Lingue a scuola: ci vuole chiarezza
In origine quello che segue doveva essere il cappello dell'intervista a Patrizia Mazzadi, direttrice della scuola bilingue italo-tedesca di Monaco di Baviera, uscita in mattinata. Ma ad ogni revisione il pezzo si allungava, arrivando a contenere sempre meno dati e sempre più opinioni e quindi, per evitare troppa confusione, ho scelto di ricavarne una specie di editoriale.
Dunque: è un dato di fatto che da oltre un decennio in Alto Adige-Südtirol, per rispondere alla fame di bilinguismo dei centri urbani, la scuola italiana abbia nobilmente reagito cercando una soluzione, prima con Luisa Gnecchi, l'iniziatrice, poi con Christian Tommasini, l'attuatore, e ora con Giuliano Vettorato, che sta proseguendo praticamente nella stessa direzione dei predecessori del PD. Fin dall'inizio si è deciso di puntare sull'insegnamento veicolare della seconda lingua (CLIL), partendo con una pioggia di ore di tedesco che si è trasformata nel giro di qualche anno - agendo sempre in buona fede - in una vera e propria tempesta tropicale. E questo nonostante non vi fosse neanche lontamente un numero sufficiente di docenti adeguatamente formati dal punto di vista linguistico. Cioè: sparando cifre solo a mo' di esempio, si è partiti con 10 sezioni bilingui che avevano insegnanti preparati, i genitori che in quegli anni avevano figli in età pre-scolare sono andati in ansia sommergendo di richieste le scuole e la Soprintendenza, la domanda è decuplicata, gli insegnanti CLIL, però, non c'erano e ci si è inventati l'insegnamento in compresenza (che raddoppia semplicemente i costi di un'ora tenuta da un insegnante linguisticamente preparato/a), si sono aperte le sezioni bilingui anche ai bimbi non provenienti dal Kindergarten, l'ansia "sociale" è aumentata ancora a dismisura, si sono create le sezioni potenziate, gli insegnanti a quel punto erano ancora meno e si è reagito come si poteva, prendendo giovanissimi neo laureati o anche non laureati (la cosa è possibile dalle graduatorie d'istituto, non ovviamente da quelle dell'intendenza, ndr). Tutto questo è servito per creare masse di studenti realmente bilingui? No, masse sicuramente no. E' aumentato però il numero di studenti con una discreta/buona conoscenza della seconda lingua, quello sì. Ma siamo tra gli ultimi in Italia in matematica e italiano. Era questo l'obiettivo?
In Alto Adige, in sintesi, si segue il percorso inverso della Scuola Da Vinci, che è un istituto bilingue capace di formare ragazzi italiani per la maturità germanica, ma ha un sistema fondato sulla gradualità dell'apprendimento. Tanto che i bambini italiani di Monaco alle elementari fanno molte meno ore in lingua tedesca della gran parte dei bambini altoatesini, partendo da quelle più pratiche come sport e musica, ma poi, appunto, alla fine del percorso conseguono l'Abitur. E non sono le ore in più (quasi il doppio, in verità) che a Bolzano possono compensare il fatto che i bambini di Monaco, usciti da scuola, non vivano una vita interamente "In italiano" come i loro colleghi altoatesini. In Baviera fra le mura domestiche parlano sì tutti in italiano, ma poi i ragazzi sono in qualche modo costretti a frequentare associazioni sportive tedesche, vanno agli scout con coetanei tedeschi, in cortile hanno amici tedeschi, guardano la Tv germanica, vanno al cinema a vedere film in tedesco, ascoltano musica germanica. In un concetto: assorbono gradualmente la lingua e la cultura germaniche, mentre i ragazzini altoatesini si fermano generalmente alle 9-12 ore in tedesco e per il resto vivono in un ambito integralmente italiano.
