"È un bene che diventino autonomi"
Lo scorso fine settimana salto.bz si è occupato della questione dei profughi in procinto di abbandonare gli alloggi messi loro a disposizione dalla Provincia nel quadro degli aiuti connessi al programma nazionale di accoglienza denominato “Emergenza Nord Africa”. Una situazione per molti di loro gestibile con estrema difficoltà. Abbiamo chiesto al dott. Luca Critelli – direttore della Ripartizione famiglia e politiche sociali – di spiegarci come stanno le cose.
Dott. Critelli, cosa ne sarà dei duecento profughi attualmente presenti nella nostra provincia?
Beh, innanzitutto preciso che non si tratta di duecento, ma di centoventi.
Centoventi, d’accordo. Quand’è che devono abbandonare i loro alloggi?
È previsto che alcuni di loro lascino gli alloggi il dieci maggio, ma il termine ultimo è fissato per la fine di quel mese. Per quanto ci riguarda si tratta già di un’eccezione, perché nel resto d’Italia i rifugiati sono già tutti fuori.
Non è possibile avere ancora una proroga?
Guardi, si tratta di persone arrivate quasi due anni fa, quindi i tempi di accoglienza sono stati molto vasti. A mio giudizio è anche un bene, cioè un bene per loro, che venga posto un termine preciso, perché solo in questo modo potranno rendersi davvero autonomi. Del resto, qualcuno è già andato via di propria iniziativa.
Molti di loro aspirano certamente a rendersi autonomi, ma nel periodo di accoglienza è stato data loro la possibilità di diventarlo realmente?
Certo, le due associazioni che si sono prese cura di loro (Volontarius e Caritas, ndr.) hanno organizzato corsi di lingua e di avviamento a diverse tipologie di professione. Alcuni ne hanno fatto anche un buon uso.
E lei pensa davvero che, una volta fuori, possano trovare un lavoro e una casa?
Non nego che avranno alcune difficoltà. Magari all’inizio dovranno cercare di affittare qualcosa insieme, dividere le spese. Esistono delle cooperative che potrebbero dare loro una mano, come per esempio la “Casa del giovane lavoratore”. Comunque non è che vengano abbandonati sulla strada.
Cioè?
Le associazioni che si sono occupate finora di loro devono sostenerli anche dopo, aiutandoli per esempio a trovare un lavoro o compiendo le mediazioni necessarie per ricevere un alloggio.
Riceveranno anche un contributo?
Sì, alcuni riceveranno per un anno un sussidio mensile di 350 euro, ma chi “gode” dello status di rifugiato prenderà anche qualcosa in più. Sono soldi che si aggiungono ai 500 euro dati loro dallo Stato, anche se con un provvedimento una tantum.
Una volta che il programma di accoglienza si sarà concluso, è prevista comunque una sua continuazione in altre forme, magari con altri profughi?
No, al momento non è previsto nulla di simile. Ci siamo trovati a reagire a un’emergenza e non esiste un piano di accoglienza che potremmo definire strutturale, cioè svincolato da situazioni di dichiarata emergenza.