Politik | revisionismo storico

Elogio all’invasore

Con i voti favorevoli dell’SVP il Senato istituisce la Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini, a commemorazione della campagna fascista di Russia.
sconfitta di Nikolajewka
Foto: Wikipedia

Nel silenzio pressoché totale, il Senato approva in via definitiva la proposta di legge (S.1371), che istituisce la Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini. La data scelta non è casuale: il 26 gennaio, alla vigilia della giornata della Memoria per le vittime della Shoah e giorno in cui ha avuto luogo la sconfitta di Nikolajewka del 1943, evento che diede inizio alla disastrosa ritirata italiana di Russia.
La legge, promossa tra le stanze di Palazzo Madama con 189 voti favorevoli (compresi quelli dei tre senatori della Volkspartei), nessuno contrario e 1 astenuto, si presuppone lo scopo “di conservare la memoria dell’eroismo dimostrato dal Corpo d’armata alpino nella battaglia di Nikolajewka durante la seconda guerra mondiale, nonché di promuovere i valori della difesa della sovranità e dell’interesse nazionale”.


“Disgustoso e imbarazzante” è il commento della Freiheitliche Jugend che chiede ai senatori della SVP di scusarsi per il proprio voto. "Ogni paese ricorda i propri caduti, così come le diverse truppe militari celebrano le loro commemorazioni - scrive la giovanile in una nota -. Ma il fatto che in Italia nel 2022 una tale "Festa delle truppe" debba essere definita dal Parlamento e che gli Alpini di oggi non riescano a trovare un periodo migliore e più appropriato da celebrare degli anni del Fascismo e delle missioni che hanno portato avanti sotto il comando di Benito Mussolini, è scioccante".

 

Del parere diverso è la senatrice Julia Unterberger, che difende il voto del suo gruppo: “La legge era stata già votata alla Camera e tutta la maggioranza, di cui noi facciamo parte, ha votato a favore - risponde a salto.bz -. Non avremmo avuto nessun motivo per votare contro a questa giornata simbolica, anche perché - è quanto sostiene la Senatrice - gli Alpini non erano invasori, ma hanno fatto un’azione di salvataggio delle truppe italiane accerchiate in Russia. Considerare gli Alpini nostri nemici è una visione antiquata che va superata: non erano fascisti così come gli Schützen non erano nazisti e trovo positivo che ultimamente abbiano fatto alcune iniziative insieme”.

 

In realtà, gli scenari storici sono ben diversi da quelli menzionati dalla Senatrice, a partire dal ruolo stesso degli Alpini nel conflitto bellico. E che cosa ci facessero decine di migliaia di "Penne nere" in territorio russo a seguito dell'Operazione Barbarossa, l’offensiva nazista lanciata nel 1941 contro l’Unione Sovietica, lo ricorda lo storico trentino Francesco Filippi: “Gli Alpini, insieme a molti altri corpi del regio esercito, a invadere l’URSS ci andarono su ordine di Mussolini, che voleva partecipare ai progetti di aggressione hitleriani nella “guerra antibolscevica". I tedeschi - spiega Filippi in un post Facebook - pare manco li volessero, gli italiani: impreparati, casinari, demotivati. Ma Benito insistette molto, ed ebbe la sua guerra. Prima della ritirata del 1943 ci furono gli anni dell’occupazione dell’URSS da parte dell'Asse, dal giugno del 1941; anni in cui, nei territori sotto controllo nazifascista, prese il via l’operazione di “ripulitura” da ebrei e slavi delle terre destinate al Lebensraum nazista. Anni in cui ebbe inizio l’industrializzazione dello sterminio e l’applicazione della "soluzione finale” a milioni di ebrei che vivevano in Europa centrale. A ben vedere - prosegue lo storico - ogni giorno in cui i soldati italiani combatterono anche con eroismo sul fronte russo prima avanzando e poi ritirandosi, fu un giorno in più in cui i cancelli di Auschwitz rimasero chiusi sull’orrore. Gli Alpini - precisa Filippi - sono una parte fondamentale della nostra società: il loro impegno e altruismo in tutti i momenti in cui il paese ha avuto bisogno di loro, catastrofi naturali, crisi, emergenze, sono encomiabili e a mio parere vanno celebrati.  Ma non attraverso un episodio che ricorda l’impegno fattivo degli italiani ("noi" italiani) nel sostenere in armi l’opera di morte dei fascismi europei. Non il giorno prima della giornata della Memoria. Gli alpini - conclude lo storico - meritano di più. La memoria italiana merita di più”.


A prendere parola anche Carlo Greppi, storico e autore de “Il buon tedesco”, che parla di “vergogna immonda”, riferendosi alla legge come “uno dei punti più bassi della storia della memoria pubblica italiana” e lanciando a sua volta un appello: “Se esistono alpini antifascisti e democratici, insorgano ora contro questa vergogna. Ogni metro difeso in quel “drammatico ed eroico episodio”, come peraltro in tutti gli altri di quella guerra d’aggressione, ha permesso ai cancelli di Auschwitz di restare sprangati. E alla guerra di mietere altri milioni - sì: milioni - di vittime”, conclude Greppi.