“Libertà di lasciarsi morire”
Il medico che è chiamato ad assistere una persona colpita da un male inguaribile è di fronte ad un bivio: aiutare il malato a non proseguire più la propria esistenza o mantenerlo il più possibile in vita.
Una decisione difficile su cui abbiamo chiesto un parere al dottor Achille Chiomento, medico di base, ginecologo e attivista radicale da circa più di un quarto di secolo.
Salto.bz: Il periodo finale dell’esistenza di una persona gravemente malata e senza possibilità di guarigione è per lei vita?
Dottor Achille Chiomento: E’ comunque vita.
Ed è una parte della vita che secondo lei vale la pena di essere vissuta?
Se non si è coscienti e non si ha la percezione di nulla, è una parte di vita che può anche non essere vissuta. La vita non ha un’importanza assoluta. Nella vita c’è anche la morte. Dopo la vita il fedele crede che inizi una nuova vita extraterrena, un momento glorioso di passaggio ad un’esistenza eterna nella vicinanza a Dio. In quest’ottica la sorella morte francescana è gioia, non un dramma, se non dal punto di vista affettivo.
Ogni individuo deve poter in base all’art. 32 della Costituzione rinunciare ai trattamenti sanitari non voluti
Perché il nostro Stato deve emanare una norma sul cosiddetto testamento biologico?
E’ fondamentale che vi sia la documentazione scritta che consenta ai sanitari, familiari e tutori del malato di appoggiare le scelte compiute in anticipo da una persona, quando era ancora cosciente, per il momento in cui essa vivrà la propria fase terminale e non sarà in grado di esprimere la propria volontà. Ogni individuo deve poter in base all’art. 32 della Costituzione rinunciare ai trattamenti sanitari non voluti.
Idratazione e nutrizione forzate si possono qualificare dal punto di vista medico come terapie?
Sì, idratazione e nutrizione non sono solo gesti caritatevoli ma anche un trattamento medico. Se la malattia è irreversibile, in assenza di indicazioni del paziente, è obbligatorio per il medico protrarre l’esistenza di una persona.
In alcuni casi si realizza una sorta di eutanasia all’insaputa dei malati e della legge. Pertanto, sarà necessario in futuro rendere legale un evento che comunque succede
Nella prassi tale obbligo è sempre osservato?
No. D’accordo col paziente o a volte anche al di là delle scelte individuali del malato alcuni medici riducono i trattamenti sanitari nei malati terminali. Si realizza in questi casi una sorta di eutanasia all’insaputa dei malati e della legge. Pertanto, sarà necessario in futuro rendere legale un evento che comunque succede.
Si deve avere pietà verso chi soffre
Perché l’eutanasia ed il suicidio assistito dovrebbero a suo avviso essere legalizzati?
A volte è sufficiente togliere la respirazione e l’idratazione al paziente, che poi col tempo segue il corso naturale della vita fino alla morte. Non sempre è così. In altri casi, per interrompere la vita si rivelano necessari farmaci, che i pazienti coscienti possono assumere da sé. Tuttavia, i malati in stato di incoscienza, che non vogliono più vivere, non possono provvedere in autonomia. E nei loro confronti non si può non avere pietà. Si dovrebbe, pertanto, riflettere sulle modalità per affrontare tutte queste diverse situazioni e comunque consentire al malato nel testamento biologico di esprimere la volontà anche su eutanasia e suicidio assistito.
Se il malato non vuole più essere nutrito o alimentato a forza, il medico deve lasciare morire tale persona. Nell’eventualità in cui il medico non osservi questi obblighi, la legge dovrebbe prevedere una sanzione
Se i pazienti dichiarano il proprio rifiuto all’alimentazione e all’idratazione forzate, il medico può far valere l’obiezione di coscienza?
No, il medico, per non venire meno al suo dovere di assistenza, deve rispettare la volontà del paziente: se il malato non vuole più proseguire la sua esistenza, il medico deve lasciare morire tale persona. Nell’eventualità in cui il medico non osservi questi obblighi, la legge dovrebbe prevedere una sanzione. E’ vero che nel nostro ordinamento i trattamenti sanitari obbligatori esistano; essi, però, sono stabiliti solo con riguardo a chi dà in escandescenza, sicché al di fuori di questi casi non si può costringere per legge una persona a mangiare, bere e respirare. Altrimenti si viola una disposizione di legge e di professionalità medica.
E con riferimento all’eutanasia ed al suicidio assistito?
L’obiezione di coscienza deve essere ammessa. E quei medici, che non se la sentano di eseguire tali pratiche per mancata propensione o assenza di interesse, devono essere rispettati. Il codice di deontologia medica non obbliga, infatti, il medico a eseguire una terapia, solo perché richiestagli dal paziente: se il paziente richiede al medico di tagliargli un braccio per un esperimento, quindi senza nessuna motivazione di salute, il medico non ha il dovere di farlo. Allo stesso modo, non si può obbligare il paziente a seguire una terapia non voluta.
I suoi pazienti le hanno mai manifestato l’intenzione di non essere nutriti e idratati, nel caso in cui fossero affetti da una malattia non curabile e si trovassero in stato di incoscienza?
Sì, ho ricevuto diversi testamenti biologici, compilati dai pazienti in base ai moduli scaricabili online dal sito dell’associazione Luca Coscioni. Tali documenti, consegnati al medico, prima o poi dovranno avere valore legale.