I bambini italiani di Monaco alle elementari fanno molte meno ore in lingua tedesca della gran parte dei bambini altoatesini, ma poi conseguono l'Abitur.
In Alto Adige, dove i gruppi linguistici, salvo poche eccezioni, vivono in mondi paralleli, si pensa di poter supplire a questo "svantaggio di contesto" partendo con un tuffo in un gelido mare di ore in (e di) tedesco. Le lezioni in lingua alle elementari vengono impartite a migliaia di bambini che in gran parte non vengono dal Kindergarten. E non si parte affatto dalle materie pratiche ma da geografia e scienze-matematica (a breve si vedrà il perché, ndr). Solo "le elite del Kindergarten" accedono - giustamente, direi - alle sezioni veramente bilingui in cui i bambini hanno lo stesso livello di tedesco passivo e provengono da famiglie che generalmente cercano di aggiungere anche qualche esperienza extrascolastica nell'altra lingua. Le sezioni bilingui "normali", invece, vengono frequentate da bambini che magari hanno solo avuto il volenteroso nonno con il Patentino C che ha insegnato loro qualche parola con l'inflessione della provincia di provenienza (comunque un grande nonno, detto senza la minima ironia, ndr). E lo stesso vale per le sezioni "potenziate" (con 9 ore), create, come le bilingui "finte", per colmare la voglia di bilinguismo "senza troppi sbattimenti".
Come si è visto, nella Scuola Da Vinci di Monaco le prime materie impartite nei primi anni delle elementari nell'altra lingua sono quelle più pratiche, musica e educazione fisica, che sono pure le materie con meno ore alla settimana. E' una soluzione molto logica, ma che se applicata in Alto Adige, senza reciprocità con le scuole tedesche, cosa comporterebbe? Che gli insegnanti di musica e sport delle scuole italiane perderebbero il lavoro. Quindi cosa ha pensato la Soprintendenza? Di togliere ore agli insegnanti che ne hanno di più, e cioè: a chi aveva la cattedra di italiano-storia-geografia (9 ore alle medie) è stata tolta geografia e ai docenti con la la cattedra di matematica e scienze (6 ore alle medie) sono state tolte - generalmente - un'ora di scienze e una di matematica. Ma per insegnare geografia, ad esempio, ci vorrebbe un'abilitazione che in pochissimi casi i docenti chiamati a tappare il "buco linguistico" hanno. E, guarda caso, italiano e matematica, le cattedre a cui vengono sottratte le ore, sono le materie in cui siamo in grossa difficoltà nell'INVALSI proprio perché, rilevano parecchi insegnanti, il troppo precoce insegnamento veicolare priva i ragazzi della conoscenza del lessico disciplinare nella loro madrelingua.
En passant, giusto per fare un raffronto sulla mancanza di reciprocità tra i mondi paralleli, è bene ricordare che in Sudtirolo nelle scuole tedesche alle elementari di norma si fa un’ora di italiano in prima, 4 ore nella seconda e terza, 5 ore in quarta e quinta. Alle medie 4 ore in tutte e tre le classi (ma dai Franziskaner se ne fanno 5), alle superiori in media 4 ore settimanali, ma con variazioni a seconda degli indirizzi. Si parla di lezioni di italiano non di insegnamento veicolare, che nel mondo tedesco viene associato all' "immersione", lo spettro che iniziò ad aggirarsi in Alto Adige a metà degli anni Novanta. Le rilevazioni statistiche non vanno assolutamente sopravvalutate, ma nelle scuole tedesche le indagini annuali non fanno emergere particolari criticità in nessuna materia. Al di fuori dei centri urbani, però, è meglio non indagare troppo sul livello di conoscenza della seconda lingua (italiano) perché si potrebbero avere sorprese scioccanti.
