Le assenze di Natale
Che cosa ci mancherà in questo Natale? Per colpa, del tutto intatta nella sua gravità - e nonostante qualche lacrima di coccodrillo - di istituzioni e Comuni, è più facile rispondere alla domanda “chi” ci mancherà il 25 dicembre. E non solo in questo giorno, beninteso. Ci mancheranno alcune persone e già questo è struggente nella sua cosiddetta “normalità”. Chi scrive ha perso in questi mesi alcuni amici di una vita e colleghi giornalisti e un nome per tutti è quello di Mario Sconcerti. Con il quale (presente e testimone quell’alto “mostro” della professione che è Gianni Minà) alcune zingarate restano indimenticabili. Beninteso, solo dopo almeno tredici ore in redazione.
Ma, subito dopo, anzi forse prima, è proprio il caso di ricordare Mostafa, il giovane egiziano morto di freddo nella civile, accogliente (?) e molto inclusiva (???) Bolzano. Il teatrino di palleggio di responsabilità tra istituzioni e singoli suoi rappresentanti (immeritevoli anche del loro stipendio, non solo della nostra stima e del nostro voto) è stato devastante e grottesco.
Ho trascorso giorni a convincere amici e colleghi quasi pronti a visitare i mercatini forse, ma di sicuro piste da sci e sentieri nei boschi a tornare in Sudtirolo. Perché in molti replicavano: “Noi dare soldi (e attenzione, e tempo) a una terra che fa morire le persone di freddo e di solitudine? Piuttosto, restiamo a casa e visiteremo le sedi del volontariato dalle nostre parti”. Quasi tutte e tutti hanno poi ceduto allo charme, comunque non più irresistibile, del Sudtirolo e verranno qualche giorno qui in vacanza.
Cerchiamo, cercate, di meritarcelo.
Ho incontrato molti Mostafa e molti ragazze e ragazzi dei Paesi dove alcuni di loro stanno per essere giustiziati – ripeto: impiccati o sgozzati - solo per aver espresso una opinione indipendente. Non li ho incontrati solo per lavoro ma ad esempio, a proposito delle assenze nel mio Natale 2022, ogni 25 dicembre a Roma, a Trastevere. Nella basilica allora gestita dal parroco don Matteo (ora Zuppi è cardinale a Bologna) per anni si è organizzato un pranzo con centinaia di invitati. Erano – sono – gli ultimi, quelli che come Mostafa non soltanto sono “inutili” ma certamente rovinano la facciata di un turismo che nel centro di Roma come in Sudtirolo si nutre di lavoratori responsabili ma anche di persone che possono vantare come qualità il proprio sorriso ebete, ipocrita e il loro cuore a forma di bancomat.
Conosco decine di persone che direbbero meglio quello che sto scrivendo qui ora. Le andrò a cercare una per una, almeno su W app. Per abbracciarle almeno dallo schermo di un telefono portatile. Per farlo di persona, anche: ma occorreranno tempo e forza.
Buon Natale alle lettrici e ai lettori di Salto. bz.