Politik | plurilinguismo

"Tedesco? Puntate sulla doppia maturità"

Intervista a Patrizia Mazzadi, dirigente della scuola bilingue di Monaco. "Da voi funzionerebbe il modello ESABAC. Oppure fate come Innsbruck con la Scuola europea".
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Foto: @salto.bz

La cosiddetta scuola bilingue, che le forze politiche interetniche chiedono da tempo, è un’idea per certi versi affascinante, che pone, però, vari problemi non tanto di carattere identitario – con buona pace dei pasdaran dell'integrità etnica – ma più che altro dal punto di vista pratico. Fra i principali vi è l’assenza di ‘convergenza di interessi’ tra i sistemi scolastici italiano e tedesco ma anche questioni terra-terra come la lingua in cui sarà fatta, alla fine, la maturità. Senza reciprocità tra i sistemi scolastici (e conseguente interscambio dei docenti) il percorso di studi realmente bilingue, nella scuola pubblica, è un progetto difficile da strutturare su larga scala oltre che pervicacemente osteggiato dal partito etnico per eccellenza, l'SVP. Forza politica che chiude un occhio fino a quando ci sono singole sezioni DPS (Deutsch Profil Schulen) come quella già istituita al Liceo Pascoli che consentono ai ragazzi italiani (ma anche a qualche transfuga di lingua tedesca) di conseguire un titolo valido per l'iscrizione diretta alle università tedescofone.Questo è un caso unico nell’offerta formativa della scuola italiana ma se dovesse prendere piede è possibile che alla prima interrogazione delle destre tedesche l'indirizzo diventerebbe un caso politico. Nonostante le resistenze a vari livelli, secondo Patrizia Mazzadi, direttrice della scuola bilingue Da Vinci di Monaco di Baviera, potrebbe essere comunque questa la strada da battere con maggior convinzione. Maccadi in realtà propone per l'esattezza l'estensione nella scuola sudtirolese dell'equivalente modello ESABAC, acronimo che nasce dall’unione di Esame di Stato italiano e Baccalauréat francese, per il quale ai liceali viene offerta la possibilità di conseguire, con lo stesso esame, il diploma italiano e il diploma francese e l'accesso alle università dei due Paesi. Anche questa opportunità a Bolzano viene già offerta, al Liceo classico Carducci di Bolzano e al Gandhi di Merano. (In serata uscirà un'analisi-editoriale sullo stato dell'insegnamento delle lingue in Alto Adige, ndr).

Un anno fa su salto.bz fu illustrato a fondo il modello della scuola bilingue Da Vinci di Monaco di Baviera. Questa volta abbiamo avuto l’opportunità di andare sul posto, parlare con alcuni ragazzi che la frequentano e fare una lunga chiacchierata con Patrizia Mazzadi, che il modello lo ha ideato e lo sta facendo crescere. La direttrice vive da una vita a München, ma per ragioni personali è un’ottima conoscitrice dell’Alto Adige e del suo sistema scolastico.

 

Salto.bz: Il sistema di apprendimento linguistico in Alto Adige sembra non funzionare se non per ristrette fasce della popolazione scolastica. Che idea si è fatta?

Patrizia Mazzadi: Effettivamente nel mio percorso ho potuto appurare che i docenti italiani provenienti dall’Alto Adige in diversi casi hanno dimostrato di non avere un livello di conoscenza del tedesco sufficiente per insegnare nella nostra scuola, dove ad esempio le riunioni vengono fatte in tedesco per venire incontro ai docenti che non sanno bene l’italiano o non lo sanno affatto. C’è probabilmente qualcosa che non funziona, ma dipende da diversi fattori, anche di tipo culturale. Pensare di affrontare il tutto con il numero di ore di tedesco però evidentemente non basta.

Qual è la differenza sostanziale, allora?

