Bühne | Intervista

Dall’Orizzonte fino al Teatro La Ribalta

L’esperienza di Paolo Grossi parte dal Centro Giovani di Oltrisarco e arriva alla compagnia teatrale La Ribalta: “L’Orizzonte mi ha aiutato a compiere scelte importanti”.
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Paolo Grossi
Foto: Paolo Grossi
  • Paolo Grossi: il Presidente del Teatro La Ribalta, ex partecipante del Centro l'Orizzonte. Foto: Paolo Grossi

    Paolo Grossi, attore trentaquattrenne bolzanino, da dicembre 2022 ricopre il ruolo di Presidente della cooperativa Accademia Arte della Diversità – Teatro La Ribalta – Kunst der Vielfalt, la nota compagnia di “attori di-versi” che lavora con persone con disabilità e che proprio quest'anno compie 10 anni. La sua storia comincia ad Oltrisarco e attraversa, grazie alle tournée e ai laboratori artistici, i più importanti teatri nazionali, le maggiori città europee e del mondo. Paolo Grossi incarna quella che è la filiera delle opportunità delle Politiche Giovanili: partendo dalle iniziative del Centro Giovani ci si può affacciare all’esperienza del Festival Studentesco, dei Giovani in Scena, crescendo man mano e sempre di più nella scena culturale della propria città, diventando protagonisti della vita sociale.

  • Salto.bz: Presidente, da dove inizia il suo percorso artistico?

    Paolo Grossi: “Ho cominciato a fare teatro alle scuole medie, le Enrico Fermi di Oltrisarco. Al tempo non avevo idea che l’arte avrebbe fatto parte della mia vita e della mia esperienza lavorativa. Fortunatamente mi è stata data l’opportunità di frequentare dei corsi con il Teatro Stabile e un corso tenuto da Paola Guerra, fondatrice, insieme ad Antonio Viganò, proprio della cooperativa che oggi ho il piacere di presiedere. Così è iniziata la mia curiosità per il mondo del teatro, anche se a causa di impegni lavorativi l’ho dovuta mettere da parte per qualche tempo. Presto però ho capito che fare l’impiegato non era il mio, e quindi ho scelto di cambiare tutto, iscrivendomi alla Scuola Paolo Grassi di Milano. In questo processo la mia esperienza al Centro Giovanile l’Orizzonte ha giocato un ruolo essenziale.

    In che senso?

    È un luogo che mi ha permesso di incontrare alcuni coetanei. Ricordo con molto piacere i momenti di confronto con l’educatore Stefano Milan che, grazie alla sua intelligenza, mi ha messo di fronte a un quesito importantissimo: cosa voglio essere? Insieme ragionavamo su quale fosse la scelta migliore per me e quindi posso dire che il Centro mi ha aiutato a compiere scelte importanti per la mia vita. Alle volte ci sono alcuni pensieri che nella dimensione famigliare non fuoriescono, in ambienti come quello dell’Orizzonte magari è più facile che vengano condivisi. È un aspetto importante. E poi c’è stata tutta l’esperienza sul campo: i laboratori, le feste, il volontariato.

    Ed ora, invece, di cosa si occupa?

    Dopo aver concluso la Scuola Paolo Grassi di Milano, ho lavorato al Teatro Stabile di Bolzano. Mentre frequentavo ancora l’Accademia, ho avuto la fortuna di incontrare Marco Bernardi, e con lui ho fatto un provino. Poi ho lavorato anche insieme al direttore artistico dello Stabile, Walter Zambaldi. Ora, invece, sono quattro anni che collaboro con il cast artistico della compagnia, prima come assistente alla regia, poi come attore negli spettacoli di repertori e, infine, in qualità di Presidente. La peculiarità di questa realtà è il fatto che si mira a inserire nel mondo del lavoro persone con disabilità. Le attività sono quotidiane: ogni giorno 11 attori, nella sede di Via Volta, fanno allenamento fisico e preparano gli spettacoli per le tournée.

    Dove siete stati?

    Negli anni ci hanno chiamato in Argentina, in Russia, in Iran. Un laboratorio è stato fatto anche in Senegal. Noi non abbiamo frontiere. In Italia siamo stati nei più importanti teatri nazionali. È una cosa di cui dev’essere fiera non soltanto la cooperativa, ma l’intera città di Bolzano! La Ribalta è un grande esempio di inclusione.

    Cosa la affascina di più del Teatro La Ribalta?

    La cosa che più mi affascina della compagnia è l’artigianalità del fare teatro, quindi io non mi limito a fare l’attore e a recitare, ma cerco di organizzare, coltivo un pensiero artistico, scelgo i costumi, i suoni e le luci e mi occupo della formazione degli attori. Inoltre controllo tutta la parte amministrativa, i costi e dunque che cosa possiamo e non possiamo permetterci. Poi organizziamo anche una rassegna teatrale, “Corpi eretici”, che è giunta alla quattordicesima edizione. In questo caso non andiamo a invitare artisti famosi, ma cerchiamo di dare spazio a realtà che sperimentano linguaggi che ancora non si sono affermati. Come dice sempre il nostro direttore artistico, Antonio Viganò: “Dobbiamo essere un incubatore di cultura”.

    Quest'anno sono 10 anni di Arte della diversità...

    Esattamente. Per l'occasione proponiamo "made in bz". Tutti i titoli degli spettacoli sono produzione del Teatro La Ribalta. La prima sarà Otello Circus, spettacolo che ha vinto il premio Ubu - il massimo riconoscimento di Teatro. Poi si concluderà in aprile con una mia regia su Pinocchio. Personalmente questo lo ritengo un grandissimo traguardo, una conquista. 

    Consiglieresti agli adolescenti di iniziare un percorso nella filiera delle passioni?

    Le generazioni sono cambiate, i ragazzi sono diversi e così lo sono anche gli ambienti. Dunque anche la vita in un centro giovanile è diversa rispetto a quella che ho vissuto io. Ricordo con piacere, però, che negli anni delle superiori condividere le proprie paure con coetanei e educatori era importantissimo: specie quella di fare o meno l’Università. Ho come la sensazione che il luogo del Centro Giovanile mi concedesse la possibilità di essere me stesso, di ascoltarmi in libertà e, così, di crescere, portando avanti la mia passione per il teatro.

  • Viaggio in più puntate alla scoperta dei centri giovani della provincia, ognuno dei quali è specializzato in ambiti diversi: musica, teatro, robotica, scienza, giornalismo di strada o street culture. Si tratta di un vero e proprio sistema pensato per offrire servizi a target molto diversi tra di loro, non solo per fornire un supporto alle famiglie nel doposcuola, ma per sostenere i giovani nello sviluppo di competenze e nel loro percorso di autonomia dalla famiglia.