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Lavoratori autonomi? Sani ed efficienti

Nell’indice sull’auto-organizzazione i dipendenti altoatesini ottengono 57 punti, come Svizzera e Austria. Staccate Germania e Italia. Ma non tutto è perfetto.
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Foto: Pixabay

Un livello soddisfacente di autonomia organizzativa sui luoghi di lavoro. È la situazione riscontrata nel contesto dell’occupazione altoatesina dall’Afi-Ipl, l’Istituto di promozione dei lavoratori che ha raccolto i dati relativi all’indicatore e grazie all’inserimento nel sistema Ewcs - European working conditions surveys, indagine sulle condizioni di lavoro in Europa - li ha confrontati con quelli di altri Paesi europei. In generale la situazione dei lavoratori altoatesini, soprattutto quella dei dipendenti con funzioni dirigenziali, è buona, afferma Tobias Hölbling, psicologo del lavoro, ricercatore Ipl nonché autore dello studio. Anche se ci sono degli aspetti che non brillano, ad esempio per la facoltà di scelta su ritmo e quantità di lavoro.

 

I risultati

 

Il 24% dei lavoratori e delle lavoratrici dipendenti in Alto Adige dichiara di poter organizzare in autonomia molti aspetti del proprio lavoro. Nell’indice Ewcs sull’autonomia organizzativa sul lavoro, spiega l’istituto, i dipendenti altoatesini raggiungono in totale 57 punti. Con questo risultato l’Alto Adige si colloca sullo stesso livello di Svizzera e Austria. In Germania e in Italia il valore raggiunge rispettivamente 51 e 53 punti.

Più della metà (55%) afferma di non ricevere dal proprio capo soltanto degli obiettivi, ma di essere coinvolta già in fase di pianificazione. Questo risultato si distanzia notevolmente da quello di Stati a forte vocazione industriale come la Germania (33%) e l’Italia (37%) e può essere spiegato con il mix di settori presente in provincia (poca industria manifatturiera, molti servizi). I manager altoatesini sono aperti al dialogo quando si tratta di organizzare il lavoro: il 50% dei lavoratori dipendenti afferma di venire coinvolto nel miglioramento dei processi di lavoro - un buon valore secondo l’Afi-Ipl, pari a quello della Svizzera (49%), anche in confronto agli altri paesi europei.  

 

Il neo delle modalità di lavoro 

 

Tre lavoratori dipendenti altoatesini su quattro (74%) affermano di poter scegliere o modificare la successione dei propri incarichi lavorativi. Anche in questo caso l’Alto Adige condivide con l’Austria (70%) il valore più alto del gruppo di riferimento. Per quanto riguarda invece la scelta delle modalità di lavoro la situazione è differente: solo il 60% dei lavoratori locali può decidere autonomamente il ritmo o la quantità di lavoro. Ciò è invece possibile per molti più lavoratori italiani (73%), tedeschi (67%) e svizzeri (68%). 

 

Più salute ed efficienza

 

“Semplificando molto - afferma il ricercatore IPL Tobias Hölbling, autore dello studio Ewcs - si potrebbe dire che una maggiore libertà di determinare le proprie condizioni di lavoro è offerta dal conseguimento di un titolo di studio il più alto possibile, e dal fatto di lavorare con persone anziché con macchine o in catena di montaggio”. Le persone che godono di adeguate possibilità decisionali sono infatti più sane e registrano meno assenze sul posto di lavoro. Proprio per questo motivo bisognerebbe cercare di allargare il più possibile i margini di manovra di tutti i lavoratori, anche per via dei costi. 

In Alto Adige la pressione lavorativa è più alta che altrove. Ciò riduce i margini di manovra, preziosi per l’efficienza e la salute dei lavoratori. Su questo punto gli altoatesini non devono dormire sugli allori (Dieter Mayr, presidente Afi-Ipl)

“In Alto Adige la pressione lavorativa è decisamente più alta che nei Paesi confinanti. Ciò riduce i margini di manovra, così preziosi per l’efficienza e la salute dei lavoratori. Su questo punto gli altoatesini non devono dormire sugli allori” esorta in conclusione il presidente Ipl Dieter Mayr.

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