Gesellschaft | Pari opportunità

“Discriminazione, la ministra è con noi”

Lotta alla violenza di genere, Centaurus-Arcigay soddisfatta dell’incontro con Elena Bonetti: “Coinvolta la comunità LGBT+”. I progressi della legge provinciale.
ministra Bonetti, Centaurus
Foto: Facebook/Unterkircher

I temi che ad ampio raggio investono la lotta alla discriminazione e alla violenza di genere “riguardano in equal modo le donne, ma anche la comunità LGBT+”. Questo il messaggio che Andreas Unterkircher , presidente dell’associazione Centaurus-Arcigay Südtirol, e Arianna Miriam Fiumefreddo hanno portato all’attenzione di Elena Bonetti, ministra per le pari opportunità in visita a Bolzano. La risposta è stata positiva: “Siamo soddisfatti, la ministra condivide questo approccio sistemico e inclusivo. Solo insieme siamo forti e risolutivi”, riporta Unterkircher. Nell’incontro al Laurin si è parlato anche della legge Zan contro l’omo-bi-transfobia (“C’è la volontà politica di farla passare”, ha detto il presidente di Centaurus riassumendo le parole di Bonetti). A livello locale ci sono invece progressi sul cammino della legge provinciale contro le discriminazioni. 

 

Confronto positivo

 

Unterkircher e Fiumefreddo hanno partecipato all’incontro assieme alle delegazioni di diverse associazioni impegnate sul territorio. “La ministra - spiega il presidente dalla sua pagina facebook - ha illustrato i vari ambiti nei quali si sta impegnando nella lotta alla discriminazione e alla violenza di genere: la violenza economica, i programmi di rieducazione degli uomini maltrattanti, la tratta e la prostituzione, il corretto linguaggio giornalistico, la lotta alla pedo-pornografia. Siamo convenuti che praticamente tutti questi temi riguardano in egual modo le donne, ma anche la comunità LGBT+, e abbiamo dunque espresso soddisfazione per questo approccio sistemico e inclusivo”.

Lotta alla discriminazione e alla violenza di genere, la comunità LGBT+ è coinvolta: siamo soddisfatti

Il presidente di Centaurus ha approfittato dell’occasione per chiedere alla ministra quale destino si aspetta per il ddl Zan in discussione in Parlamento. “Essendo una legge che vuole tutelare la dignità della persona, ha risposto Bonetti, fondamentalmente c’è la volontà politica di farla passare. Manco a dirlo l’unico problema è ancora una volta il termine ‘identità di genere’, il quale è visto ‘di non chiara definizione per alcune associazioni di donne’. Tutto sommato la nostra impressione è stata positiva. Abbiamo trovato una persona sensibile ed empatica per le problematiche LGBT+, con idee concrete e progetti validi”.

C’è la volontà politica di far passare la legge Zan contro l’omofobia, così ci ha detto Bonetti

 

 

Ddl provinciale, l’emendamento

 

Fiumefreddo ha riportato sempre dalla sua pagina social gli ultimi sviluppi per l’iter del testo provinciale contro le discriminazioni.

“Io e Andreas Unterkircher saremo nuovamente auditi in consiglio provinciale (Bolzano), su nostra richiesta, perché stiamo assistendo al tentativo di eliminare ‘identità di genere’ da una legge provinciale contro le discriminazioni - aveva anticipato Fiumefreddo prima dell’incontro -. Il tentativo è di costruire una legge paradossale, che istituisce un centro anti-discriminazioni (che si vuole anche occupare di contrastare linguaggio e crimini d’odio) che discrimina le persone con identità di genere non conforme a quella (presuntamente) inscritta nel sesso biologico assegnato alla nascita”.

Ok all’emendamento “sull’identità di genere” tra gli spazi di azione del Centro contro le discriminazioni. Ma stiamo attenti, ci sono pressioni no-gender, vediamo cosa succederà in consiglio

Ecco quindi l’esito dell’audizione, che sarebbe terminata con un passo avanti per i punti posti dalla comunità LGBT+: “Pare ci sia l’impegno a produrre un emendamento che inserisca ‘identità di genere’ nell’articolo che definisce gli spazi d’azione del Centro tutela contro le discriminazioni - chiarisce Fiumefreddo -. L’impegno è stato preso dal presidente del consiglio provinciale Noggler, dalla presidente della prima commissione legislativa Amhof e dalla difensora civica Morandell (la legge prevede che il centro di Tutela sia organicamente insediato presso il suo ufficio). Non vi nascondo che probabilmente sussisteranno le pressioni ‘esterne’ che non vogliono il termine ‘genere’ nella legge e quelle interne, anche se si è condiviso che l’assenza crea un grave vulnus nell’impianto normativo. Adesso attendiamo di leggere l’ennesimo emendamento”. L’attenzione, conclude Fiumefreddo, “va tenuta alta perché in aula c’è anche la minoranza esplicitamente no-gender”: “Vedremo la capacità della maggioranza di portare a casa un testo effettivamente anti-discriminatorio”.