L'anno scorso, dopo essermi confrontato con numerosi docenti ed esperti ed aver scritto sul tema dell'insegnamento del tedesco una decina di articoli, ho riscontrato quasi l'unanimità nell'individuazione di quello sembra essere il problema principale: la formazione dei prof. Mancando gli insegnanti qualificati (non possono provenire "ovviamente" dalla scuola tedesca, sarebbe tutto troppo facile), negli ultimi anni le lezioni in compresenza nell'altra lingua vengono in molti casi tenute da giovanissimi, magari anche di madrelingua, che non hanno alcuna formazione didattica specifica e in diversi casi neppure la laurea (la cosa è possibile attraverso le graduatorie d'istituto, non ovviamente attraverso quelle dell'intendenza). Il paradosso è che fin dalla prima classe delle elementari nelle sezioni bilingui si parte con 12 ore, ma alle superiori, quando i ragazzi hanno una discreta conoscenza della seconda lingua e potrebbero interagire al meglio, si scende di colpo a 4 o 5 ore alla settimana. Esattamente l'inverso di ciò che avviene a Monaco.
I vertici della scuola sanno che i problemi sono dovuti all’eccesso di ore veicolari a bambini che hanno scarse conoscenze del tedesco, ma a chiedere tedesco-tedesco-tedesco sono i genitori e quindi indietro non si può più tornare.
Guardando le statistiche, è impossibile non notare che tutto il tedesco che viene insegnato nei primi 8 anni di scuola non stia affatto creando generazioni di studenti bilingui. Il sistema scolastico altoatesino crea senza dubbio piccole elite bilingui super preparate in uscita dalle sezioni "veramente bilingui". Ed è già qualcosa, per carità. Ma tutto il resto del tedesco buttato un po’ lì’ che effetti ha? I risultati INVALSI diffusi di recente, come si è visto, denotano un forte ritardo generalizzato degli studenti altoatesini nelle due materie chiave. Nel mondo della scuola molti si dicono certi che i problemi derivino dall’eccesso di ore veicolari, ma tutti dicono di avere le "mani legate" perché a chiedere tedesco-tedesco-tedesco sono i genitori. Quindi, ormai, indietro non si può più tornare. Chi ne ha la possibilità provi a parlare informalmente con i ragazzi delle medie e scoprirà che molti di loro se la ridono dicendo che capiscono pochissimo durante le lezioni veicolari, ancora in terza! L’unico modo per far andare le cose diversamente, sostengono i pedagoghi, sarebbe di far crescere i ragazzi guardando la tv in lingua tedesca e far loro praticare la lingua fuori dalla scuola. Già, ma come? Ma dove, se le comunità vivono in mondi programmaticamente separati?
Come spiega Mazzadi, alcuni aspetti decisivi per l'apprendimento linguistico sono la gradualità e l'assenza di fretta. Al secondo posto viene l’adeguata formazione linguistica dei docenti. Ancora oggi, non essendo riusciti a creare un piano formativo efficace, si pensa di poter fingere di averla con quintali di ore “in compresenza” che non fanno altro che sottrarre importanti risorse economiche. Soldi che potrebbero essere impiegati, ad esempio, per l’assunzione di insegnanti di sostegno o per la formazione dei docenti stessi. Quindi è un po' paradossale che qualcuno sui media sottolinei come nelle sezioni bilingui gli studenti abbiano anche i risultati migliori in matematica e italiano (anche se sarebbe importante che l'Intendenza fornisse i dati precisi), perché in realtà è assolutamente ovvio. In quelle sezioni vanno i ragazzi "top" che peraltro quando fanno lezioni in tedesco non fanno solo "sì sì" con la testa, ma capiscono quello che la prof sta dicendo, e che vengono generalmente da contesti familiari "culturalmente elevati".
