", che non è la figlia del pastore, ma la traduzione di Mair, per completare il quadro di obbrobri linguistici che fanno solo ridere chiunque abbia un minimo di dimestichezza con le lingue o i nomi originali.