Monaco è una città molto internazionale, è possibile vivere benissimo anche solo con l’inglese e con l’italiano. Qui trovi medici italiani, meccanici italiani, e ovviamente ristoratori e negozianti italiani. Ma se uno decide di immergersi lo può fare trovando una lingua come quella che gli viene insegnata a scuola. Bolzano è una città molto più italiana e le persone sudtirolesi parlano una lingua a sé, che è il dialetto sudtirolese. Se un germanico andasse nella campagna veneta o siciliana per migliorare l’italiano che impara a scuola, farebbe una fatica enorme. Questo è un fattore non trascurabile.

Il nostro metodo è basato sulla gradualità dell’apprendimento. Nella nostra scuola in prima i bimbi hanno un’ora di lingua tedesca al giorno e poi nella settimana hanno le due ore di arte e sport in tedesco.

Nelle scuole italiane dell’Alto Adige si parte dalla prima elementare con 9 ore nelle sezioni potenziate per arrivare a 12 ore nelle sezioni “bilingui”, che in genere hanno due velocità, una per i bimbi che escono dal Kindergarten e un'altra per gli altri, ma le ore restano sempre 12. Se si eccettuano quelli che frequentano le sezioni bilingui "vere", qui i ragazzi faticano a ottenere le certificazioni mentre da voi fanno addirittura la maturità in tedesco.

Il nostro metodo è basato sulla gradualità dell’apprendimento. Nelle nostre “elementari”, per fare un raffronto, su 33 unità didattiche si fanno 5-6 ore di tedesco e per i ragazzi della sezione italiana, alcune discipline come arte e sport si svolgono in seconda lingua. In prima elementare i bimbi hanno un’ora di lingua tedesca al giorno e poi nella settimana hanno le due ore di arte e sport in tedesco. Dalla terza poi fanno musica bilingue e così religione e hanno un’ora di matematica e una di scienze veicolari.

I bambini arrivano da voi con livelli linguistici diversi, ma poi riescono a “mettersi in pari”? A che prezzo?

Da noi ci sono famiglie mistilingui, del tutto italiane arrivate anche da poco e famiglie integralmente tedesche. Almeno due volte alla settimana vengono impartite lezioni con i ragazzi divisi gruppi per evitare che chi è più avanti debba “fermarsi”. I compagni si aiutano molto tra di loro. Noi, poi, facciamo molti corsi di aggiornamento per i docenti, in modo che imparino ad impartire le lezioni veicolari nel modo più semplice possibile in relazione al livello di preparazione dei ragazzi.

Dalla terza elementare aumenta il numero di ore veicolari. I ragazzini delle famiglie italiane ce la fanno?

E’ ovvio che i ragazzini di famiglie italiane devono compiere uno sforzo superiore. Ma più serenità c’è, meno pressione c’è, più facile è l’apprendimento linguistico. La lingua di comunicazione resta sempre la stessa. Nella sezione italiana l’italiano resta dominante fino alla quarta elementare. In quella tedesca è viceversa.

Chi si lamenta del sistema scolastico dell'Italia dovrebbe sapere che i destini degli studenti germanici si decidono in gran parte in quarta elementare. Ci spiega meglio come funziona?

In italia sono famiglie e ragazzi che scelgono il percorso, in Baviera c’è un sistema ancora più rigido che altrove per il quale vai al ginnasio se hai la media pari o inferiore al 2,33 (la sufficienza è 4, e quindi corrisponde circa all’8, ndr). Vai nella scuola tecnica, la cosiddetta Realschule, se hai la media inferiore a 2,65  (7). Con una media superiore dovrai frequentare le professionali. E gli studenti che hanno bisogni educativi speciali vanno nelle scuole speciali, che spesso, magari si trovano all’ultimo piano dell’edificio della scuola. In quinta (elementare), comunque, si comincia il programma che da noi si fa a partire dalla prima media per questo si consiglia di andare a scuola a 7 anni compiuti. Il ginnasio si suddivide poi in tre trienni.

 

Per usare un eufemismo sembra che in Germania ci sia una forma di darwinismo scolastico che, visto dall’Italia, dove la parola d’ordine è, fortunatamente, inclusione, è quasi impossibile da immaginare.