Quelle appena scritte sono ovviamente delle semplificazioni. La realtà è più sfumata e non si sta parlando di una situazione tragica, ma difficile, sì. Sarebbe lecito, quindi, attendersi che le istituzioni scolastiche in carica dicessero che forse sarebbe opportuno un processo di accurata valutazione del sistema. Reagire facendosi scudo con le indubbie eccellenze del sistema-scuola è decisamente troppo comodo. Questo tipo di strada andava percorsa, ma se le cose non vanno esattamente come si era immaginato bisognerebbe avere il coraggio di correggere il tiro. Se non si vuole cambiare nulla dalle elementari in su (ma perché, poi?), perché non trasformare le scuole dell'infanzia italiane in Kindergarten? A livello pre-scolare, dove si impara in buona parte attraverso il gioco, la formazione linguistica dei docenti dovrebbe essere decisamente più abbordabile rispetto ai gradi scolastici superiori. Tutto ciò detto nella consapevolezza che uno studio di qualche anno fa rivelava che neppure lo stratagemma del Kindergarten da solo dà gli effetti sperati.
Innocue provocazioni a parte, se invece si volesse attuare una riflessione seria con l'idea di introdurre qualche correttivo, si potrebbe pensare di introdurre un sistema basato sulla gradualità. Non potendo ovviamente licenziare gli insegnanti di musica ed educazione fisica si potrebbe partire solo con ore di tedesco (e non in tedesco), per arrivare alle lezioni veicolari negli ultimi anni della scuola elementare e con un'accelerata magari alle medie e - SVP permettendo - un numero più ampio di sezioni DPS nella parte finale della carriera scolastica. Se, invece, come pare, non c'è la minima intenzione di avviare una riflessione e si finge che le criticità si possano sistemare "con il tempo", sarebbe il momento di parlare chiaro alle famiglie e dire, con il cuore in mano, che i loro bambini per anni saranno costretti a fare "sì sì" con la testa capendo, quando va bene, il senso di quello che viene detto nelle ore veicolare e che, crescendo, avranno delle lacune in italiano e matematica. Con un minimo di chiarezza si potrebbe porre i genitori di fronte ad una scelta consapevole e magari un numero sempre inferiore di loro si accontenterebbe del tedesco un tanto al chilo. Andrebbe poi spiegato che anche dopo il Kindergarten la scuola può contare sì e no per il 30-40% nella preparazione linguistica di un ragazzo. Che la lingua va vissuta, e il resto del lavoro lo devono fare le famiglie, visto che la politica preferisce alzare gli occhi al cielo e invocare l'intangibilità - nei secoli dei secoli - dei sacri principi autonomistici.
E invece che imboscare le critiche come avvenne a suo tempo per il Kolipsi II andrebbe subito rifatto uno studio analogo per capire quali sono le cose che non funzionano
E, soprattutto, andrebbe utilizzata l'Eurac, andrebbero fatti investimenti corposi per realizzare studi seri. E invece che imboscare le critiche come avvenne a suo tempo per il Kolipsi II andrebbe subito rifatto uno studio analogo per capire quali sono le cose che non funzionano e aprire un dibattito con tutte le parti interessate. Far finta che vada tutto bene perché i "top students" delle sezioni bilingui passano in grandi percentuali le certificazioni linguistiche o perché siamo molto bravi in inglese, equivale a mettere la testa sotto la sabbia e a prendersi anche una ENORME responsabilità sul futuro di generazioni di studenti. Perché quei ragazzi top sono una splendida realtà del mondo scolastico, ma non lo rappresentano se non in minima parte.
E' davvero poco consolatorio scoprire nella vita reale che ormai gli studenti italiani arrivano in quinta superiore con un tedesco migliore rispetto all'italiano della gran parte dei ragazzi di lingua tedesca che non vivono nelle città (per quelli delle città resta in gran parte valido il luogo comune degli Anni Ottanta che "i tedeschi sanno molto meglio l'italiano di quanto gli italiani sappiano il tedesco"). L'Svp non ha il minimo interesse a cambiare le cose nella scuola tedesca e quindi, intanto, che si fa? Ci si inventa una scusa diversa ogni volta che arriva una statistica sgradita?
