Wirtschaft | Il caso

“Non c’è alcun allarme”

Fabio Parrichini, segretario della Fiom Cgil, rassicura i lavoratori dell’Iveco: “20 giorni di cassa integrazione in 6 mesi non fanno una crisi”.

“Non si tratta di crisi annunciata, ma di una riduzione di commesse. Non avendo mai usufruito degli ammortizzatori sociali bensì delle spettanze dei lavoratori oggi l’azienda ha appurato che questa parte di regressi relativa a vecchie ferie e PAR (permessi annui retribuiti, ndr) è terminata e ricorre a un periodo di sospensione lavorativa tramite cassa integrazione ordinaria”. Nessuno scenario cupo à la Volonté nei panni dell’operaio Lulù convertito a contestatore oltranzista del film di Elio Petri La classe operaia va in paradiso: Fabio Parrichini, segretario della Fiom Cgil, fa chiarezza sulla questione relativa alla storica azienda dell’Iveco che ha previsto almeno 20 giorni di Cassa integrazione ordinaria fra gennaio e giugno 2016 per alcuni suoi lavoratori. Ieri (27 ottobre), all’assemblea organizzata dai sindacati, i dipendenti dell’Iveco hanno partecipato in massa per capire quali saranno i prossimi sviluppi e, non da ultimo, essere rincuorati. “L’Iveco è uno stabilimento che fa parte del CNH Industrial e che ha diversi settori di mercato in collaborazione con il ministero della Difesa perciò è chiaro, e lo hanno confermato anche i vertici dell’azienda, che questa sarà una soluzione temporanea”, spiega il sindacalista. A rassicurare i lavoratori c’è la prospettiva di investimenti (si parla di quasi 2 milioni di euro per il 2016) su progetti futuri per i quali verosimilmente si aprirà un nuovo ciclo di catena produttiva.

L’Iveco è, come noto, specializzata anche nella produzione di veicoli per scopi militari, “c’è sempre una certa flessione ciclica riguardo questa tipologia di prodotto che di fatto va collaudato sul campo. E con quello che sta succedendo nel mondo i banchi di prova non mancano, questi mezzi sono infatti presenti su diversi territori, dalla Siria, alla Russia, all’Afghanistan. Negli stabilimenti come quello di Bolzano si lavora sulle migliorie da apportare a tali mezzi, si producono potenzialmente nuovi prototipi e così si riprende l’attività”, chiosa Parrichini. 

Le preoccupazioni individuali tuttavia restano; l’Iveco, che conta 780 dipendenti a Bolzano fra operai, impiegati e tecnici specializzati, non utilizza lo strumento della cassa integrazione dal 1984, eppure è escluso, riferisce il segretario della Fiom Cgil, che “questi 20 giorni spalmati su 6 mesi possano determinare l’apertura di una crisi. Non bisogna cedere al pessimismo”. La Cig ordinaria riguarda gli operai e nell’indirizzo impiegatizio taluni assistenti degli stessi e interesserà nello specifico alcuni reparti cosiddetti “di linea”, che nel sistema produttivo sono quelli che si occupano fra le altre cose dell’assemblaggio dei pezzi e della spedizione delle varie parti del mezzo nei paesi in cui si trovano gli stabilimenti del CNH Industrial. Per i reparti di progettazione, sviluppo, ricerca e in quelli amministrativi non viene prevista invece la cassa integrazione.

Quantitativamente la perdita salariale sarà compresa fra i 400 e i 600 euro a lavoratore, “chi ha ancora dei regressi di ferie relativi all’anno precedente andrà a copertura di coloro i quali usufruiranno della Cig e non subirà tagli”, conferma il rappresentante sindacale. Parrichini non ha potuto presenziare all’assemblea di ieri, il motivo: la Fiom non è fra le sigle firmatarie del rinnovo del contratto, “un’esclusione che non trovo corretta”, dice il diretto interessato. Il sindacato promette in ogni caso che verranno organizzati incontri con l’azienda per rendere meno “traumatico” il passaggio alla cassa integrazione, e si impegnerà a mantenere informati i lavoratori all’interno della fabbrica con tutti i mezzi a disposizione, volantinaggio incluso.