La cosiddetta inclusione in Germania è diventata obbligatoria nel 2013 ma gli stati fanno ancora moltissima fatica a realizzarla. Il concetto base è che se devo far arrivare i ragazzi al livello necessario per il Gymnasium non devo avere elementi di disturbo in classe. La CSU è un partito molto conservatore che fa di tutto per mantenere lo status quo. Solo pochi illuminati ritengono che questo sistema non sia “democratico”.  Anche moltissime persone colte ritengono che in fin dei conti il Gymnasium serva per formare la futura classe dirigente e quindi sia giusto che vi sia una selezione. Sulla carta il sistema tedesco prevede che se migliori i voti e ti dimostri capace tu possa rientrare nel Gymnasium, ma nella realtá è molto difficile se non hai avuto negli anni fondanti i giusti stimoli e non sei stato spinto, anche solo dal gruppo dei pari, ad impegnarti e a studiare in un certo modo. Nel sistema italiano negli ultimi cinquant’anni un certo ascensore sociale c’è stato, permettendo anche a persone provenienti da famiglie poco scolarizzate di laurearsi e migliorare la propria condizione sociale e culturale. In Germania la percentuale dei laureati dall’inizio del secolo ad adesso è la stessa e c’è una totale stabilità sociale. Si laureano i figli dei laureati. So che è una generalizzazione ma vivendo qui si capisce che in Germania non amano molto i cambiamenti, le sorprese, le improvvisazioni. Il Tagesschau non si è mai spostato di un minuto. I giornali hanno i formati che avevano 40 anni fa. Ciò detto, però, il popolo germanico dà una grandissima importanza all’autonomia individuale. I bimbi girano da soli con le chiavi di casa fin dalle elementari e gli anziani cercano di fare tutto da soli anche in carrozzina. In Italia c’è invece una propensione istintiva ad aspettarsi un aiuto dall'esterno.

La vostra scuola, si diceva l’altra volta, nasce anche e soprattutto per permettere ai figli di migranti italiani di bypassare questo sistema che ti inquadra per la vita in base al rendimento scolastico a 9-10 anni di età.

Quando siamo partiti la cosa più importante per me era contribuire a rivalutare il ruolo dell’italiano in Baviera e dare una maggiore opportunità di integrazione ai ragazzi. Qui a Monaco c’è una grande presenza di italiani, ma c’è poca partecipazione alla vita sociale. I connazionali, diciamo, tendono un po’ a farsi gli affari loro, anche forse per ragioni linguistiche. Il tedesco medio è membro di almeno una associazione, c’è poi il gruppo scout, ACR, lo sport. I politici tedeschi dicono che gli italiani fanno fatica a integrarsi, e sono un po’ nascosti. Noi stiamo cercando di cambiare con le nuove generazioni, per fare in modo che poi i nostri ragazzi facciano l’Abitur del Gymnasium e possano frequentare l’università. Attualmente ne abbiamo 12, quasi tutti provenienti da famiglie italiane. L’italiano poi qui, comunque, non è una lingua sconosciuta. Nelle facoltà di Storia dell’arte e di Musicologia è lingua ufficiale di studio.

Quello della Scuola Europea potrebbe essere un modello anche per Bolzano. Ho visto su salto.bz che di recente ne è stata fondata una a Innsbruck

Cosa manca all’Alto Adige-Südtirol per migliorare l’apprendimento linguistico e l’integrazione culturale? Il vostro modello scolastico potrebbe funzionare? Invece di un tuffo nell’acqua gelida, la vostra scuola permette un ingresso lento. Ma il fine è la maturità tedesca. Il ragazzo subisce un processo di “tedeschizzazione” graduale mantenendo le proprie radici italiane. Secondo la sua esperienza è possibile una caratterizzazione linguistica ) che si definisca una volta per tutte nell’ultimo triennio di superiori?

