Nel (o sul) delta con Kurt Lanthaler
“Nel Delta del Po ci sono valli e non esistono montagne. Strano, no?”. Sotto al caminetto del Laurin, Kurt Lanthaler e Stefano Zangrando si confrontano sulla traduzione del romanzo Das Delta (Haymon, 2007) arrivata alla fase finale, quella degli ultimi dubbi da risolvere, della scorrevolezza da perfezionare. Zangrando cura la traduzione, mentre Lanthaler rilegge il suo libro tradotto: è un dialogo tra traduttori. Nato nel 1960 a Bolzano, Kurt Lanthaler vive tra Berlino e Zurigo, scrive in (e traduce dal) tedesco, italiano e greco. Stefano mi mostra la bozza: “Guarda qui, le annotazioni che mi ha mandato”. “Le mie osservazioni sono relative, di un non-madrelingua” minimizza Lanthaler. “Im Delta” vivono e si spostano sul o nel delta del Po? Domanda cruciale. Zangrando si è consultato con l'emiliano Ermanno Cavazzoni: è sul delta. Natalino Balasso, originario di Porto Tolle, sostiene però di non averlo mai sentito pronunciare. Quindi “nel delta”? Probabilmente sono possibili entrambi, dipende dalla distanza, dal paesaggio, dalla geografia. In effetti “è una questione filosofica, di percezione dello spazio” chiosa Lanthaler, navigando virtualmente nelle valli del Delta, “valli senza montagne” che colpiscono la sua immaginazione. Per Zangrando non basta digitare delta in “cerca”, e poi sostituire sul con nel o viceversa: occorre rileggere il testo, entrare e immergersi in esso. È la difficoltà del tradurre.
Altro nodo da sciogliere: come rendere nella traduzione italiana le parti dialettali già contenute nel testo originale. In Das Delta c'è “molto italiano”, persino troppo per un lettore tedesco, sorride Lanthaler. La sua lingua è vernacolare, ricca di giochi di parole, allusioni e assonanze; spiccata è l'attenzione per l'etimologia di ogni termine, alla Arno Schmidt. Onde evitare il passaggio un po' straniante tra dialoghi in dialetto (in corsivo) e dialoghi in italiano standard, la traduzione andrebbe riscritta nel dialetto della zona: “Un altro romanzo” – l'idea, a giudicare dalla reazione, sembra non dispiacere Lanthaler. Questo “romanzo italiano scritto in tedesco” – come lo definisce l'autore – secondo Zangrando deve restare fedele alla sua natura, affinché il lettore italiano percepisca il distacco dovuto alla lingua tedesca: “Non è una traduzione editoriale, ma autoriale” sottolinea prima di dirigersi in stazione. Resto con lo scrittore. “Capisco, anche dal punto di vista psicologico, quanti si chiedono 'chi te lo fa fare' di tradurlo”. L'occasione per tradurre Das Delta nasce da un articolo pubblicato su il manifesto nel 2011, nel quale Zangrando lamentava la scarsa sensibilità degli editori italiani per la letteratura sudtirolese. Lanthaler gli scrisse, spiegando che l'intenzione c'era stata: il traduttore Umberto Gandini aveva segnalato il libro a una casa editrice nazionale, ma invano.
La sua vita è segnata dalle sue origini. Si definisce “uno scrittore italiano che scrive perlopiù in tedesco”. Madre ladina della Badia, padre di madrelingua tedesca. Luogo di nascita “Walschgries”, come ha ribattezzato il fazzoletto di condomini anni '50 attorno alla galleria Telser di Bolzano, tra piazza Gries e viale Duca d'Aosta. La scuola elementare a San Paolo di Appiano, da cui si udivano le urla dei terroristi sudtirolesi rinchiusi nella caserma “Mercanti”. La maturità nel 1979 e poi via, in Germania. Rispetto alla sua formazione poliglotta, Lanthaler non ama parlare di Mehrsprachigkeit, bensì di Sprachlichkeit. Torniamo a parlare del romanzo, dalla forma “estremamente concentrata”: “Volevo capire meglio il Delta. E raccontare il secolo dell'ingegnere, che non appartiene più al nostro. L'ingegneria è l'ultimo secolo: tutto è fattibile, tutto è ingegneribile”. L'ingegnere è Fedele Conte Mamai, trovatello del taciturno pescatore Bombolo che vive il e sul Po. Ispirato a Venerdì di Robinson Crusoe, Fedele “raccoglie parole come funghi, conquistando ogni volta una parte del mondo”. Tornerà sul “Δ” anni dopo, con la valigia piena di “bottarga, baccalà, babà e bresaola”. Il viaggio dell'anguilla riassunto da Lanthaler ricorda un bellissimo video dello chef emiliano Massimo Bottura:
„Einmal Saragossasee hin und retour. Geburt in zweitausend Meter Tiefe. Reise im Larvenstadium, fünftausend Kilometer in drei Jahren. Aufstieg in die Flüsse. Aufwuchs und Fettwerdung. Runde zehn Jahre später schließlich Geschlechtsreife. Folgt Abreise Richtung Saragossasee zwecks Ablaichen. Vorzugsweise bei herbstnebligem Schlechtwetter.“
“Misterbianco [in Sicilia, ndr] l'ho trovata sulla carta geografica. Lavoro con la ricerca, sul Delta ci sono stato a romanzo quasi concluso”. Romanzi che “se sei fortunato, devono essere più intelligenti del loro autore”. Nel capitolo siciliano del Delta è nascosto – solo il lettore più attento forse può scorgerlo – pure Tschonnie Tschenett, protagonista di una nota serie di romanzi gialli (Azzurro e Napule gli ultimi): “Mi tengo il personaggio e lo adatto a varie forme di romanzo: invecchia come invecchiano i libri, a mano a mano che escono negli anni”. In brevissimo tempo, Lanthaler mi disegna la mappa dei suoi luoghi. A Persen, la Pergine del manicomio all'imbocco della valle dei Mocheni, dove ambienta un racconto della collana “Ad alta voce / Stille Post”. Al Brennero, dove con Peter Kaser curò l'installazione himmel&hoell – e l'artista Tomaso Boniolo portò l'acqua dalla foce dell'Adige. E in Grecia, Leidenschaft comune al poeta sudtirolese Gerhard Kofler, il quale tradusse alcune poesie di Lanthaler dall'italiano al tedesco. Edito da Haymon, Lanthaler ha varie opere in cantiere nella Schreibstube sul suo sito web: una seconda edizione di Goldfishs reisen; Bastimenti / Passagen, che oscilla come le navi in viaggio di andata e ritorno tra Genova e Buenos Aires; il pezzo teatrale »Tutres« (i Tirtlen in ladino); la riscrittura di Das Delta, “Das Δ des Deltas”.