Film | Recensione

Quali eroi

In sala Zweitland di Michael Kofler, il racconto di un microcosmo famigliare nel Sudtirolo degli anni ’60 diviso tra memoria, appartenenza e fratture storiche.
Zweitland
Foto: Zweitland
  • Un prato alpino, due fratelli che lottano corpo a corpo – un duello fisico che riflette l’Alto Adige degli anni Sessanta, diviso tra appartenenza culturale e tensioni identitarie. Inizia da qui Michael Kofler, regista di Zweitland, che già dal primo fotogramma imposta il tono del film, intrecciando conflitto intimo e memoria collettiva, mettendo in scena la collisione di due approcci alla vita divergenti – due forze che si attraggono e si respingono, incapaci di separarsi davvero.

    Negli anni Sessanta le rivendicazioni autonomiste e la radicalizzazione politica portano la provincia di Bolzano al centro dell’attenzione internazionale. La minoranza di lingua tedesca cerca spazi di autodeterminazione, mentre le istituzioni italiane tentano di consolidare la presenza statale, in un contesto in cui le divisioni sociali e culturali sono sempre più palpabili. Siamo in un momento cruciale della storia altoatesina: nel 1961 il territorio è scosso da una serie di attentati dinamitardi a firma dell’organizzazione terroristica separatista Bas durante la “Notte dei Fuochi”, preludio di una lunga stagione di tensioni che culminerà nel 1967 con l'attentato di Cima Vallona.

  • (c) Helios Sustainable Films

  • Al centro del racconto ci sono Anton (Laurence Rupp) e Paul (Thomas Prenn), due fratelli contadini che non potrebbero essere più diversi. Il primo, tradizionalista e rigoroso, ancorato ai valori della comunità locale, che incarna la continuità culturale. Il secondo, più giovane, irrequieto e aperto al cambiamento, che sogna di liberarsi dai vincoli rurali per trasferirsi a Monaco e iscriversi all’Accademia di Belle Arti. Due personalità che sono la metafora vivente delle contraddizioni del loro territorio, tra radicamento e innovazione. Il conflitto fra i due fratelli come microcosmo della storia altoatesina.

    Tra loro c’è Anna (Aenne Schwarz), la moglie di Anton, che media, crea connessioni, cerca un equilibrio tra le due lingue, un ponte tra le due culture, in mezzo alle pressioni politiche esterne e alla vita quotidiana di chi si è trovato a fare i conti con un mondo che chiedeva schieramenti netti. Quando Anton, unitosi alla lotta per la causa separatista, viene individuato come uno degli attentatori fugge in Austria, lasciando la moglie e il figlio sotto la responsabilità del fratello.

     

    Due personalità che sono la metafora vivente delle contraddizioni del loro territorio, tra radicamento e innovazione

     

    Zweitland non prende la scorciatoia del “giusto contro sbagliato”, evita di cadere in giudizi o risposte facili restituendo l’immagine di un Sudtirolo vivo, complesso e discordante. La regia di Kofler è misurata e asciutta, sfugge l’eroizzazione, non cerca la spettacolarizzazione ma piuttosto l’essenzialità, con la macchina da presa che segue da vicino i personaggi per cavarne le inquietudini intime. Il filmmaker suditrolese non romanticizza il paesaggio alpino, ne contrappone la maestosità agli ambienti interni, angusti e oppressivi, poiché – sembra dirci il regista – la violenza ideologica brucia tanto all’esterno quanto nelle crepe domestiche. Kofler opta per una messa in scena austera, complice la fotografia di Felix Wiedemann, rafforzando il realismo con l’uso del dialetto locale, il racconto della vita contadina e delle relazioni di vicinato. L’atmosfera, resa cupa e tesa anche dalla colonna sonora di Teho Teardo, si rivela tale soprattutto nei silenzi che separano una comunità dall’altra, nel timore diffuso che ogni gesto possa scatenare conseguenze, nelle dinamiche che si sfaldano lentamente in un clima costante di sospetto. 

    Il risultato è un film che mette in luce le stratificazioni, le sovrapposizioni, le ferite aperte, i compromessi mancati di questa provincia alpina laboratorio di identità e resistenza, interrogando la Storia e riaccendendo il dialogo sul peso vibrante del passato e sulla fragilità dei legami umani.

  • Versione italiana pronta, ma....

    Zweitland di Michael Kofler è in proiezione al cinema in lingua tedesca. La versione italiana, già pronta, potrà essere rilasciata solo dopo aver chiarito se il film potrà avere una première nazionale in festival italiani. Condizione necessaria di alcune manifestazioni, infatti, è che i film proiettati non siano usciti prima nelle sale cinematografiche. Solo allora l'opera potrà essere distribuita doppiata in italiano, come ha spiegato il coproduttore Martin Rattini di Helios Sustainable Films durante la conferenza stampa di ieri, 20 novembre.