Politik | senza dimora

“All’umiliazione preferisco la dignità”

L’insostenibile retorica del rifiuto dell’accoglienza per giustificare gli sgomberi ai danni dei senza dimora. Come funziona davvero la bassa soglia a Bolzano (Parte 2).
Senzatetto
Foto: Salto.bz

A Bolzano è una di quelle sere che ti fa dire che anche quest’anno l’inverno è arrivato, in cui si cammina veloce, mentre si sprofonda nelle pieghe del cappotto per sfuggire dalla morsa del gelo. Talvolta, dalla stazione, tocca pure attraversare quel tratto di strada che in genere, specie la sera, si preferisce non fare. Dicono che siano zone da evitare, pericolose perché mal illuminate e frequentate da gente da cui è meglio stare lontani. Ma se proprio dobbiamo passarci meglio accelerare ancor di più il passo e non incrociare lo sguardo con nessuno perché “non si sa mai”. Chi invece è là, fermo, sembra non curarsi tanto di quelle bizzarre marcette timorose. Anzi, a dir la verità sembra che non gliene importi proprio nulla. L’attenzione si catalizza al contrario su chi per una volta decide di fermarsi. È un furgone con alcune volontarie impegnate nel solito giro di distribuzione coperte e vestiti. Facce amiche che si fanno chiamare per nome e che, a loro volta, chiamano per nome tutti. 

 

Tra loro anche S. che fino a pochi giorni prima stava nel dormitorio di Via Comini. Arrivarci non è stato difficile: si comincia con il perdere il lavoro e poi, a effetto domino, la casa, la salute fisica e mentale, gli affetti più o meno stretti. Da via Comini, dice lui, è stato mandato via assieme ad altre venti persone. Era entrato in vigore l’obbligo di certificazione per le strutture di bassa soglia ma lui quindici euro per i tamponi proprio non li ha. Stupito, apprende che anche lui ha diritto alla vaccinazione ed è pure fortunato perché in quei giorni si sarebbe svolta la nuova maratona vaccinale. In questo modo avrebbe potuto far domanda nuovamente per la nuova struttura dell’Emergenza freddo inaugurata all’Ex Alimarket, anche se non poteva ancora immaginare l’odissea che l’avrebbe atteso, come raccontato nella puntata precedente, tra burocrazia, spersonalizzazione e appuntamenti per tamponi molecolari che non arrivano.

 

In via Gobetti, S. si reca in realtà tutti i giorni per ritirare il pranzo preconfezionato che distribuiscono dentro e fuori la struttura. Non è un granchè, dice, e anche le porzioni sembrano abbastanza scarse: alla Vigilia di Natale si sono accontentati di tre fette di semolino cucinato alla romana e una porzione di insalata. Per il resto il tempo si passa all’addiaccio o in ricoveri di fortuna. Il posto non si dice, non si svela mai perché quando sei per strada i nemici sono tanti e quando sei invisibile devi fare in modo di esserlo fino in fondo. Quando ti vedono ti possono derubare, picchiare, allontanare. Il prezzo di essere “visibili” più recentemente lo hanno pagato gli sgomberati di Ponte Langer. In quel caso erano stati notati dal consigliere circoscrizionale Gianni Rossato della Lista Oltre Weiter che lo ha segnalato alla stampa e invitato il Comune di Bolzano a prendere provvedimenti. Il resto è ormai storia. Il braccio di ferro, ormai valzer di gala, di maggioranza e opposizione non si ferma. Proprio ieri sera (28 dicembre) la Giunta comunale ha accolto a braccia aperte (ad eccezione dell'assessora Rabini, che si è espressa contro) il Documento n.117 per la sessione di bilancio presentato in aula dal consigliere di Oltre, Gabriele Giovannetti, che impegna così il Comune “ad intensificare il pattugliamento dei ponti e delle zone di bivacco attuando, ove necessario gli sgomberi immediati e laddove per legge previsto, la confisca di oggetti e giacigli incustoditi".


“Nulla da fare”
 

T. si aggira disorientato nei pressi della stazione. È appena arrivato in treno dalla Germania in quanto parte dell’affollata categoria dei dublinati, coloro che secondo il Trattato di Dublino (adottato nel 2003 dal governo Berlusconi II alleato con la Lega Nord) avrebbero dovuto presentare richiesta di protezione internazionale nel paese di primo accesso all’Unione europea, quindi l’Italia. In genere per evitarlo, molte persone hanno tentato e tentano tuttora di sottrarsi alle procedure di identificazione al fine di raggiungere altri paesi in cui chiedere asilo. T. non ce l’ha fatta e in seguito ai controlli eseguiti dalle autorità tedesche è stato riportato in Italia.

