Kunst | Salto Weekend
Antiche mura e nuova utopia sperimentale
Foto: Salto.bz
La struttura risalente al Milleduecento era agli inizi un ospizio per i pellegrini che, provenienti da Oltralpe, percorrevano la via Claudia Augusta per raggiungere Roma o proseguire anche verso la Terrasanta.
Recuperato di recente con interventi conservativi dal Comune di Egna dopo alterne vicissitudini, controversi passaggi di proprietà e un abbandono secolare, conserva quasi immutato lo spirito delle origini.
La costruzione era e si presta ad essere un luogo di accoglienza, un’oasi seminascosta dal bosco e protetta dalla strada statale, l’autostrada e la ferrovia che scorrono appena più sotto e seguono il corso del fiume Adige.
Incuneato oggi tra una cava che sventra la montagna lì a fianco e una centrale elettrica dell’Enel, l’ospizio di un tempo sembra resistere agli scompigli moderni.
Gli spazi del conventino raggruppati intorno alla corte centrale, che ricorda lo schema architettonico e gli usi produttivi di bagli e masserie incontrati a latitudini mediterranee, ospitavano una volta il grande dormitorio comune, l’impreziosita stanza del Priore, una chiesa, la stalla, il fienile, la cucina e affumicatoio.
Per la durata del festival Hospiz, che si è appena tenuto nelle giornate di venerdì 26 e sabato 27 maggio per il quinto anno, gli ambienti agibili del conventino o Klösterle ritornano ad accogliere i pellegrini del nostro tempo, portatori di nuove devozioni laiche e di nuove utopie, cultori della musica dance elettronica riuniti in sessioni estenuanti di ballo collettivo.
Ad accompagnare nei due giorni del festival i riti di aggregazione e di incontro delle nuove generazioni, Hospiz 2023 ha invitato una lunga serie di artisti dei nuovi mezzi elettronici, sia musicali che visivi, che hanno animato le ore notturne, con suoni, e video proiezioni e installazioni, riportando in vita gli spazi e le vecchie mura dell’ospizio e, insieme, un’antica sapienza, fatta di fede, visioni e di tolleranza, che accomuna i pellegrini di ogni tempo.
A promuovere e gestire l’evento è l’associazione HOSPIZ Verein für kulturelle Begegnung di Egna, fondata nel 2019 da un manipolo di visionari. Tra gli scopi dell’associazione che si esprimono nel festival Hospiz e in altre iniziative culturali, c’è appunto quello di dare un’opportunità ai giovani della Bassa Atesina e in Sudtirolo, interessati alla cultura, di incontrarsi, di esprimere pacificamente la loro creatività, di sviluppare la propria personalità e di partecipare a progetti comuni con altre realtà affini, come il Centro di cultura giovanile POINT di Egna o Basis Vinschgau Venosta.
L’uso del sito storico del “Klösterle” è centrale nell’attività dell’associazione che si prefigge di ampliare l’impegno e di partecipare attivamente alla futura gestione dell’antico ospizio, per favorire l’incontro delle culture.
Anche questa edizione del festival ha attirato intanto centinaia di persone, per vivere, sera per sera, un momento di festa collettiva. All’insegna della sicurezza personale, della tolleranza e di un clima sereno, i volontari dell’associazione hanno predisposto una cucina con menù inclusivo, un Safe Space con frutta, bevande e la possibilità di riposarsi e un Awareness-Team, per prendersi cura di ogni singola esigenza dei partecipanti e di eventuali casi emergenza.
In perfetta osservanza dello spirito del luogo, viene da pensare, dove i pellegrini e le pellegrine venivano accolti con dedizione dai monaci laici e accuditi di regola fino a tre giorni per trovare conforto e rimediare agli strapazzi del viaggio.
Dopo essersi lavati ad una fonte all’esterno dell’ospizio, venivano assistiti da un medico, un calzolaio, un sarto e per chi arrivava a cavallo c'era un fabbro ferraio. Qui i pellegrini potevano fermarsi gratuitamente ma dovevano presentare una lettera di accompagnamento che permetteva loro di stare per tre giorni, chi era malato fino alla guarigione. Chi arrivava a cavallo, era accompagnato o mostrava chiari segni di ricchezza doveva invece pagare.
L’impegno dell’associazione HOSPIZ ricalca in qualche modo i principi di tolleranza e pacifica operosità universali di cui le mura del conventino restano a testimonianza.
L’associazione si dichiara espressamente in parole e azione: anti-sessista, anti-razzista e anti-fascista. Le decisioni vengono prese dopo aver trovato un consenso e suddividendo i compiti in differenti gruppi di lavoro che si occupano rispettivamente di pianificare il programma, della comunicazione e dell’amministrazione.
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