Un paese una storia
Se vi capiterà in mano, e spero succeda, il volume “Ze Lage” dedicato alla storia e alla realtà della piccola frazione di Laghetti di Egna, fate, vi consiglio, come ho fatto io. Rigiratevelo un paio di volte in mano, provate ad aprirlo in un verso per scoprire la parte scritta in lingua tedesca e poi capovolgetelo e ricominciata dall’altra parte dove il testo è invece in lingua italiana. Due percorsi paralleli, con la stessa foliazione, le stesse immagini, le stesse cartine e le piante antiche che raccontano della realtà di un territorio riportandoci indietro di 1000 e più anni.
È un artifizio editoriale, quello escogitato dagli editori e autori del Bildungsausschuss Laag, che hanno varato questo progetto, che, secondo me ha un significato simbolico molto particolare, che forse va addirittura al di là delle intenzioni di chi l’ha pensato e costruito.
I due percorsi linguistici che si incontrano a metà del volume sono la storia raccontata nei secoli passati e nell’attualità di uno dei luoghi storici di quella terra, che abbiamo imparato a chiamare Bassa Atesina, dove più che altrove si è realizzato un incontro, non sempre facile, non sempre privo di contrasti tra il mondo italiano e quello tedesco.
La storia che il libro racconta è assai antica ed è quella di un insediamento umano di cui vicende sono indubbiamente condizionate dall’essere sulla riva di un fiume e sull’orlo di una strada. Il fiume è ovviamente l’Adige che per secoli e secoli ha costruito le condizioni di vivibilità dell’intera zona tra Egna e Salorno, con le sue piene violente, con il rifluire delle acque sin dal bacino di San Michele, con un percorso sinuoso corretto in senso rettilineo solo con le grandi sistemazioni e bonifiche varate nell’ottocento. Una correzione che il fiume ha dovuto subire ma che ha mantenuto nella sua memoria cercando di ritrovare l’antico letto del 1981 quando proprio a Laghetti le acque rompono gli argini e divorano la campagna e i paesi.
Paese di strade, anche, quello di Laghetti e il libro le racconta tutte: la Claudia Augusta costruita dai romani, la via del Brennero che troppo spesso, per secoli, deve alzarsi oltre la piana alluvionale che è palude impraticabile. Ed allora si scelgono i percorsi in quota, come quello che si alza proprio dall’abitato di Laghetti e che conduce sulla montagna sopra Salorno e poi dal Lago Santo giù verso la Val di Cembra ed ancora più lontano in direzione della pianura e di Venezia. È la strada percorsa anche da un artista il cui segno grafico è rimasto celebre. Oggi il sentiero del Dürer è un percorso per camminatori che vogliono esplorare un territorio colpevolmente ignorato dal turismo di massa.
Il libro, presentato ufficialmente a dicembre, racconto tutto questo e molto altro ancora. Le prime notizie sugli insediamenti umani con l’elenco dei possedimenti agricoli e delle tasse che dovevano pagare in natura in denaro ai feudatari. Le storie di una crescita demografica lenta e di un’appartenenza amministrativa incerta. L’abitato di Laghetti è sempre in bilico tra Salorno ed Egna. Poi, in tempi più recenti, l’inizio di una forte immigrazione italiana, dal Trentino soprattutto, con un’integrazione robusta su tessuto sociale preesistente, ma anche con i primi conflitti etnici che diventano tensione e scontro dopo il 1918.
C’è, infine, la storia di oggi con lo sviluppo economico dell’ultimo mezzo secolo, con una strada, la A22 che è venuta ad aggiungersi e a sostituire quelle antiche.
Il volume fa parte di un progetto più grande e più ambizioso che porta lo stesso nome, che poi è quello che, dopo l’anno 1000, segnala sulle prime carte disponibili l’esistenza di un abitato in quelle terre. Un sito Internet sul quale sono confluite le testimonianze degli abitanti, le ricerche di memorie e di immagini e dal quale è scaturito il materiale per l’operazione di stampa, ma che continua ad esistere come deposito della memoria e al tempo stesso come occasione di incontro, di organizzazione di appuntamenti e di specchio della vita sociale di un paese moderno che si misura con la sua storia.
Le immagini che corredano l’articolo sono tratte dal sito internet Ze Lage che ha dato origine anche al libro.