Gesellschaft | Merano

Centro antiviolenza, tutto regolare

“Il personale, esclusivamente femminile, è adeguatamente formato” precisa Deeg a Urzì. “Lo scopo è aiutare le donne a superare il senso l’impotenza causata dai soprusi”.
violenza di genere, donne
Foto: Pixabay

La richiesta di chiarimenti riguarda la “Casa delle donne”, il servizio gestito in corso Libertà 184/A a Merano dall’associazione Donne contro la violenza-Frauen gegen Gewalt onlus, per conto del comprensorio del Burgraviato. Ad Alessandro Urzì, consigliere provinciale di Alto Adige nel cuore, che chiede lumi sui requisiti per le collaboratrici, risponde l’assessora alle politiche sociali Waltraud Deeg. “Il personale - precisa - è adeguatamente formato per avere una professionalità specifica sulla violenza”. Un elemento di garanzia per un’attività finanziata dalla Provincia tramite il Fondo sociale europeo - con un importo cresciuto dai 567.432 euro del 2014 ai 606.784 del 2018 - e che risponde ad un’esigenza avvertita anche in Alto Adige. Un territorio dove il fenomeno della violenza di genere è comunque presente.

 

La selezione per volontarie notturne

 

Il consigliere legato a Fratelli d’Italia fa riferimento alla pubblicazione promossa dall’associazione fondata nel 1988 con “l’obiettivo di riflettere sul fenomeno della violenza alle donne e di promuovere iniziative”. Oggetto, prosegue Urzì, “una ricerca di collaboratori a chiamata che - si legge nel relativo bando - non dovrebbero avere nessuna particolare formazione, se non l’interesse per il tema della violenza sulle donne e la sufficiente conoscenza della lingua italiana e tedesca”.

 

 

L’assessora replica ricordando i criteri di autorizzazione sanciti dalla delibera della giunta provinciale (909 del 2017) per l’accreditamento della Casa delle donne, che comprende sia il servizio aperto “Centro antiviolenza” che quello residenziale chiamato appunto “Casa delle donne”. “Il servizio - chiarisce - si avvale unicamente di personale femminile qualificato per la consulenza e l’assistenza alle donne e ai minori ospitati, di personale amministrativo e di esperte per la consulenza professionale giuridica”. Inoltre “le operatrici addette alla consulenza specializzata di genere e psicosociale devono essere in possesso dei titoli di studio o profili professionali” necessari per l’incarico. 

Quanto alla ricerca citata da Urzì, si tratta di una selezione per volontari notturni. “Di fatto - afferma Deeg - i criteri di autorizzazione e accreditamento prevedono che la presenza notturna possa essere garantita anche tramite personale volontario femminile specificatamente formato, che comunque non svolgerà consulenza alle donne e ai minori”. Le volontarie devono dare prova della propria motivazione a sostenere altre donne vittime di violenza, oltre che svolgere un colloquio di selezione con le operatrici e un periodo di inserimento. 

 

Lotta al senso di impotenza

 

L’assessora precisa infine che “il servizio Casa delle donne non ‘assiste persone deboli’, ma sostiene donne che devono superare il senso di impotenza causato dalla violenza, per condurre (nuovamente) una vita autodeterminata e libera dalla violenza”.