Politik | Sudtirolo

Cosa é veramente la rielaborazione storica.

La difficoltá di una autentica rielaborazione storica. E del perché ci si rifiuta di intraprenderla.
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Viviamo in una provincia, in una terra autenticamente e originariamente austriaca, che presenta numerosi segni del passato. Presenta i segni di una aggressione passata. Anzi di 2 aggressioni. Anzi di 3 aggressioni. La prima é stata la aggressione bellica del 1915-1918. Per commemorare adeguatamente questa aggressione bellica servirebbe un monumento ai Kaiserjäger difensori del Tirolo. Monumento che peró non c'é. Al suo posto c'é il notorio monumento littorio che commemora i traditori e guerrafondai che vollero quella aggressione bellica. Monumento littorio che simboleggia contemporaneamente la seconda aggressione cioé quella fascista. Quindi quel monumento simboleggia 2 aggressioni in una. Quale é la terza aggressione ? La terza aggressione é la aggressione nazionalsocialista. Nazisti che erano alleati dei fascisti, che si accordano per le famigerate "opzioni" e che dopo il 1943 perseguitarono anche i "Dableiber". Ora di queste 3 aggressioni abbiamo 3 aggrediti. Chi sono ? Il Tirolo, il Tirolo e il Tirolo.

Dove c'é in Sudtirolo un monumento ai Kaiserjäger difensori della patria tirolese ? Dove c'é in Sudtirolo un monumento al tirolese Franz Innerhofer caduto sotto i colpi dei fascisti ? Dove c'é in Sudtirolo un monumento al tirolese Johann Spechtenhauser ucciso dai fascisti ? Dove c'é in Sudtirolo un monumento al tirolese Josef Mayr-Nusser caduto vittima dei nazisti  ? Da nessuna parte.  

Torniamo ai relitti bolzanini. Un repertorio monumentale del genere non c'é in nessuna cittá italiana. A Verona o a Brescia un qualsiasi monumento fascista del ventennio o del periodo della RSI verrebbe abbattuto in men che non si dica. E non si puó certo dire che lí i fascisti non abbiano compiuto crimini che sia necessario ricordare. Certo che ne hanno commessi, ma questo non implica la legittimitá di mantenere in piedi dei relitti monumentali del genere. Questo é il punto. Quindi questa cosiddetta "contestualizzazione storica" dei relitti monumentali fascisti é un argomento cosí disonesto, cosí pretestuoso e cosí patetico nella sua falsitá e ipocrisia da rasentare l'incredibile per un osservatore esterno.

Come dicevo anche nell'altro articolo la rielaborazione storica passa attraverso la commemorazione delle vittime. Ecco dunque la decisiva differenza tra un lager e un monumento. Il lager era il luogo in cui veniva commesso il crimine, l'omicidio. Quindi puó essere sensato preservarlo. Il monumento littorio o il duce a cavallo invece no, perché sono simboli di magnificazione del fascismo. Il lager diventa automaticamente per la sua stessa essenza un monumento alle vittime: un lager o una statua di Josef Mayr-Nusser quindi in questo senso si equivarrebbero. Il monumento della Vittoria non potrá mai essere un monumento di commemorazione delle vittime in quanto é un monumento di celebrazione del regime fascista. La differenza quindi fra i due (lager e monumento) é fondamentale.

Questo dimostra come un monumento fascista nella sua valenza simbolica non é "storicizzabile" per principio perfino se la popolazione non fosse piú connivente con il fascismo stesso. Ecco perché, qualora la connivenza diffusa a vari livelli con quel passato cessasse completamente, il risultato sarebbe la immediata percezione del monumento della Vittoria (e del duce a cavallo) come marchi vergognosi della cittá e simboli di cui vergognarsi. E questo sarebbe seguito spontaneamente dall'abbattimento di tali relitti. Senza "se" e senza "ma". Dunque quei relitti  non potranno mai valere come elemento commemorativo delle vittime del fascismo e questo per loro essenza simbolica intrinseca. 

Quindi per concludere. A Bolzano, e nel resto del Sudtirolo abbiamo esclusivamente i segni monumentali e commemorativi degli aggressori. Questo non permette di rielaborare nulla. E spiego perché. La rielaborazione storica richiede una ammissione di colpa, un vergognarsi di quel passato. La rielaborazione non é un semplice fatto conoscitivo. È un processo anche doloroso, scomodo, che si vorrebbe evitare perché penoso. È un processo difficile in quanto obbliga a guardare in faccia alla vittima.  Altrimenti non é elaborazione ma solo disonestá, ipocrisia e persistente connivenza con quel passato. Questo processo rielaborativo puó verificarsi solo e unicamente qualora venga messa in atto una commemorazione esplicita delle vittime. Quindi una statua a Franz Innerhofer, a Johann Spechtenhauser e a Josef Mayr-Nusser. Bisogna guardare in faccia a loro per rielaborare veramente.