Tra gli anniversari di cui è stato ricco il 2022 c’è stato anche quello dei trent’anni trascorsi da quando, a metà di giugno del 1992, fu chiusa da Austria e Italia la controversia sulla tutela della minoranza sudtirolese avviata ufficialmente nell’autunno del 1960 davanti all’Assemblea Generale dell’Onu. La chiusura, come si ricorderà, avvenne in base al famoso calendario operativo approvato dai due governi in contemporanea al varo del nuovo Statuto di autonomia, con il rilascio di un documento che è passato alla storia come la “quietanza liberatoria”.
In quei mesi iniziali del 1992 vi fu, da parte dell’ultimo governo Andreotti, il varo di alcune norme di attuazione che andavano a completare il mosaico di provvedimenti in via di emanazione a partire dal lontano 1972. Vi furono, non senza contrasti e polemiche anche accese, le deliberazioni positive da parte del Congresso della Südtiroler Volkspartei, del Landtag tirolese e del Nationalrat di Vienna. La consegna materiale del documento, una sorta di riconoscimento ufficiale del pieno adempimento, da parte dell’Italia, degli impegni presi oltre vent’anni prima, avvenne presso l’Ambasciata italiana nella capitale austriaca, ma l’atto di maggior significato si svolse probabilmente alcuni giorni più tardi a New York, al Palazzo di vetro, quando i due ambasciatori di Italia e d’Austria presso l’Onu rimisero il testo nelle mani del Segretario Generale.
È un passaggio della vicenda altoatesina forse meno drammatico e contrastato di quelli che l’avevano preceduto nei decenni del secondo dopoguerra, ma non meno significativo e importante. È anche uno di quegli avvenimenti che rischiano di ingiallire nella memoria assieme alle pagine dei giornali che lo hanno raccontato, se non sovvengono, a mantenerne integro il significato, delle opere che raccontino in modo chiaro ed esaustivo quello che avvenne in quei giorni cruciali.
È quanto, meritoriamente, ha fatto uno storico trentino che ormai da molti anni si occupa di recuperare la memoria degli avvenimenti più importanti che hanno portato alla nascita e all’attuazione della nostra autonomia. Mauro Marcantoni, sociologo e giornalista, ha già firmato assieme a Giorgio Postal un’opera complessa e importante sulla fase di definizione del Pacchetto. Ora, con un agile volume dal titolo “Un caso esemplare di pacificazione etnica - Austria e Italia e la quietanza liberatoria nel 1992” uscito da poco in libreria nella collana Grenzen – Confini, della Fondazione Museo storico del Trentino, Marcantoni affronta in modo diretto la cronaca politica di quei mesi cruciali, alla vigilia tra l’altro dello sconvolgimento provocato da Tangentopoli, e racconta i vari passaggi, non sempre facili e quasi mai indolori, che portarono a superare le ultime resistenze, a mettere in un angolo le tesi di coloro che avrebbero voluto tenere aperta la controversia all’infinito, a impostare un nuovo rapporto di amicizia e collaborazione tra Roma e Vienna, enormemente agevolato tra l’altro dall’ingresso dell’Austria nella Comunità Europea.
È un racconto che si arricchisce e si completa con tutta una serie di documenti ma soprattutto con le testimonianze vive di alcuni tra i protagonisti principali di quei giorni: dall’ambasciatore italiano a Vienna Alessandro Quaroni, al politico austriaco che in quei giorni presiedeva il parlamento di Vienna e che poi è divenuto Capo dello Stato, Heinz Fischer.
Elementi fondamentali per capire i contorni di una storia politica che rappresenta il suggello di un lungo processo iniziato trent’anni prima, ma che, al tempo stesso, è anche la base da cui si è ripartiti per una nuova fase: quella che stiamo vivendo ancor oggi.