L'ultimatum di Zanin
Via il veto su Christian Bianchi o mi tiro fuori! Questo il messaggio di Roberto Zanin in particolare alla Civica meranese di Andrea Casolari. Il progetto di unione delle liste civiche di Zanin, Gennaccaro, Zaccaria e Casolari, dunque, vacilla. Zanin ribadisce quanto detto un mese fa in un’intervista a Salto, che non intende aderire a un progetto di civiche solo di centrodestra sull’asse Bianchi-Zaccaria-Cleva (ma a differenza di un mese fa l’ex antagonista di Caramaschi si definisce "uomo di centrodestra"). Il leader della lista Civica del capoluogo però non vuole assecondare il veto sul sindaco di Laives. Dato ormai per perso l'ex leghista Filippo Maturi che sembra intenzionato a portare avanti il suo progetto in splendida solitudine rischiando di ridurlo a semplice lista di disturbo (si chiamerà Centro destra), il timore di Zanin è che civiche si dividano in ulteriori due liste differenti. Ma non ci sarebbe da sorprendersi: la capacità di frammentarsi del quadro politico locale non ha eguali.
In una lettera ai media Zanin ribadisce di non avere intenzione di candidarsi e che la sua idea di movimento civico “supera la concezione di destra e sinistra”. Il collante dovrebbe, cioè, “essere la buona amministrazione e l’ottimizzazione della qualità della rappresentanza del gruppo etnico italiano in Provincia”.
Nel programma politico di questa formazione ci dovrebbe essere spazio per “il contrasto al carovita, il reperimento di nuovi alloggi a costi sostenibili, dare una visione allo sviluppo turistico dei nostri principali centri, lo sviluppo della libertà economica privata, la ristrutturazione del sistema sanitario finalizzata alla razionalizzazione delle risorse, la valorizzazione dei centri urbani, il sostegno alle piccole imprese non sono temi di destra o sinistra. Sono temi che tutti noi riteniamo essenziali e che rispetto ai quali tutti insieme potremmo proporre soluzioni. Tutto ciò non si concilia con veti ed esclusioni”.
Poi arriva il messaggio molto esplicito a Casolari, la cui civica alle ultime elezioni si era alleata con il Pd di Tommasini e Repetto, che dopo l’uscita allo scoperto di Bianchi aveva di fatto detto “no tu no”.
“Tutto ciò – scrive Zanin - non si concilia con il veto a Christian Bianchi. Faccio davvero fatica a tollerarlo perché si giustificherebbe solo per due ragioni: la prima ideologica (…troppo a destra…) la seconda opportunistica (candidatura troppo forte che mette a rischio la riuscita di altri). Ebbene nessuna delle due motivazioni è per me accettabile. La prima perché Christian è uomo di centrodestra come lo sono io e come testimonia la nostra storia. La seconda perché non candido e quindi per me è importante la riuscita del progetto nel suo insieme e non l’elezione di uno o dell’altro candidato. Ritengo assurdo rinunciare a unire persone e consensi”.
Dopodiché il leader della civica bolzanina tende una mano ai meranesi. “La mia visione non si concilia neppure con una idea di liste civiche di centrodestra che forse è nei progetti di Christian. Perché il progetto rivoluzionario, forse utopistico, ma che sarebbe davvero in grado di iniziare a scardinare l’immobile politica altoatesina, è un progetto civico unitario e inclusivo. Tutto con l’unico scopo di realizzare il primario interesse pubblico, con un occhio di riguardo per la tutela degli interessi della comunità italiana; comunità che sta perdendo valore per la relativa forza della sua rappresentanza in questi ultimi decenni”.
"Non mi spenderei - dice Zanin - per un progetto di civiche che si dovrebbe scontrare con altri civici, facendosi la guerra e mirando contro tutti i partiti nazionali, senza alcuna visione unitaria. Non posso immaginarmi in una competizione elettorale che veda sul campo tre progetti civici di matrice italiana”.
Zanin infine chiede a tutti di sedersi intorno ad un tavolo facendo un passo indietro per “rilanciare il progetto unitario su alcuni punti condivisi e poi raccogliere le adesioni di tutte le civiche dell’Alto Adige che vogliano esserci.”
Gentile Sig. Zanin
Gentile Sig. Zanin
Condivido il contenuto e lo spirito del Suo intervento …mi permetta di sostanziare tale mia condivisione con una riflessione.
La gestione del nostro territorio è basata sul regime autonomistico: scelta illuminata che fin dal secondo dopoguerra ha costituito corollario al trattato di pace.
Un regime autonomistico che ,nei decenni e nel contesto delle profondissime mutazione della societa´, si muove ( si dovrebbe muovere…) verso l’ affermazione di una Autonomia intesa come “valore maturo” teso alla inclusione di tutte le forze che la promuovono, come forma la più efficace ed opportuna per difendere la specificità di questa terra e promuoverla nel contesto europeo….un regime autonomistico che ha prodotto sviluppo, crescita ed un diffuso benessere in questa terra pur non nascondendone “fragilità” “disquilibri”e talvolta “tentazioni regressive”
L´Autonomia si regge - in estrema sintesi- su un principio informatore che tutti debbono convintamente condividere: una realtà provinciale dove convivono più gruppi linguistici e più sensibilità culturali costituisce un plusvalore
Da ciò però ne discende il “dovere” di ogni forza politica di corrispondere all´obbligo di concorrere a dare la più ampia rappresentanza possibile alla comunità linguistica che si rappresenta. Ciò va peraltro a vantaggio non solo del gruppo linguistico di riferimento ma di tutta la società altoatesina! L´architettura autonomistica che ci regge e ‘infatti basata sul diritto/dovere di ogni cittadino e gruppo di concorrere alla gestione del territorio. Per ragioni di tipo fondamentalmente storico-culturali i gruppi linguistici “camminano” a velocità tangibilmente diverse creando oggettive situazioni di disarmonia nello sviluppo del “progetto” autonomistico…… L’ intelligenza e soprattutto la contezza che l’alternativa è la rinuncia ad un equilibrato ed omogeneo percorso verso la affermazione di una terra sentita e vissuta come “patria comune”, deve costringere ad profonda riflessione ….
Questo “dovere” di efficacia rappresentanza che fa capo alla forze politiche deve naturalmente essere pragmaticamente calato nel “corsetto” della legge elettorale che nello specifico esclude la possibilità di collegamento di liste con il conseguente recupero dei resti. Questo significa che debbano presentarsi al giudizio degli elettori solamente formazioni che abbiano onestamente la concreta possibilità di raccogliere 6.000-:- 8000 voti, altrimenti tutti questi consensi vengono cestinati e ”portati al macero” La presenza di liste che fanno riferimento al bacino elettorale di un gruppo linguistico e che non abbiano oggettivamente la capacità di raccogliere tale consenso rappresentano un “rischiatutto” che fa capo ai “pruriti personali” dei loro esponenti, in totale dispregio dell´ interesse collettivo ai sensi del quale si rivolgono agli elettori per chiederne il consenso.
Sarebbe forse chiedere troppo alle forze politiche che- pur nel rispetto delle loro diverse sensibilità -identificassero un quadro di valori, principi ed obbiettivi “fondanti e fondamentali” condivisi, con il quali presentarsi agli elettori chiedendo il loro consenso e garantendone il rispetto al di la ‘del ruolo che essi saranno chiamati a svolgere nel neo costituito consesso provinciale ….?