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Foto: Christo and Jeanne-Claude
Chronik | Maltrattamenti

Venga l'ombra

Dove l'autore di questa rubrica si congeda dal suo immeritato pubblico e spiega la cagione della dipartita.

Oggi questa piccola e per molti versi indigesta rubrica tocca quota 100. Un bel traguardo, no? Peccato che – non avevo neppure finito di soffiare sulle candeline – qualcuno mi abbia già rovinato la festa. Scrivo infatti queste righe per salutarvi: è l'ultima volta che i “maltrattamenti” compariranno su salto.bz (non so ancora se sopravviveranno in forma radiofonica, e quindi eventualmente sul mio blog personale: stay tuned). Vi informo perché non è educato sparire senza dire nulla. Sparire senza spiegare le ragioni della sparizione, inoltre, potrebbe dare luogo ad illazioni, maldicenze, ipotesi comunque non verificabili. Tranquilli: il motivo della cessazione dei “maltrattamenti” è il più banale di tutti. Può essere espresso in modo forbito (a causa di una ridefinizione delle risorse resasi necessaria per ottemperare alle nuove esigenze redazionali, abbiamo previsto una diversa distribuzione dei compensi...) o in modo più sbrigativo (dobbiamo tagliare e per i maltrattamenti non ci sono più soldi). Vero, io godevo di uno status privilegiato all'interno del drappello degli editorialisti (o corsivisti, columnist) del sito: l'unico a percepire pochi euro per deporre qui le mie idiosincrasie e le mie predilezioni. Privilegio esecrabile. Com'è noto, il mestiere dell'editorialista e del commentatore è strano, non tutti vedono di buon occhio la sua presenza, figuriamoci che venga pagato. C'è poi chi crede che oggi come oggi tutti possano dire la loro a profusione: non basta forse collegarsi a qualche social network e poi mettere in fila quattro o cinque minchiate, condite con una mezza invettiva e una profezia strampalata? Esistono comunque “fior di firme” che continuano a percepire cospicui emolumenti per spremere le più trascurabili banalità su pregevolissime carte da cesso. Come sempre, manca la mezza misura, magari quella basata su un principio che dovrebbe essere inviolabile “a prescindere”: chi lavora, chi impiega il proprio tempo garantendo un minimo standard professionale, almeno prenda il giusto compenso. Per carità, vada come deve andare. Più invecchio – non so se dire per fortuna, ma faccio finta di pensarlo –, più invecchio, dicevo, e più rafforzo il mio scudo smaltato d'autoironia (nella quale, al contrario delle apparenze, sono sempre stato versato). Un carissimo amico ha cercato di tirarmi su di morale con una sberla: adesso sei finalmente pronto per combattere con la tua stessa ombra. Non sono d'accordo. Semmai: non sia considerato malvagio tornarci, nell'ombra. In giro non si contano gli esempi di sopravvalutazione, gente che non dileguerebbe neppure se venisse sciolta nell'acido. Oggi anche il più vacuo dei parassiti manderebbe alle stampe i suoi irrinunciabili souvenirs d'égotisme. Allora venga l'ombra, e venga in fretta. Intanto, al centro del campo, lo spettacolo continua a suggerire vastità filosofiche, e possiamo prenderlo a consolazione: tutto ha di necessità origine e distruzione, nell'ἄπειρον.