Il grosso dubbio, però, è che questa situazione, in fondo in fondo, stia bene a tutti: alla scuola "che fa il possibile", e alle famiglie che si convincono a loro volta di "fare il possibile" per i loro figli. E così, un paio di volte all'anno, quando escono i vari studi, c'è qualche ora di fibrillazione ma a partire dal giorno dopo tutti si autoassolvono e resta tutto uguale a prima.
Analisi perfetta, per quanto
Analisi perfetta, per quanto impietosa.
Sottoscrivo ogni singola parola dell'articolo.
Antwort auf Analisi perfetta, per quanto von Massimiliano Rausa
Mussolinis radikalen
Mussolinis radikalen Kolonisierungsversuche mit Unterwanderung, sowie Verbot der deutschen Sprache und Zelgers "je besser wir trennen, ..." mit den 3 Schulämtern, verhindern noch immer die sinnvolle Zweisprachigkeit der Jugendlichen in Südtirol.
Während die Welt-Verständigungs-Sprache-Englisch bei den Jugendlichen beider Sprachgruppen recht beliebt ist, ist nur "quell pezzo die carta" wichtig, um die Zweisprachigkeitszulage zu erhalten.
Antwort auf Mussolinis radikalen von Josef Fulterer
"... di carta"
"... di carta"
Per imparare una lingua
Per imparare una lingua bisogna amarla ed amare anche la cultura che questa lingua esprime. Non ci siamo.
... warum die Ladinerinnen
... warum die Ladinerinnen als die sprachfertigsten gelten, - ob ihrer Grundschulausbildung, - kein Thema?
Questo articolo è da
Questo articolo è da archiviare, perché ricostruisce in modo preciso e chiaro il delirio di cui è preda la scuola in lingua italiana in Alto Adige/Südtirol.
Il delirio del resto è noto da tempo. Nel mio "Spaesati" (2006) c'è un capitolo dedicato alla "Scuola allo sbando"; modestia a parte, sempre per auto citarmi, insieme ad Aldo Mazza, nel nostro "Stare insieme è un'arte" (2012) di capitoli dedicati all'insegnamento/apprendimento ce ne sono due: leggere per sapere.
Qui mi sento di aggiungere due cose.
Primo: la tragedia della scuola italiana in Alto Adige/Südtirol va inserita nel contesto della tragedia della scuola italiana. Pasolini diceva che, per salvare la cultura, la si sarebbe dovuta chiudere: provocazione, ma non poi tanto, visto dove siamo arrivati. La cosa che a me fa venire l'orticaria è che di questo disastro pagheranno le conseguenze gli studenti, che non hanno alcuna responsabilità. Fottutissimo cinismo!
Secondo. Se avessi 16 anni e fossi uno studente delle superiori e sentissi qualche assessora o assessore, intendente, dirigente scolastico, professoressa o professore, supplente, collaboratore scolastico pronunciare la locuzione "i nostri ragazzi"... non so che farei, ma qualcosa di grosso di sicuro!
«E' davvero poco consolatorio
«E' davvero poco consolatorio scoprire nella vita reale che ormai gli studenti italiani arrivano in quinta superiore con un tedesco migliore rispetto all'italiano della gran parte dei ragazzi di lingua tedesca che non vivono nelle città»
Ci sono dati a riguardo? Dove li trovo? Kolipsi?
Ad ogni modo la differenza sta nel fatto che gran parte degli italiani nella vita reale fuori dalle scuole (e dopo l'età scolastica) è molto meno confrontata con la necessità (!) di parlare/leggere/ascoltare la seconda lingua che viceversa.
Interessant dazu:
Interessant dazu:
https://www.brennerbasisdemokratie.eu/
---In una scuola germanica
---In una scuola germanica del tutto presumibilmente un'insegnante che si rivolgesse nello stesso modo a dei genitori rischierebbe un provvedimento disciplinare. ----
Bayrisch, Schwäbisch, Altbayrisch, Fränkisch uvm Lehrer/innen sprechen mit den Eltern lokale Umgangssprache.
