Jannik Sinner
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Gesellschaft | Tennis

Jannik e noi

Nel Sudtirolo che dal Nebeneinander sta andando verso l'Ohneeinander Sinner ci regala una gioia da condividere Miteinander e non è una cosa da poco.
  • "Such a nice guy"

    "So easy to chat to"

    "He’s always got such a good energy around him and his team" 

    Jannik Sinner ha battuto il giocatore numero uno al mondo, conquistando la sua prima finale di uno Slam, e i giornalisti australiani di Eurosport ieri facevano a gara per trovare le espressioni più adatte per dire la stessa cosa. Il ragazzo di Sesto ha compiuto una grande impresa sportiva, ma i complimenti gli vengono fatti soprattutto per il carattere - la pacatezza, la gentilezza, l’energia positiva che emana nella vittoria e nella sconfitta. L’ammirazione è per la personalità dietro lo sportivo, e la personalità conta - sul campo e fuori. Non che ce lo dovessero ricordare gli australiani - chi lo segue lo sa da sempre. Solo due giorni fa Massimo Gramellini nel suo Caffè sul Corriere scriveva un’ode alle doti di Sinner, che“abita la vita e la partita con calma, ma sempre in rimonta … che conosce l’arte dell’autocontrollo, non fa la vittima né il narciso, e crede ancora nei sogni e nel valore della riservatezza” anche nella vita privata. Di lui sono grandi fan anche le redattrici del Laboratorio della Differenza (@labodif), che stamattina scrivevano: “È stato semplicemente favoloso. Limpido. Educato. Potente. Mai smargiasso. Mai così in alto.” 

    E nella Heimat? Lo amiamo, ça va sans dire. Incondizionatamente? Forse ha ragione la ff che un paio di settimane fa scriveva nella sua storia di copertina che non sappiamo bene davvero come maneggiare un tale talento e cotanto carattere. Ieri mattina la pagina FB della Provincia Autonoma di Bolzano scriveva che Sinner “scrive la storia del tennis azzurro diventando il primo tennista italiano a raggiungere la finale degli Australian Open,” mentre quella del Land Südtirol notava che è “der erste Tennisspieler aus Südtirol” che raggiunge questo traguardo - “und auch auf nationaler Ebene.” Da una parte non si pronuncia Sudtirolo, dall’altra Italia. Nel nostro vivere nebeneinander funziona così.

    Conta, non conta? A novembre, dopo la finale agli ATP di Torino, Philipp Achammer scriveva che è un esempio per la nostra “sportbegeisterte Jugend.” Certo, ma l’esempio va ben al di là dello sport, anzi, è lì che Jannik offre molto di più. Ma per accettare e replicare questo “di più” bisogna essere qualcosa di più, e la società sudtirolese quel “di più” ha smesso di volerlo. Qualcosa si crea per inevitabile osmosi nel Nebeneinander, ma per realizzarlo bisogna vivere Miteinander, e noi stiamo andando inesorabilmente verso l’Ohneeinander - chi attivamente, chi passivamente. Si veda il ferreo impegno della coalizione di governo a evitare l'istituzione di classi bilingui nelle scuole tedesche.

    E allora per fortuna che l’IDM ha “dormito e perso l’occasione” di chiedere a “Inser Biabl” di fare pubblicità per la Heimat (sempre ff). L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è l’ennesimo sportivo con Südtirol sul cappellino, e di sprecare il talento Sinner per portare quello che non ci serve: ancora più turisti.

    Jannik potrebbe fare pubblicità del Südtirol/Alto Adige ai suoi abitanti. Ricordare ai sudtirolesi che sentirsi a proprio agio in Italia non toglie nulla all’identità sudtirolese, anzi: nel 2024 è un’aggiunta, un surplus che può aprire nuove prospettive a chi vuole coglierle. Südtirol is AUCH Italien, e non solo quello, anche molto di più. E questo vale la pena ricordarlo a tutti. Anche agli italiani di Italia che, incredibilmente, si interrogano ancora, confusi, su come funzionano bilinguismo e autonomia.  

    Intanto Jannik ci offre la possibilità di una grande gioia collettiva condivisa (miteinander!) Non è cosa da poco visto che questo sentimento da un po’ scarseggia a queste latitudini. Grazie Jannik, e in bocca al lupo per il tuo primo Slam.

    P.S.:Montecarlo?  Sottoscrivo anche su questo il commento di Gramellini: “Se riportasse la residenza in Italia, diventerebbe definitivamente il mio tipo preferito di italiano.”