Verso fine novembre introducono l'obbligo di mascherina FFP2 nei trasporti pubblici. E' tardo pomeriggio. In un bus Sad, da Appiano per Bolzano, quattro o cinque passeggeri non hanno alcuna mascherina, una metà di essi ha solo quella chirurgica.
Alla mia richiesta di indossarla il giovane che siede dietro di me dice: “stai zitto figlio di puttana”. E' solo il primo di una serie di epiteti. Sbraita, urla quasi. Lo sente tutto il bus. Nessuno interviene. Vado dal conducente e lo informo. Il conducente ferma il bus e invita tutti a mettere la mascherina. Il giovane la indossa per un secondo e poi la toglie. Me la sventola davanti agli occhi e dice: “vedi? Io ce l'ho ma non la indosso.”
Fingo di chiamare i carabinieri (non potrebbero mai arrivare in tempo) e allora i 4/5 smascherati scendono a Firmian. Compreso il giovane seduto dietro di me.
Di ritorno, attorno alle 21, il tipo risale in piazza Gries. Mascherina per un attimo, poi la toglie. Lo invito a metterla e lui riparte come all'andata. Figlio di puttana, madre troia, stronzo. Questa volta rispondo per le rime. Chiudo gli occhi e per un attimo la mia mano si alza per smaltarglisi a tutto palmo sulla guancia. Quando li riapro la visione è sparita. La mia mano non si è mai alzata e la bocca del giovane è sempre spalancata: figlio di puttana, madre troia, stronzo.
Arriva il conducente e gli sussurra qualcosa nell'orecchio. Dobbiamo andare, dice poi. Deve mettere la mascherina, dico io. Dobbiamo andare, ripete.
Questa volta i carabinieri li chiamo davvero. Ed è in questo momento che due o tre passeggeri si fanno sentire. “basta, quali carabinieri, sta cazzo di mascherina, vogliamo tornare a casa.”
Tanja e io scendiamo dal bus. Prendiamo un taxi.
Il giorno dopo segnaliamo il fatto alla polizia locale di Appiano, che ci accoglie subito.
E, il giorno stesso, alla SAD. Che non ha ancora risposto.