Umwelt | Sinigo

"Sottovalutammo il problema falda"

L'ex vicesindaco Diego Cavagna: "Dovevamo rispondere alla esigenza di case. Poi hanno inciso molto i meleti, la chiusura della Memc e lo smantellamento dell'idrovora"
L'idrovora di Sinigo (libro con i Piedi nell'acqua) e la casa che ne ha preso il posto
Foto: Screenshot

Diego Cavagna è un politico vecchio stampo. Il suo modo di intendere la gestione del potere, di rapportarsi con i cittadini e con i media, è un po’ il contrario di quello che va per la maggiore oggi, fatto di tweet e giravolte dialettiche nell’arco di pochi mesi, per cui si passa serenamente dall’essere sovranisti filo Putin ad atlantisti senza battere ciglio. Cavagna è un vecchio democristiano del tipo "sanguigno", che non le manda a dire, ma che allo stesso tempo non si nasconde ed ammette le proprie responsabilità. Lui, che ha avuto un ruolo centrale nella politica meranese tra il 1995 e il 2015, ha un'idea chiara sulla faccenda della falda di Sinigo e sull’espansione edilizia che ha portato a “prosciugare” i canali di scolo della bonifica. "Il problema della falda fu sottovalutato, ma gli errori sono stati commessi in buona fede, in più ci sono due fattori che hanno inciso molto, la chiusura della Memc e lo smantellamento dell'idrovora", afferma. Cavagna, nonostante ora si dedichi all'albergo di famiglia, resta comunque un punto di riferimento per l'area centrista-civica ed è il grande tessitore dell'alleanza con la Volkspartei. In questa intervista l'ex vicesindaco ricostruisce quanto è accaduto dal suo punto di vista.

 

salto.bz: Diego Cavagna, ci racconta come è andata. Perché i cittadini di Sinigo dopo 50 anni sono tornati "con i piedi nell'acqua"?

Io a Sinigo ci sono nato e cresciuto, per cui conosco bene la situazione. A partire dagli anni Sessanta/Settanta la città di Merano ha avuto grandi difficoltà a rispondere alla domanda di case soprattutto per il ceto popolare ma anche per il ceto medio. I primi interventi che hanno cancellato alcuni canali sono stati fatti negli anni Settanta, lungo la strada Nazionale, con le case allora IPEAA. Io negli anni Novanta sono entrato in consiglio comunale. Il Puc era bloccato da anni, non c’era modo di trovare sbocchi nella città di Merano e la domanda di abitazioni del ceto medio e popolare cresceva. Io poi divenni vicesindaco, mentre il sindaco era Alber. C’erano decine di famiglie che attendevano una casa in cooperativa e furono dunque individuate le aree a nord e a sud della piazza di Sinigo, lungo via 24 maggio, via Cesare Battisti e via Piedimonte, aree che tra il resto rispecchiavano lo sviluppo urbano di Sinigo previsto nel ventennio fascista”.

 

E quindi si decise di coprire i canali della bonifica come se nulla fosse?

No, si sapeva che c’era stata una bonifica e che c’era una falda, ma la falda era infinitamente più bassa e si fecero quindi le necessarie modifiche al piano regolatore. Non ricordo se allora fosse già obbligatorio un parere idrogeologico, ma sicuramente si procedette secondo le regole dell’epoca e sentendo i pareri dei tecnici. Del resto a noi dissero che dove ci sono problemi con le falde non è che non si possono costruire case, ma le case vanno costruite in un certo modo, con micropali o sistemi a vasca, tanto che comunque si chiese di aumentare la quota zero delle case di un paio di metri.

Sì, d’accordo, ma non è che si possono semplicemente interrare i canali e far finta di nulla. No?

Ovviamente no. Ma ripeto, la falda era molto più bassa, c’era la Montecatini/Memc che lavorava a grande ritmo, e lei non ha idea delle quantità di acqua che la fabbrica assorbiva. Vicino al campo da calcio c’erano due pompe che aspiravano l’acqua dalla falda per il raffreddamento dei macchinari della fabbrica. Forse anche per questo i tecnici non hanno posto nessun tipo di problema. Il livello della falda restava basso molto probabilmente anche per questo motivo.

