Quando la strada diventa un letto
Da aprile a settembre di quest’anno, il Comune di Bolzano ha effettuato 136 sgomberi ai danni di persone senza dimora. Una guerra invisibile per molti, ma non per chi la subisce. Il flash mob organizzato ieri sera (24 novembre) da Bozen Solidale in Piazza Università ha ricordato che gli sgomberi sono solo l’ultimo anello di una catena che imbriglia i più vulnerabili lasciandoli al margine e senza via di uscita, bloccati in un labirinto di affitti privati fuori controllo, centinaia di immobili sfitti e una politica sociale che insegue le logiche di mercato. Le cosiddette politiche a bassa soglia, hanno denunciato in piazza gli attivisti, servono solo ad allontanare il problema dal “salotto buono”, con la Provincia e il Comune che preferiscono spendere ogni anno centinaia di migliaia di euro per strutture fatiscenti e con gravi problemi igienico-sanitari anziché risolvere davvero il problema alla radice.
Strutture ad ogni modo insufficienti a soddisfare tutte le domande, con procedure di accesso farraginose e liste di attesa sempre più lunghe. Il sistema di turnazione del Centro Emergenza Freddo, per esempio, impone che per un periodo trascorso all’interno del dormitorio ce ne debba essere uno passato al di fuori.
E così d’inverno, ogni inverno, centinaia di persone si ritrovano costrette a vivere per strada, sotto i ponti e lungo gli argini del fiume.
L’intervento al microfono di apertura ha ricordato come chi vive in strada spesso sia un lavoratore che non può accedere al mercato immobiliare. Da un lato per i prezzi elevati dall'altro, anche quando potrebbe permetterselo, se il lavoratore è di origine straniera diventa raro trovare un proprietario disposto ad affittare. Quando esiste subentra spesso la speculazione: spesso ci si sente chiedere centinaia di euro per un posto letto in una stanza tripla o quadrupla in un alloggio precario.
Diversi sono stati gli interventi, sia in italiano che in tedesco, che non hanno risparmiato critiche alle politiche provinciali degli ultimi anni, prendendo di mira in particolare anche l’ex presidente Luis Durnwalder che ha acceso la miccia, secondo gli attivisti, del progressivo smantellamento del welfare abitativo.
“Dobbiamo agire rapidamente e mettere fine all’unica risposta che la politica sa dare, quella degli sgomberi. Non possiamo più accettare azioni di questo tipo”, ripeteva un altro manifestante.
Significativa la testimonianza di una dottoressa che presta servizio all’ ambulatorio STP, il servizio di Assistenza Sanitaria allo Straniero Temporaneamente presente sul territorio: “Si presentano da me in condizioni drammatiche, prima di farsi visitare devono togliersi almeno 4 o 5 giacche. La situazione è insostenibile”.
Tra promotori, passanti incuriositi, senza dimora e solidali sono state circa una sessantina le persone che hanno partecipato al presidio, circondando le sagome bianche senza volto che rappresentano le persone spogliate della propria identità e dignità. “Questo è il mio letto”, recitava una di queste adagiate per terra, mentre altre – vive – reggevano cartelli di denuncia.
Al termine del presidio, il sentito ricordo dell’attivista e militante Paolo Fabbrini, venuto a mancare la notte tra il 23 e il 24 novembre dopo una lunga malattia. Un omaggio, l’unico possibile, dalle piazze che a lungo ha attraversato e un monito a mantenere viva la sua memoria in tutte quelle che si organizzeranno in futuro.
.... e i sindacati
.... e i sindacati organizzano un "black friday" per i poveri, o no ?
Es ist eine unabdingbare
Es ist eine unabdingbare Pflicht einer Gesellschaft wie der unseren, dafür zu sorgen, dass keine Menschen auf der Straße üernachten müssen. Vorrangig hat dafür das Land Südtirol zu sorgen !