Politik | olimpiadi 2026

Il CIO bocciò il bob a Cortina

Il Comitato olimpico internazionale chiese a Zaia di non realizzare la nuova pista finanziata anche dall'Alto Adige: “Troppo costosa e non necessaria. Meglio Innsbruck”.
Zaia Olimpiadi
Foto: Luca Zaia

Il Comitato Internazionale Olimpico (CIO) cercò di convincere il governatore del Veneto Luca Zaia (Lega) a non realizzare la nuova, contestata pista da bob Eugenio Monti a Cortina per i Giochi olimpici invernali del 2026. A rivelarlo è il Fatto Quotidiano di oggi, 25 maggio, pubblicando il carteggio ottenuto dalla consigliera regionale del Veneto Cristina Guarda (Europa Verde). La pista, come spiegammo a suo tempo su salto.bz, riceverà un lauto finanziamento da parte delle Province Autonome di Bolzano e Trento, che copriranno i costi di gestione e i deficit previsti per almeno 15 anni attraverso il “Fondo Comuni di confine”. Secondo il Fatto, il presidente del CIO Thomas Bach e il direttore generale, Christophe De Kepper tentarono di spiegare all'Italia che gli impianti esistenti sono più che sufficienti e chiesero proprio di non sprecare denaro pubblico, lasciando "cattedrali nel deserto" all'indomani delle Olimpiadi.

 

Rischio deforestazione

 

Il 30 ottobre 2020 Bach scrisse a Zaia: “La semplificazione e la pertinenza dei Giochi devono essere un punto centrale per tutti. Bisogna capire se i piani proposti a Cortina possono portare quell’eredità attesa piuttosto di creare impegni per le generazioni future”. Per Bach occorreva “studiare come le efficienze generate dalla mancata costruzione di una nuova pista per il bob potrebbero essere usate a beneficio dei cittadini veneti su altri fronti”. Secondo il CIO, come riporta il Fatto, i costi di costruzione superano in genere i 90 milioni di dollari e il deficit si aggira intorno ai 500 e 750 mila dollari all’anno. I punti critici di Cortina, per il Comitato Olimpico, sono i costi esorbitanti di gestione, l’alto consumo di energia per produrre il ghiaccio, i cantieri impattanti e una “vasta deforestazione”. Zaia però, in una lettera datata 9 novembre 2020, rispose a Bach confermando “l’intenzione di continuare sulla strada imboccata”.

 

 

Nettissima la risposta del direttore del CIO De Kepper, il 15 gennaio 2021: “È evidente che le nostre visioni differiscono considerevolmente. Come ricordato in numerose occasioni, la nostra ferma raccomandazione di non intraprendere alcun lavoro è basata sull’esperienza mondiale costruita d’intesa con le Federazioni Fil e Ibsf (slittino e bob-skeleton, ndr). Riteniamo che ci siano strutture sufficienti per soddisfare la pratica di questi sport, sia per le gare che per il loro sviluppo (..) Il costo-opportunità per un così importante contributo di fondi pubblici non è favorevole. Mentre il Cio non può interferire e non ha nessuna autorità sui governi sovrani, la nostra preoccupazione è per l’eredità, il patrimonio e l’immagine dei Giochi Olimpici. Siamo stati chiari fin dalla fase di candidatura che gli sviluppi non necessari avrebbero dovuto esser rivisti”.

 

L'alternativa Innsbruck

 

Secondo il Fatto Quotidiano, Zaia rifiutò l’alternativa di gareggiare a Innsbruck e il 23 dicembre 2021 scrisse a Andrew Parsons, presidente del Comitato Internazionale Paralimpico, e alla sottosegretaria Valentina Vezzali: “È stato deciso di procedere con la riqualificazione della pista Eugenio Monti, l’infrastruttura sarà la prima al mondo con caratteristiche pienamente utili per gare paralimpiche. Chiediamo pertanto che la pista possa ospitare anche le gare di parabob”. Il Veneto ha così tirato dritto. Con Bolzano e Trento a ruota.