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Scenari sospesi

I dipinti astratti del pittore altoatesino Thomas Grandi sono i protagonisti della terza mostra organizzata da Spazio CUT, il nuovo spazio espositivo aperto a Bolzano.
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Foto: Thomas Grandi

Classe 1979, Thomas Grandi è un artista visuale di origine altoatesina residente a Berlino. Fra pochi giorni sarà il protagonista di una mostra personale nello spazio espositivo di via della Rena, Spazio CUT, gestito da Leonardo Cuccia e Maximilian Pellizzari, una nuova fucina di arte e cultura che ha aperto in pieno centro nel luogo più inconsueto: un salone di parrucchieri.
La mostra dal titolo sfóndi inaugura il 26 febbraio alle 18:30, invitando il pubblico ad entrare nel mondo sonnambolico e sospeso di Thomas Grandi. Larghe campiture di colore creano ambienti immaginari che potrebbero essere gli scenari di azioni che però non avvengono, lo spazio di movimento per figure che scomparendo lasciano solo un enigmatico sfondo.
Dopo aver lavorato per anni come artista concettuale, dal 2012 Grandi si dedica quasi esclusivamente alla pittura astratta. Abbiamo voluto intervistarlo per saperne di più sul suo lavoro e su questa mostra.

 

Salto.bz: Quando hai "capito" di voler fare l'artista? Come è nata questa passione?

Thomas Grandi: Più che un momento decisivo ci sono stati molti piccoli eventi che mi hanno indirizzato verso l'arte. Ho cominciato a lavorare come grafico dopo aver studiato design a Bolzano dal 1999 al 2001 e parallelamente la pittura ha cominciato a diventare una pratica costante. In quel periodo ero affascinato da Andy Warhol e indossavo costantemente dolcevita neri.
Qualche anno dopo, dal 2011 al 2013 volendo esplorare il potenziale che i linguaggi dell’arte contemporanea potevano avere per me, mi sono trasferito a Carrara dove ho studiato pittura all’Accademia di Belle Arti nella classe di Gianni Dessì e Fabio Sciortino. Il resto è venuto da sé.

 

 

 

Quali sono gli aspetti più appaganti della vita e professione dell'artista e quali quelli più problematici?

L’artista è un po’ come un nomade nel deserto e l’arte un’oasi per trovare conforto. Ci vuole una buona dose di idealismo per affermare una realtà immaginaria, quando potrebbe trattarsi di un miraggio.

 

Ad un certo punto hai abbandonato l'arte concettuale per virare verso la pittura. Come mai?

L’arte concettuale parla molto all’intelletto e ci vuole spesso convincere che l’opera non è quello che è ma ciò che significa. Ho voluto allenare dei sensi sottili per sviluppare una pittura che parla al tatto, al ricordo, a una sensibilità oltre i filtri della ragione.

 

Qual è il tema di questa mostra personale a Spazio Cut?

Il tema della mostra è l’aspettativa verso la realtà che viviamo. L’arte non è un evento localizzato, ma una costruzione molto complessa che si sviluppa nel tempo e nello spazio. La mostra ne è una sua manifestazione. L’importanza dello sfondo, o meglio della scenografia, del contesto, rimane il tema principale perché è ciò che definisce la nostra cornice percettiva.

 

Puoi raccontarci qual è il processo creativo che ha portato alla nascita delle opere della mostra "Sfondi"?

Le opere della serie sfondi nascono in un periodo fatto di vuoti e di assenze. Spinto dal desiderio di negare la centralità del soggetto, lo sfondo viene portato in primo piano. Nella mia ricerca pittorica, sono passato dalla figurazione a ridurre progressivamente i miei soggetti e le forme rappresentate. Ora è come se fossero usciti dalla scena, lasciandosi alle spalle degli spazi vuoti.