Im Sarntal, im Pustertal, im Vinschgau usw sprechen die meisten Lehrer/innen außerhalb des Unterrichts lokale Umgangssprache.
Nur in Bozen ist es näher an der Schriftsprache. ( was ist Hochdeutsch, Goethe, Schiller ??)
Nahezu niemand spricht Hochdeutsch im deutschen Sprachraum.
Ebenso wie, nirgendwo in Italien ein reines "Hochitalienisch" im normalen Tagesablauf gesprochen wird.
Antwort auf ---In una scuola germanica von rotaderga
Umgangssprache und Dialekt
Umgangssprache und Dialekt sind verschieden! Dialekte siehe https://de.wikipedia.org/wiki/Dialekt
"In una scuola germanica del
"In una scuola germanica del tutto presumibilmente un'insegnante che si rivolgesse nello stesso modo a dei genitori rischierebbe un provvedimento disciplinare. Da noi, invece, pare sia "normale"."
Das ist falsch:
"Der Dialekt wird als Kommunikationsmittel auch in schulischen Situationen des Unterrichts und Schullebens verwendet. In dialektal geprägten Orten sprechen die Mitglieder der Schulfamilie zum Teil im Dialekt miteinander. Gerade im persönlichen Gespräch kann die Mundart die naheliegende Varietät sein, wird personenbezogen gebraucht und kann zur Wertschätzung des Dialekts und der Entwicklung von (sprachlichem) Selbstbewusstsein der Schülerinnen und Schüler als (auch) Dialektsprechende beitragen."
Quelle: Offizielle Seite des Landes Bayern (https://www.dialekte.schule.bayern.de/schulbezug/dialekt-im-unterricht/)
Es ist also naheliegend, dass auch in Bayern Eltern gefragt werden, ob sie Dialekt verstehen. Ein Disziplinarverfahren gibt es dafür sicher nicht.
"Ho scritto che non esiste un
"Ho scritto che non esiste un Hochdeutsch quale contrapposto al Dialekt."
Schauen Sie sich doch die Definition von "Hochdeutsch" bzw. "hochdeutsch" (vom Substantiv "Hochdeutsch" wird man zum Adjektiv "hochdeutsch" weitergeleitet) im Duden an.
Ich kenne genug italienische
Ich kenne genug italienische Mitbürger(innen), die sich eher mit dem Dialekt als mit einer Form von Standardsprache leicht tun. Nein, für den Dialekt sollte sich niemand schämen. Sie hätten einfach sagen sollen, und das haben Sie hoffentlich, dass Ihnen Standard-/Hochdeutsch lieber wäre.
Die Sprache dient als
Die Sprache dient als Verständigungsmittel zwischen den Personen. An der Nahtstelle von zwei Sprachen ist die Kenntnis beider Sprachen von Vorteil und eine persönliche Bereicherung. Die nicht unbedingt auf die perfekte Aussprache, in der Hochsprache und den verschiedenen Dialektarten, "wird zwar besonders von den deutschen Sprachhütern überbetont," sollte aber überwunden werden.
Deutschsprachige Südtiroler wechseln automatisch auf Italienisch, auch wenn sie die Sprache nur mäßig beherrschen, wenn sie merken, dass die andere Person das Deutsch nicht perfekt beherrscht. Das liegt daran, "dem Italiener ist die Verständigung wichtiger wie die perfekte Aussprache."
Sie müssten es wie der
Sie müssten es wie der seinerzeitige Landesrat Feretti machen, der mich bei einem Treffen gebeten hat, in der deutschen Sprache zu sprechen. Dann wechselt auch der deutsche Südtiroler in die Hoch-Schriftsprache.