Sull’altro lato di via XXIV maggio e sotto la montagna anche da tutti i meleti sono scomparsi i canali. Ve ne siete resi conto?

Il consorzio di bonifica foci Passirio e Isarco non si può dire abbia dimostrato una grande attenzione. Anche quando ero bambino i canali erano sempre riempiti di foglie e poca era la manutenzione. In quelle condizioni con i livello della falda bassa, tutti hanno creduto che il problema non esistesse più. Quando è arrivata Laimburg i confini sono stati spostati ai bordi delle strade dove c’erano i canali e piano piano quegli spazi sono stati usati per aggiungere filari di mele.

La vicenda dell'idrovora trasformata in villa mostra come si sia agito sicuramente con superficialità ma anche in buona fede.

Nella zona più a sud i tecnici del Ventennio avevano messo una idrovora che doveva pompare l’acqua nell’Adige in caso di innalzamento della falda. Ora quella casetta è diventata una super villa e questo è uno dei problemi principali perché se si potesse pompare l’acqua nell’Adige la situazione sarebbe diversa.

Questa è un’altra vicenda che mostra come si sia  agito sicuramente con superficialità ma anche in buona fede. La Provincia aveva previsto una zona produttiva lungo la statale, verso sud. Ma in quell’area c’erano alcuni masi. La legge prevedeva che in caso di esproprio per questo utilizzo i proprietari potevano spostare la cubatura in altra zona verde. E il proprietario, non si sa perché, ha chiesto alla Provincia di utilizzare l’area dell’idrovora. Fu la Provincia a dire che non serviva più. Quella pratica ha tutti i pareri positivi degli organi preposti e di tutti gli uffici provinciali. Quella vicenda fu interamente gestita dalla Provincia e il Comune, di fatto, ne prese atto. Con la chiusura della fabbrica e l’idrovora che non esiste più, ora l’acqua non ha vie d’uscita. Purtroppo è andata così

Come è possibile che in Comune si sia smarrita la documentazione?

La documentazione che serviva allora era minima rispetto a quella attuale. Dovrebbe essere tutto contenuto nelle modifiche al piano regolatore fatte per l´occasione. Basta anche andare a guardare i piani di attuazione delle zone di espansione. Non penso che nessuno nasconda carte. Sono sicuro che fanno parte dei faldoni.

 

E il canale principale della bonifica che corre a nord della piazza da chi fu interrato e quando?

“Per realizzare la nuova scuola, la chiesa e l´oratorio si spostarono e in parte si intubarono i canali come da valutazione richieste all´epoca  e si fece un nuovo bacino di raccolta tutto approvato dal Consorzio di bonifica, sotto la Chiesa si è adottato un sistema di pompe che si accendono in automatico in caso di innalzamento della falda, tanto che non mi risulta che in quella zona vi siano problemi, anche perché non vi sono cantine, se non mi sbaglio la situazione più grave la si ha nel gruppo di case costruito a Nord della piazza, per le altre la situazione mi risulta essere  sotto controllo”.

Quindi, in sintesi, dal suo punto di vista non furono dati a voi amministratori gli elementi per valutare come preoccupante il problema.

“Direi proprio di sì. La priorità per me, per noi, era dare delle belle case a buoni prezzi a centinaia di famiglie. Nessuno avrebbe potuto immaginare che la situazione evolvesse in questo modo. Il problema è  venuto fuori con questa gravità negli ultimi  anni. Fino a una decina di anni fa le cantine erano umide, non allagate. Probabilmente si doveva innalzare ancora di più i piani terra delle case nuove contro il parere dei paesaggisti e ci sono state delle sottovalutazioni nella gestione dei meleti, poi la chiusura della fabbrica e lo smantellamento dell’idrovora hanno fatto il resto”.