La tragedia dei ghiacciai
Le Alpi, le bianche Alpi, rischiano di diventare un deserto di roccia in quota: le loro riserve di nevi perenni, minacciate in tutta la loro estensione dall’innalzamento globale delle temperature, sono in provincia di Bolzano in una “situazione disastrosa, addirittura tragica”.
L’allarme proviene dal servizio glaciologico del Cai Alto Adige, che ha terminato la campagna di rilievi: “Il consumo della massa gelata è stata eccezionale, tanto che quasi ovunque si è consumato persino il nevato che era rimasto da precedenti annate” affermano i responsabili del servizio, Pietro Bruschi e Franco Secchieri, alla luce dei dati riportati dalla campagna condotta dagli operatori, tutti volontari, su molti e significativi ghiacciai della provincia.
Il loro commento integrale è disponibile sul sito de Lo Scarpone, notiziario del Cai nazionale, che riporta anche la foto della Vedretta Alta nel 2017.
Il consumo della massa gelata è stata eccezionale, tanto che quasi ovunque si è consumato persino il nevato rimasto da precedenti annate
“Del resto – si legge – non ci si poteva aspettare niente di diverso dopo un’annata (per i ghiacciai l’anno idrologico inizia a ottobre e termina alla fine di settembre dell’anno successivo) caratterizzata da una stagione invernale con una eccezionale scarsità di neve, seguita da una estate particolarmente arida e calda”.
Le precipitazioni della stagione fredda in corso, si spera, potrebbero attenuare la tendenza generale. Con la prima neve dell’ottobre 2017, e le seguenti nevicate copiose di dicembre, “i ghiacciai hanno cominciato il loro lungo sonno invernale, in attesa del sole della prossima primavera, quando il manto nevoso invernale ricomincerà a sciogliersi. Un manto nevoso che si spera abbondante e in grado di recuperare, almeno in piccola parte, le pesanti perdite subite nel corso delle ultime due annate”.
Gli anni dal 2015 al 2017, precisa il servizio glaciologico, non hanno fatto altro che accentuare, in maniera sensibile, le conseguenze della tendenza generale del cambiamento climatico, nettamente sfavorevole al glacialismo. “Ci stiamo rendendo conto, ogni giorno di più, di come sia in atto una sensibile modificazione del clima di cui il riscaldamento globale non è l’unico aspetto, perché ad esso si accompagnano delle sostanziali modifiche anche nei regimi termopluviometrici, e i ghiacciai sono le prime vittime”, notano Secchieri e Bruschi.
I ghiacciai sono stati formidabili testimoni ambientali delle ultime dinamiche ambientali, a cominciare dalla piccola glaciazione dagli anni 60 agli 80 del Novecento
Il Cai ricorda “come siano stati proprio i ghiacciai dei formidabili testimoni ambientali delle ultime fasi delle dinamiche climatiche, a cominciare dagli anni 60 del secolo scorso quando, dopo decenni di riduzione, ci fu una fase, relativamente breve, di espansione delle masse gelate”. L’apice di questa piccola glaciazione si raggiunse verso la metà degli anni 80. Poi la situazione è rapidamente cambiata.
Ma quali sono i fattori che influiscono sulle avanzate o i ritiri dei ghiacciai? Secondo il Club alpinistico è “la quantità di neve che cade e quella che se ne va per fusione alla fine dell’annata idrologica”. Nel corso della campagna estiva del 2017 il servizio ha rilevato oltre 30 nevai: “Per i ghiacciai dell’Alto Adige, come per tutti quelli alpini, anno dopo anno, la massa complessiva si è andata riducendo, con effetti vistosi soprattutto se riferiti alla riduzione delle lingue e al ritiro delle fronti. Il risultato di queste osservazioni ha fornito un quadro estremamente preciso delle conseguenze veramente disastrose causate da una stagione invernale assai scarsa di neve e di una successiva estate secca e con lunghi con temperature elevate, ben sopra i consueti andamenti termici”.
Per i ghiacciai dell’Alto Adige, come per tutti quelli alpini, anno dopo anno, la massa complessiva si è andata riducendo, con effetti vistosi
Le ultime due annate, in particolare, hanno di fatto determinato una ulteriore anomalia negativa per i bilanci glaciologici: “Si è consumato persino il nevato che era rimasto da precedenti annate, oltre alla grande massa di ghiaccio nelle parti più basse dei bacini”.
I responsabili del servizio glaciologico sottolineano le implicazioni naturali, civili e persino economiche dell’arretramento delle masse nevose. “Si badi bene che questa situazione non ha solo un risvolto sul paesaggio dell’alta montagna, ma ha ripercussioni anche gravi per la carenza di acqua, per tutti gli usi, dalla produzione di energia idroelettrica, alla irrigazione in agricoltura e fino all’uso civile nelle case dei cittadini. Questo soprattutto per le aree delle fasce pedemontane e di pianura”.
Non è solo un fatto di paesaggio, ci sono ripercussioni gravi per la carenza di acqua, l'irrigazione in agricoltura, l'idroelettrico, l'uso civile soprattutto in pianura
Per i due esperti è “troppo presto per fare una previsione su come sarà il bilancio per l’annata 2017/2018”. La speranza è riposta nella neve autunnale, che dovrà risultare abbastanza abbondante, “anche perché è proprio questa la neve migliore in quanto ha tutto il tempo per compattarsi e creare una maggiore resistenza alla penetrazione dell’onda termica estiva che porta allo scioglimento dei vari strati accumulatisi”.
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