Quando finisce un amore
-
***1/2
Tutti sappiamo che il nostro dovere di cittadini è di andare a vedere Killers of the Flower Moon e ricordarci di quanto siamo fortunati a vivere nella stessa epoca di Martin Scorsese. Ciò detto è un periodo particolarmente felice di uscite al cinema, quindi ecco un’altra portata gourmet: parliamo di Anatomie d’une chute (Anatomia di una caduta), il film di Justine Triet, vincitore della Palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes.
Cos’è
È un dramma processuale che racconta la storia di Sandra Voyter - interpretata dalla star di Toni Erdmann Sandra Hüller -, una scrittrice tedesca di successo accusata di aver fatto fuori il marito, Samuel Maleski (Samuel Theis), francese, scrittore anche lui ma di meno successo, che viene trovato morto, immerso nella neve davanti al loro chalet sulle Alpi Francesi. La causa del decesso è un trauma cranico, ma la scientifica non è in grado di stabilire se questo trauma sia avvenuto prima o dopo una caduta dal balcone del terzo piano.
Da un anno Sandra viveva con il coniuge nella località remota dalle parti di Grenoble, insieme al figlio undicenne Daniel (il bravissimo Milo Machado Graner), non vedente a causa di un incidente avvenuto diversi anni prima che ha lasciato al matrimonio dei suoi genitori cicatrici profonde. Samuel muore nello stesso modo che la moglie aveva precedentemente descritto in uno dei suoi libri gialli e dunque diventa la principale sospettata. A un anno di distanza dalla scomparsa dell’uomo inizia il processo, la scrittrice (difesa dall’amico avvocato Vincent, interpretato da Swann Arlaud) e suo figlio Daniel sono convocati in tribunale e quando la donna viene interrogata sulla relazione con il marito emergono dinamiche di coppia tormentate.
-
(c) YouTube
-
Com’è
Più che un’anatomia di una caduta è un’autopsia di un matrimonio confezionata come un legal thriller. Più che un courtroom drama è un dramma famigliare. Alla sbarra è infatti chiamata l’istituzione stessa dell’unione coniugale.
Il film si apre con un plateale atto passivo-aggressivo: mentre Sandra viene intervistata a casa da una studentessa (Camille Rutherford) a un certo punto Samuel fa partire, dalla sua stanza di lavoro, una versione strumentale di P.I.M.P. di 50 Cent, che manda in loop e a tutto volume. L’impressione è che atteggiamenti di questo tipo siano frequenti. Impossibilitate a proseguire la conversazione le due donne decidono di interromperla e l’intervistatrice se ne va. Poco dopo Daniel torna da una passeggiata con il suo fidato border collie Snoop e trova il cadavere del padre nella neve.
Più che un’anatomia di una caduta è un’autopsia di un matrimonio confezionata come un legal thriller. Più che un courtroom drama è un dramma famigliare. Alla sbarra è infatti chiamata l’istituzione stessa dell’unione coniugale.
Se all’inizio il propellente del film sembra essere la ricerca di una risposta al dilemma suicidio/omicidio (Samuel si è buttato o è stato spinto?), in verità Anatomia di una caduta non è mai veramente incentrato sul processo - a volte un po’ troppo macchinoso e incerto nella sua costruzione drammatica -, l’esito del caso è a malapena importante (con la regia delle scene in tribunale che è più televisiva che cinematografica). Dovremmo fidarci di questa rappresentazione del sistema giudiziario francese con la sua atmosfera da “tutto è permesso”? Ma a Triet interessa piuttosto la dissezione chirurgica di una relazione, con i suoi risentimenti, incomprensioni, responsabilità, compromessi e rinunce, errori e fallimenti, e lo scorrere del tempo che l’hanno logorata.
Un’indagine clinica che viene sublimata in una lite coniugale feroce che diventa il baricentro tematico del film, con una eccezionale Sandra Hüller che ribalta le aspettative sociali (e culturali) rispetto a come una donna dovrebbe comportarsi in circostanze estreme o semplicemente quotidiane. Sandra è sotto processo non solo per omicidio ma anche per non essere stata una brava moglie, per la sua bisessualità, per la sua scarsa emotività e in particolare per essere un’autrice migliore del marito. Ed è nell’ispezione della femminilità stessa che il film riesce e riesce bene. L’ultima cosa da aggiungere: date un Oscar a quel cane (poi capirete).
-
Anatomia di una caduta al Filmclub di Bolzano, in italiano e in versione originale sottotitolata.
-
Weitere Artikel zum Thema
Cinema | KurzfilmeVier Mal Zentrum zum Quadrat
Cinema | SALTO WeekendL’horror di cui parlano tutti
Culture | salto weekendToni Erdmann, adorabile canaglia