C’è una procedura da seguire e stasera non entra di sicuro


Per casi come questi, le istituzioni hanno attivato l’InfoPoint di Via Raiffeisen 5, una struttura gestita da Volontarius reperibile 24 ore su 24 e sovvenzionata nel 2020 dalla Provincia di Bolzano con circa 165.000 euro. Il servizio rappresenterebbe “uno sportello d’informazione e orientamento che si rivolge alle persone senza fissa dimora e senza tetto, alle persone migranti, richiedenti asilo e/o minori stranieri non accompagnati di recente arrivo in Città e alle persone autoctone o residenti sul territorio con particolari esigenze e bisogni primari”.
Raggiunti telefonicamente, la conversazione è stata pressappoco la seguente:

- Ho un amico maggiorenne che ha bisogno di un posto in cui passare la notte. Come ci si deve muovere?
- Non può fare nulla, è troppo tardi.
- Ma non sono neanche le sette di sera, è appena arrivato a Bolzano e...
- È comunque tardi. Le richieste vanno fatte la mattina direttamente al dormitorio che si trova in Via Comini o all’emergenza freddo di Via Gobetti.
- Potete spiegare direttamente a lui come funziona?
- No, non lo mandi qui. Lo mandi direttamente alle strutture, provvederanno loro a spiegare il tutto. Ad ogni modo c’è una procedura da seguire e stasera non entra di sicuro.


“Non voglio nessuna carità”
 

Con O. ci si dà appuntamento in un bar della zona industriale. Da qualche parte si trova parcheggiata la sua automobile, che da diversi mesi è diventata la sua unica casa. Non è semplice guadagnarsi la sua fiducia, ma dopo un po’, se si lascia andare, comincerà a parlarvi di lui. Vi racconterà della sua famiglia, dei riccioli di sua figlia, di quando ha deciso che non poteva fare altro che lasciare il Marocco per venire in Italia. Vi accennerà che il viaggio, per un anno e mezzo, si è dovuto fermare in Libia, ma quello è un racconto che non vorrà proseguire.

So tutto di quel mondo. La sintesi è che devi stare zitto e accettare di farti trattare come un animale. Se alzi la testa, diventi un problema

O. il sistema bolzanino lo conosce molto bene. All’Alimarket, questa volta nella parte adibita a centro di accoglienza, c’è rimasto il tempo necessario per riuscire a fuggirne. “So tutto di quel mondo e di come funziona. La sintesi è che devi stare zitto e accettare di farti trattare come un animale. Se alzi la testa, diventi un problema. Non ho mai voluto nessuna carità, sono qui per lavorare e sistemare la mia vita. Ma sembra che facciano di tutto per impedirtelo”.  
O. alternandosi a lavori precari e stagionali qualcosa da parte è riuscito comunque a mettere. Una stanza, seppur modesta, se la potrebbe pure permettere ma senza un vero contratto di lavoro e di questi tempi non ti affitta più nessuno. Se sei fortunato trovi qualcosa in nero, come la sua vecchia stanza, più simile in realtà a uno sgabuzzino, per cui pagava 350 euro al mese e che ha lasciato per la stagione nei campi.

 

Di nuovo in strada, all’Alimarket si è avvicinato nuovamente, anche se aveva promesso di non farlo mai più. Aveva bisogno di fare una doccia. Due giorni prima aveva fatto il vaccino, dopo essere già guarito dal Covid, mentre il giorno stesso aveva fatto un tampone rapido in farmacia, risultato negativo. O. con una precisione maniacale, mostra tutti i documenti per provare quanto sta dicendo. C’è tutto: avvenuta guarigione, avvenuta vaccinazione, negatività al tampone. Quel giorno però mancava il Green pass a riassumere il tutto perché, come a molti prima di lui, quel codice dava problemi. Voleva solo fare una doccia, in quei container all’aperto, ma senza certificazione, indipendentemente da tutti i documenti presentati, non è potuto entrare. 

Preferisco stare qui, con la mia dignità, anziché essere umiliato ancora una volta


Una volta ottenuto il lasciapassare, le temperature proibitive lo hanno spinto a mettersi in lista per un posto letto ma nonostante la struttura sia ancora mezza vuota non è mai stato chiamato per fare il famigerato tampone molecolare obbligatorio per il primo ingresso. O. è stanco, abbandona l’impresa. Sta aspettando che la Questura lo convochi per ritirare i suoi documenti così potrà finalmente tornare in Marocco per assistere la madre che nel frattempo si è ammalata gravemente. È tutto pronto, ma non sa perché questo appuntamento ancora non arriva. Ormai è ora di cena. All’Alimarket O. non va più nemmeno a prendersi il pasto: “Meglio mangiare una scatoletta di tonno in macchina, anche se si gela. Preferisco stare qui, con la mia dignità, anziché essere umiliato ancora una volta”.

 

Fine seconda parte