Chronik | Elezioni

“Profondo nero”

Se la democrazia non si impegna a favore del lavoro, è destinata al declino e alla morte.
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  • Nonostante l'ondata estremista non abbia sfondato alle elezioni del Parlamento europeo, alcuni segnali preoccupanti sono evidenti: l'estrema destra ha ottenuto successi significativi in Italia, Austria, Germania e soprattutto in Francia.

    In Ungheria, Orbán è al potere da tempo e ora si aggiungono i Paesi Bassi e la Svezia, dove la destra sta avanzando.

    Anche le prossime elezioni in Austria con la FPÖ lanciata verso il governo e la situazione politica in Germania destano preoccupazione, poiché potrebbe favorire l’AfD, attualmente sotto osservazione da parte degli organi preposti alla tutela della Costituzione tedesca.

    In Francia, il Rassemblement National di Marine Le Pen, dopo l’exploit alle elezioni europee, non ha ottenuto i risultati sperati alle elezioni francesi. Tuttavia, il voto per RN non è più un semplice voto di protesta: il partito controlla già molti governi locali e rimane il più votato. Solo una strategia di desistenza ha evitato il peggio.

    È noto da tempo che la democrazia nel mondo è sempre più erosa e che le sfide poste dai partiti autoritari si stiano intensificando. Purtroppo, una parte crescente della popolazione sta perdendo fiducia nelle istituzioni democratiche e, cosa ancora più preoccupante, si assiste all’ascesa dell'estrema destra tra gli elettori più giovani.

    Siamo ben oltre il livello di guardia, ma finché non affrontiamo le cause, sarà difficile proteggere la democrazia dal collasso istituzionale e dall'estremismo.

    L'elezione di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione europea è un fatto positivo, ma sicuramente non abbiamo superato i problemi di fondo.

    La spiegazione non è sempre così semplice.
     

    Ma una cosa è certa: in tutto il mondo industrializzato, il sistema politico ed economico non ha mantenuto ciò che aveva promesso.

    Nonostante la libera circolazione di capitali, merci e persone, la crescita economica in gran parte dell'Europa è stata debole. Alcune direttive, come la Bolkestein, da noi contrastata, hanno abbassato le tutele per i lavoratori e creato una competizione al ribasso.

    La disoccupazione giovanile in Europa rimane alta, spingendo molti giovani verso forme di populismo pericolose.

    La UE, originariamente pensata come sociale, doveva fornire posti di lavoro stabili, sicurezza sociale e beni pubblici di alta qualità. Il modello nato nel Dopoguerra ha in effetti prodotto grandi risultati.

    Dopo la caduta del Muro di Berlino, la politica ha deluso le aspettative dei cittadini in quasi tutti i settori. Hanno prevalso le politiche progettate a tavolino dai guru liberisti e attuate da tecnocrati.

    I risultati non sono solo deludenti, ma hanno anche provocato la crisi finanziaria di inizio decennio, distruggendo persino la sola apparenza di un successo. La maggior parte degli elettori è giunta alla conclusione che chi governa si preoccupa più dei banchieri che dei cittadini.

    La politica vera sembra che abbia abdicato.

    Gli elettori tendono però a sostenere le istituzioni democratiche quando esse creano crescita economica, stabilità sociale ed economica, servizi pubblici e basse disuguaglianze. Non sorprende quindi che il mancato rispetto di queste condizioni comporti una perdita di consensi. È ovvio che il populismo trovi terreno fertile di fronte a risultati carenti o negativi, come tra l’altro insegna pure la storia recente.

    Purtroppo molti partiti democratici hanno perso sempre più il contatto con le preoccupazioni più profonde della popolazione. Questo si ripercuote inevitabilmente sulla fiducia nelle istituzioni. Inoltre, i social media e altre tecnologie di comunicazione promuovono spesso posizioni estreme, spesso senza contraddittorio.

    Nell’era dell’intelligenza artificiale ci aspettano però nuove sfide sconosciute finora in un momento in cui dobbiamo già affrontare il cambiamento climatico, le pandemie e le varie minacce alla pace regionale e globale. Questo moltiplica le preoccupazioni già esistenti.

    Tuttavia, come dimostra la storia, i regimi autoritari sono meno sensibili alle esigenze della popolazione e meno efficaci nell'aiutare i cittadini svantaggiati. Le istituzioni democratiche rimangono ancora le più valide per affrontare le sfide future. Tuttavia, i politici devono impegnarsi a costruire un'economia giusta.

    Ciò significa dare priorità ai lavoratori e ai cittadini comuni rispetto alle multinazionali, alle banche e alle imprese globali, e promuovere scelte che guardino agli interessi collettivi.

    Deve finire l’epoca in cui la politica lavora nell'interesse del settore finanziario e dei grandi gruppi multinazionali. Per affrontare i cambiamenti climatici, la disoccupazione, la disuguaglianza, l'intelligenza artificiale e la globalizzazione, le democrazie devono mettere insieme non solo le conoscenze degli esperti, ma cercare anche il sostegno dei cittadini, che nei regimi autoritari diventa impossibile.

    Molti elettori non si fidano più delle forze politiche tradizionali. Spesso anche una certa “sinistra” era più attenta alle esigenze delle banche e delle imprese.

    Noi auspichiamo che la politica inizi a rifiutare la cieca fedeltà al grande capitale e alla globalizzazione non regolamentata e offra un piano chiaro e attuabile su come combinare crescita economica e riduzione delle disuguaglianze.

    Le cose non possono continuare come prima. Per riconquistare il sostegno e la fiducia dei cittadini, la democrazia deve guardare al mondo del lavoro ed essere più attenta alla distribuzione della ricchezza prodotta.

    Alfred Ebner