Gesellschaft | L'anniversario

La proposta scandalosa di Andreina Emeri

A quarant’anni dalla scomparsa dell’avvocata bolzanina il ricordo della prima legge per creare una Casa delle donne vittime di violenza in Italia che scrisse insieme a Grazia Barbiero.
Andreina Emeri
Foto: Eleonora Gelmo
  • Avvocata, attivista, politica: Andreina Emeri fu, come la definì Alexander Langer, una “compagna di impegno e di lotte”. Domani, 30 luglio, ricorre il quarantesimo anniversario della sua prematura scomparsa. Figura centrale del femminismo sudtirolese e nazionale, è all’impegno politico di Emeri e di Grazia Barbiero che dobbiamo l’istituzione della prima Casa delle donne in Italia. Entrambe consigliere provinciali e regionali, rispettivamente della Lista per l'Altro Sudtirolo e del Partito Comunista (PCI), presentarono insieme il 21 dicembre 1984 una mozione destinata a cambiare la storia: la proposta di creare una Casa per donne vittime di violenza, minacciate o maltrattate – la prima in Italia. 

  • Andreina Emeri e Alexander Langer: candidata alle elezioni provinciali con la „Lista Alternativa per l’Altro Sudtirolo“ guidata da Langer, venne eletta in Consiglio provinciale nel 1983. Foto: Fondazione Langer
  • “L'abbiamo firmata da sole, noi due, senza i rispettivi capigruppo. Una pratica inusuale a quei tempi. Erano state poste alla pubblica attenzione non solamente le violenze anonime agite per le strade da ignoti sopraffattori, ma le più insidiose, consumate soprattutto al riparo da occhi esterni, nelle case delle nostre città e nei masi delle nostre valli. Volevamo che il governo provinciale si facesse carico di queste tante violenze diffuse. Era stato posto all'attenzione un problema mai affrontato prima, occultato, scabroso nelle sue implicanze interpersonali e sociali”, racconta Barbiero nel suo libro Scenari in movimento

     

    “Non si trattava di un semplice rifugio in cui trovare pace nel momento del bisogno, ma di un luogo da cui uscire più forti”

     

    La proposta — “allora scandalosa”, come la definì Barbiero — fu discussa in aula il 26 febbraio 1985. Per la prima volta in Sudtirolo, il tema della violenza di genere entrava ufficialmente in un’assemblea istituzionale. Superando le divisioni politiche, la mozione delle due consigliere d’opposizione venne approvata in un’aula gremita e partecipe. Fu un momento storico, che aprì la strada alla legge provinciale del 1989: la prima in Italia a istituire formalmente le Case delle donne, strutture in grado di dare rifugio e ospitalità temporanea a donne che si trovano in grave pericolo a causa di una situazione di violenza. “Non si trattava di un semplice rifugio in cui trovare pace nel momento del bisogno, ma di un luogo da cui uscire più forti”, racconta Barbiero. Grazie alla legge di cui si dotò la Provincia di Bolzano 36 anni fa, Merano istituì il Centro antiviolenza nel 1993 mentre la Casa delle Donne venne aperta nel 1997. Solo a Merano ha aiutato 3.500 donne. 

  • Emeri durante un incontro dell'AIED nazionale. Foto: Fondazione Langer
  • L’impegno di Emeri per l’emancipazione femminile è un filo rosso che lega tutta la sua vita. Emeri iniziò il suo percorso negli anni ’70, battendosi per l’istituzione dei consultori pubblici, per il diritto al divorzio e per la legalizzazione dell’aborto. Nella sua casa si svolgevano spesso gli incontri del collettivo femminista Kollontaj. Da quei ritrovi settimanali nacque nel 1973 il consultorio Aied, di cui fu presidente e rappresentante nazionale, offrendo anche consulenza legale a donne in difficoltà. “Ricordo con piacere l'incontro con Andreina Emeri. È stato grazie a lei se ho potuto continuare a coltivare un impegno femminista che già avevo iniziato durante gli anni di studio”, ricorda Manuela Kustatscher, presidente dell'Aied Bolzano dal 1987 al 2016. “Il mio ricordo di Andreina è soprattutto un ricordo affettuoso. Era una donna come avrei voluto essere io. Aveva quasi vent’anni più di me — diciannove per l’esattezza — e riusciva a fare tutto: era davvero un esempio difficile da raggiungere. Sapeva conciliare la famiglia, l’impegno politico, il lavoro... per me era strabiliante”, racconta Kustatscher. Andreina Emeri ci ha lasciato troppo presto, ma il suo passaggio ha inciso profondamente nella storia dei diritti delle donne in Italia.