come se sempre ed ovunque si potesse scegliere la fuga come unica soluzione di coraggio civile. e lei lo faceva continuamente. le occasioni per praticare questa tecnica di rimozione ultimamente non mancavano nella sua vita. sì, chronia preferiva stare in silenzio davanti alla vergognosa arroganza di potere che osservava intorno a lei. rimaneva costretta a subirla e nel suo mondo - seppur ristretto - fecero irruzione prepotentemente nuove e difficili problematiche - a prima vista irrisolvibili - quali la disonestà e la doppiezza di chi diceva di essere un semplice rappresentante del popolo o chi affermava di sestesso di essere solo un politico puro senza secondi fini o interessi. ma chronia, di fronte a questa montagna di vicende intricate senza tangibili soluzioni immediate cercava il mare. quei faraglioni di lusso intinti in quelle turchesi baie trasparenti le davano la necessaria giustificazione per tacere. non le piacevano le grida aggressive degli oppositori inconcludenti. non gradiva le proteste angosciose dello sfogo violento. era così che si prese una stanza arredata da giò, tutta turchese come il mare laggiù, sotto l’hotel dove alloggiava per sfuggire. ogni volta che di fronte vedeva sollevarsi una nuvola di indignazione popolare dai quartieri spagnoli lei mosse e distraeva lo sguardo fissando le piastrelle del pavimento in bagno. si portava così il mare trasparente in casa, proprio lì dove appoggiavano i suoi piedi bianchi usciti puliti dal bagno. giò ci aveva pensato e lei gradiva essere cullata dalla sua concreta creatività domestica, affidandosi ciecamente a lui. sorrentine dimenticanze. rimozioni gradevoli.