La solidarietà dei ragazzi
Centoquaranta nuclei famigliari serviti, con una provenienza geografica che comprende Maghreb e Italia (entrambe le aree con il 29% degli utenti), Balcani (14%) e Asia (13%). In tutto 354 persone, in larga misura minorenni (48%), poi adulti tra i 35 ed i 64 anni (27%) e anziani. E un numero di volontari considerevole: 92 individui, di cui la metà sotto la minore età. Sono alcuni numeri per la Bottega Santo Stefano, la caritativa che distribuisce gratuitamente generi alimentari alle persone in stato di bisogno nel rione di Oltrisarco-Aslago a Bolzano. Un’esperienza alla quale è stata dedicata la ricerca curata da Milena Brentari, funzionaria del Comune, allo scopo di esplorare il modello del primo emporio solidale del capoluogo altoatesino.
Antidoto sociale alla povertà
L’indagine, spiega l’amministrazione, è stata condotta per “studiare un modello di contrasto alla povertà che mette la persona al centro e che ha un’importante funzione sociale e culturale”. L’aumento delle disuguaglianze sociali e della povertà, con il relativo insorgere di nuovi modelli di marginalità sociale e economica, sono un fenomeno presente anche nella “ricca” Bolzano. “Purtroppo - afferma Juri Andriollo, assessore alle politiche sociali - oggi affiorano nel nostro territorio nuove condizioni di povertà che vedono sempre più famiglie vivere in solitudine il loro disagio”.
Una delle soluzioni, praticate in molte regioni italiane, sono gli “empori solidali”: realtà sociali che cercano di contenere le vulnerabilità di persone indigenti. Presidi come la Bottega Santo Stefano, nella parrocchia del Santo Rosario, in via Claudia Augusta, nel quartiere di Oltrisarco, sono un tentativo di cercare una soluzione più idonea e dignitosa, “senza cadere in un facile assistenzialismo e dimenticare il valore educativo della spesa quotidiana”, aggiungono dal Comune.
Le relazioni, una ricchezza
“Il progetto di Oltrisarco si fonda su una visione relazionale dell’essere umano” aggiunge Carlo Alberto Librera, direttore della Ripartizione comunale Servizi alla comunità locale. “Senza il sostegno di un reticolo sociale - prosegue -, chi si trova a vivere condizioni critiche e svantaggiate, rischia di perdere ulteriori possibilità di inclusione sociale e di finire ai margini della società. La dimensione comunitaria della Bottega assume una funzione di ancoraggio e si manifesta attraverso diverse attività come l’ascolto dei bisogni, l’accoglienza, l’attenzione ai bambini, l’attenzione delle volontarie e dei volontari, i corsi di cucina, la pesca di beneficienza, i sentimenti di solidarietà, assume la funzione di ancoraggio nel tessuto sociale di persone a rischio di completa esclusione sociale”.
La ricerca curata da Milena Brentari, anche lei funzionaria dei Servizi alla comunità, parte dall’ipotesi generale che la Bottega non si limiti alla distribuzione di generi alimentari, ma sia un modello di contrasto alla povertà a tutto tondo, “in quanto produce beni relazionali, capitale sociale e sviluppo di comunità”.