Le due realtá riflettono di fatto la situazione che circonda il pianeta scuola. L'Alto Adige é una regione bilingue, nella quale il tedesco e l'italiano sono rappresentate in ogni ente, in ogni cartello stradale, all'università, nella scuola. La realtá storica, lo sappiamo, è un'altra. Bolzano è città prevalentemente (avverbio aggiunto accogliendo le obiezioni di chi ha commentato, ndr) italiana, le valli sono prevalentemente tedesche, le altre città Merano e Bressanone presentano distribuzioni diverse tra loro. Il giusto sbocco di una realtà bilingue diffusa povrebbe essere la ‘Doppia Maturitá’ Italo tedesca (in Alto Adige esiste una sola sezione del genere al Pascoli di Bolzano, ndr), su modello dell’Esabac francese. La Baviera é invece una realtà tedesca e noi siamo 'ospiti', per cui la conoscenza della lingua tedesca diventa imprescindibile per l'inserimento nel mondo del lavoro e nella società, anche se fa naturalmente eccezione chi arriva dall'estero con un contratto prestigioso, utilizza l'inglese e non ha bisogno del tedesco. Fa eccezione anche il sistema Scuola Europea, che di fatto, come il circuito delle scuole internazionali, è un sistema nel sistema ed è pensato per funzionari che si trasferiscono per tempi brevi e possono mantenere la propria lingua … Quello della Scuola Europea potrebbe essere un modello anche per Bolzano. Ho visto su salto.bz che di recente ne è stata fondata una a Innsbruck. Perché non seguire l'esempio?

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Alberto Stenico Di., 09.08.2022 - 06:35

La prima condizione per qualsiasi utile sviluppo nella direzione della cosiddetta "scuola bilingue" è il perfetto bilinguismo degli insegnanti. Merce rara.

Di., 09.08.2022 - 06:35 Permalink
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pérvasion Di., 09.08.2022 - 16:39

«La realtá storica, lo sappiamo, è un'altra. Bolzano è città italiana, le valli sono tedesche, le altre città Merano e Bressanone presentano distribuzioni diverse tra loro.»

La realtà storica è che Bolzano è città (monolingue) italiana?

«che pone, però, vari problemi non tanto di carattere identitario – con buona pace dei pasdaran dell'integrità etnica – ma più che altro dal punto di vista pratico.»

Non capisco il senso di questa frase (polemica). Cioè: chiunque solleva questioni relative ai rischi di assimilazione delle minoranze linguistiche sarebbe un pasdaran? Secondo l'autore questi rischi non esisterebbero?

Di., 09.08.2022 - 16:39 Permalink
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Fabio Gobbato Di., 09.08.2022 - 17:56

Antwort auf von pérvasion

I rischi esistevano senza dubbio nel Ventennio, forse nel Dopoguerra, ma da circa 40 anni i rischi di assimilazione della minoranza di lingua tedesca mi sembrano non esserci affatto. Quanto a Bolzano, non è ovviamente monolingue, ma la gran parte delle persone di lingua italiana vive storicamente nei nuovi quartieri dove le opportunità di condividere la quotidianità con coetanei dell'altro gruppo sono vicine allo zero.

Di., 09.08.2022 - 17:56 Permalink
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Salto User
Corinna Lorenzi Di., 09.08.2022 - 19:07

Bozen war schon immer eine mehrsprachige Stadt, so wie es Handelsstädte nun mal sind (siehe u.a. die Handelskammer unter Claudia De Medici).
Das wird leider häufig unterschätzt.
Heute sind ca 15% sog. Ausländer:innen. Nur die Hälfte der Bewohner:innen sind hier geboren.
Die Globalisierung hat auch in Bozen und Südtirol Einzug gehalten.
Mehrsprachigkeit geht schon länger über die übliche Dichotomie deutsch-italienisch (+ ladinisch) hinaus. Es wäre schön, wenn dies auch wahrgenommen und wertgeschätzt werden könnte.

Di., 09.08.2022 - 19:07 Permalink