L'appaRenzi inganna?

Ore contate per tutti i nostri problemi. O no?
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Memore e conscio di quanto accaduto agli ultimi due salvatori della patria (Monti e Letta), Matteo Renzi è entrato in Parlamento col terrore di chi sa che potrebbe non entrarci mai più. Ha dunque snocciolato programmi e profezie come disperasse nell’esistenza di un qualsivoglia domani e lo ha fatto con l’eloquio istituzionale di Alvaro Vitali.

Ansioso di mettere la parola fine al luogo comune che lo vedrebbe affiancato da scrittori illustri, il neo-premier ha subito esordito citando Gigliola Cinquetti, lanciando un “non ho l’età”; aspettiamo con ansia un  “mi ricordo montagne verdi” dal ministero dell'ambiente o un “finché la barca va” dal ministero dei trasporti: guai a dilapidare i vantaggi di un avviamento sì prodigioso…

Nel corso delle ore successive, il buon Matteo ha cominciato a sciorinare riforme ed iniziative: alla terza ora di trance agonistica, pare gli sia scappato anche un “...con-cambio-shimano-in-regalo-alle-prime-dieci-chiamate”, ma gli stenografi erano ormai in preda ad un burn-out collettivo e dunque della simpatica offerta (nonché della più fattibile tra le riforme elencate) non rimarrà traccia negli annali.

Rimarrà invece traccia del crescendo di promesse quale non si vedeva dai tempi del di Lui milione di posti di lavoro: taglio a due cifre del cuneo fiscale (in un primo momento le “due cifre” pare significassero “almeno il 10 %”, poi si sono trasformate in “almeno 10 miliardi”, probabilmente si riveleranno essere un riferimento ad un paio di zeri rigorosamente allocati a destra della virgola), riforma del titolo quinto della Costituzione (già: "quinto della Costituzione" non gli è sembrato essere granché, come titolo...), pagamento di tutti i debiti della pubblica amministrazione (attingendo alla Cassa Depositi e Prestiti, con buona pace del mio già povero libretto postale)...

... Hanno cominciato a votare la fiducia poco prima che lui potesse spiegare come, con cinque pani e due pesci, era pronto a risolvere il problema della fame nel mondo. 

Peccato!

Forza Presidente, continui a farci sognare (ché se ci svegliamo…)!