Wirtschaft | Inflazione

Tutelare lavoratori e pensionati

Da uno studio dell’Afi/Ipl, con la guerra in Ucraina, il clima di fiducia dei lavoratori dipendenti ha subito un altro drastico crollo.
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Secondo questa analisi, la capacità dei lavoratori dipendenti di arrivare a fine mese con il proprio stipendio si è deteriorata di 5 punti. Attualmente il 34% dei lavoratori dipendenti afferma di incontrare difficoltà ad arrivare a fine mese, perché i soldi non bastano. Anche gli indicatori che riflettono la situazione finanziaria, nonché le capacità di risparmio della famiglia, si sono deteriorati.

Il conflitto in Ucraina e la conseguente crisi geopolitica si stanno riflettendo anche sull’economia dell’Alto Adige, così come le vicissitudini della pandemia Covid-19 (non ancora superata), che hanno sconvolto l’assetto economico e sociale mondiale. Questo ci dimostra che non è più possibile continuare ad affidarsi alla politica dei contributi a pioggia, come è noto utilizzata spesso dalla Provincia.

Come ha affermato Alfred Ebner, segretario dello Spi-Cgil, servono interventi strutturali che permettono di mettere al riparo i lavoratori, i pensionati e le nostre aziende da futuri rincari e speculazioni.

Dobbiamo guardare con occhio critico alla linea perseguita dalla Provincia di erogare nuovi contributi a pioggia, mi riferisco in particolare al provvedimento straordinario di 500 euro deliberato dalla giunta provinciale. Tale misura è a favore delle famiglie a reddito basso per far fronte ai i rincari dell’energia e delle materie prime derivanti dalla situazione economico politica contingente, ma anche ai 300 euro per le prime 30 mucche a sostegno dell’agricoltura. Più che mai bisogna indirizzare gli aiuti a chi ne ha realmente un maggior bisogno.

In uno scenario economico finanziario internazionale in continua evoluzione, il nostro “tallone d’Achille” è l’inflazione – seppure il valore annuo del 2.5% risulti basso, i prezzi al consumo hanno iniziato ad impennarsi a partire da agosto 2021, portando il tasso di inflazione di Bolzano all’8.1% nel mese di aprile 2022. I rincari maggiori riguardano abitazioni, acqua, elettricità, energia e combustibili (+43.2%), prodotti alimentari e bevande analcoliche (+6.8%).

Le stime dell’Astat considerando un impatto contenuto, suggeriscono per quest’anno una variazione del Pil reale altoatesino tra il 2.5% e il 3.5% per il 2022, senza escludere ulteriori revisioni che potrebbero esserci con l’evolversi della situazione ancora oggi molto incerta.

Tradotto in termini concreti – per una famiglia di 4 persone la spesa aumenterà di 3.500 euro l’anno. Tutto questo costringerà le famiglie altoatesine ed anche le imprese a stringere la così detta “cinghia” per poter far fronte a tutte le spese ed oneri famigliari ed aziendali.

Tutto questo si ripercuoterà soprattutto per i settori come cultura, filiera turistica perché ovviamente il consumatore dovrà fare quello che nei tempi duri si deve fare: ovvero togliere quello che è superfluo, in primis le vacanze, le cene ed i pranzi al ristorante, le visite ai musei, il cinema, il teatro e tanto tanto altro.

Se secondo lo studio dell’Afi/Ipl, migliorano le aspettative relative all’andamento della disoccupazione in Alto Adige e il rischio di perdere il proprio posto di lavoro rimane contenuto, su altri aspetti, invece, i lavoratori dipendenti in Alto Adige si dicono meno soddisfatti: retribuzione attuale (45%), possibilità di sviluppo di carriera (33%). In altri termini, il problema non sarebbe tanto il mercato del lavoro, ma i portafogli delle lavoratrici, dei lavoratori e delle pensionate e dei pensionati.

In un momento come questo, in cui si assiste a un continuo aumento del livello generale dei prezzi, se i salari nominali rimangono invariati, i salari reali diminuiscono. Questo vale ovviamente anche per i 126.000 pensionati. Questo è un segnale grave: in Alto Adige già un terzo della popolazione vive sul filo della soglia di povertà. È necessario, oggi in misura maggiore e urgente, in questa provincia, intervenire sui salari.

Sovvenzionare a pioggia non è misura lungimirante e non risolve i problemi né dei dipendenti, né dei pensionati e neppure delle nostre aziende.

Rossana Rolando