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Il voto “inutile” di Trento e Bolzano

500mila voti al Senato andranno “persi”: non si potrà esprimere il voto di lista e contribuire al raggiungimento delle soglie di sbarramento. Una stortura democratica.
scheda Senato
Foto: Repubblica

Uno degli effetti indesiderati della legge elettorale “Rosatellum” con la quale voteremo tra un mese esatto per il rinnovo delle Camere, ci riguarda direttamente. Ed è la conseguenza più rilevante – sebbene sfuggita ai più – del ridisegno dei collegi elettorali avvenuto per effetto del taglio dei parlamentari, dopo il referendum del 2020. Con la riduzione del numero di senatori, infatti, il Trentino-Alto Adige ha perso il settimo seggio spettante alla regione, l’unico sulla parte “proporzionale”. Sulla scheda per l’elezione del Senato, elettrici ed elettori potranno scegliere solo il proprio candidato nel collegio uninominale, mentre non potranno esprimere il voto di lista, in quanto il collegio plurinominale è stato abolito. Solo la Valle d'Aosta era già sprovvista di un listino proporzionale.

 

Ricordiamo che in Italia il 37% dei seggi parlamentari è assegnato con un sistema maggioritario in collegi dove vige l’uninominale secco: chi arriva primo, “vince” il collegio. Un restante 61% è invece distribuito con un sistema proporzionale: ogni lista ottiene un numero di seggi proporzionale ai voti presi. Per essere ammesse alla ripartizione dei seggi, attingendo a liste bloccate in collegi plurinominali, le liste devono superare la soglia di sbarramento a livello nazionale del 3%, sia alla Camera sia al Senato (sebbene quest’ultimo sia “eletto su base regionale”). Votando la lista proporzionale, si vota anche il candidato uninominale.

 

Modello Valle d’Aosta

 

Cosa significa in concreto? Che contrariamente alla Camera dei deputati, ora il sistema elettorale in Trentino-Sudtirolo non prevede il voto di lista per il Senato. Ad esempio, i partiti in coalizione non avranno i rispettivi simboli sulla scheda, bensì tutta la coalizione sarà racchiusa all’interno di un unico simbolo, posto accanto al nome del candidato all’uninominale. È la stessa modalità di voto della Valle d’Aosta, adottata già nel 2018: per i valdostani esiste solamente un collegio uninominale “escluso” dai conteggi nazionali. Con la riduzione degli eletti, la stessa norma si applicherà ai sei collegi uninominali del Trentino-Alto Adige. Solo che la nostra regione ha otto volte gli elettori della Valle d’Aosta.

 

 

Stando all'affluenza del 2018, 500mila voti del Trentino-Alto Adige verranno a mancare sul proporzionale. Otto volte quelli della Valle d'Aosta – che già adottò lo stesso sistema.

 

Non solo al Senato non si potrà esprimere il voto per una lista coalizzata (ad es. per “Più Europa”, se si vota Luigi Spagnolli a Bolzano, o per Forza Italia) ma anche i voti ai candidati espressione d’una singola lista non vanno in automatico al partito “nazionale”: chi sceglierà Hans Heiss (Verdi/Sinistra) o Stefania Gander di Azione/Italia Viva non contribuirà al superamento della soglia di sbarramento del 3% su scala nazionale delle rispettive liste. I voti di candidati e candidate all’uninominale, che siano eletti o meno, restano in Regione e vanno per così dire “persi”. Prendendo per buona l'affluenza del 2018, sono cinquecentomila voti la cui mancanza rappresenta non solo un rischio in più per quelle liste che temono di non entrare in Parlamento, ma anche un’insidia politica in caso di pareggio tra coalizioni: nel 2016 la distanza tra il centrosinistra di Romano Prodi e il centrodestra di Silvio Berlusconi, in quel caso alla Camera, fu di soli 25mila voti.

 

Centrosinistra, voti “buttati”?

 

La natura esclusivamente regionale del voto al Senato ha portato in tutti i collegi del Trentino a candidature unitarie tra la coalizione di centrosinistra e il “terzo polo” di Azione/Italia Viva, nonostante la rottura tra Letta e Calenda a livello nazionale. In Alto Adige, invece, il centrosinistra (Partito Democratico, Sinistra italiana/Europa verde e Più Europa ovvero il Team K) è unito nel sostegno a Gigi Spagnolli nel collegio di Bolzano-Bassa Atesina, mentre nei collegi senatoriali di Merano e Bressanone il PD, i Verdi e (col proprio simbolo) il Team K presentano candidati diversi, così come Azione e il Movimento Cinque Stelle locali.

Facile domandarsi perché le liste del centrosinistra sudtirolese vadano divise, se non per misurarsi in vista delle provinciali in una sorta di prova generale. “A questo punto, però, potevamo candidarci assieme ovunque” sostiene un esponente del centrosinistra. Resta evidente la stortura democratica provocata dai meccanismi (perversi) della legge elettorale, che danneggia le minoranze politiche e, in Alto Adige, è fatta su misura della SVP. Nonostante abbia mantenuto sei senatori, l'esclusione dal proporzionale è forse un prezzo troppo alto da pagare pure per l'autonomo Trentino-Sudtirolo.