Politik | Il commento

Fino a quando resisterà Salvini?

Il Capitano si è dimostrato un leader incapace ma starà ancora al vertice del partito. La Lega, anche in Alto Adige, è ormai un partito senza base. L'analisi di Roberto Farneti.
selle lega
Foto: Lega Salvini BZ
  • Il finto statuto della Lega per Salvini premier afferma che il Congresso Federale è convocato dal Segretario Federale in via ordinaria ogni 3 (tre) anni, anche se in realtà (quindi non nella finzione, che in Italia ha preso il posto della realtà), dal congresso di Parma e dalla messa in mora del vecchio progetto politico che si chiamava Lega Nord, non ci sono stati più congressi elettivi, solo timidi congressi regionali, gli unici luoghi dove risuonano a tratti le deboli voci della dissidenza anti-salviniana (niente di tutto questo, sia detto per inciso, nel recente, inutile congressino della Lega Alto Adige, di osservanza salviniana). Quindi nessun congresso elettivo, solo congressi regionali o straordinari, come quello di Milano (dicembre 2019) per sancire il cambio del nome e la centralizzazione di tutto il potere nelle mani di Salvini. Su Radio Radicale c’è il video dei lavori e della votazione del nuovo statuto Salvini-centrico e la votazione a favore fu plebiscitaria, nessuna mano alzata quando si votava contro… ma erano altri tempi, prima dell’implosione di un partito ormai senza una base, senza una percezione, nel suo vertice, degli interessi che rappresenta. 

    Questo partito è ostaggio di un uomo che la mattina monitora il consenso degli italiani sulle opinioni del generale Vannacci, o sul limite di velocità a Bologna

    E pensare che la politica è un’attività competitiva, dove chi perde dovrebbe uscire dai giochi, ragion per cui in America nessuno ha più sentito parlare di gente come Michael Dukakis o Sarah Palin: hanno perso a un giro di elezioni e sono usciti dai giochi. Non nella Lega di Salvini, dove le catastrofi elettorali e l’evidente incompetenza (aver consegnato, letteralmente, un immenso capitale di consenso al partito di Giorgia Meloni) non hanno scosso il partito. Una volta i segretari pensavano in grande, i temi erano quello della scala mobile (su cui interveniva il Nobel Franco Modigliani sul Corriere), l’edilizia popolare, il referendum sul divorzio (e il ruolo dei cattolici in politica), ecc. Oggi questo partito è ostaggio di un uomo che la mattina monitora il consenso degli italiani sulle opinioni del generale Vannacci, o sul limite di velocità a Bologna, o sulle credenziali professionali e morali di Ilaria Salis, o su altre non proprio fondamentali questioni e twitta nella speranza di raccattare un minimo di consenso forse in vista del congresso, sempre straordinario, che in tanti vorrebbero fargli convocare dopo le europee, quindi adesso… perché lo statuto dice proprio questo, che è il segretario a convocare il congresso: siamo regrediti ai tempi degli stati generali, gli antenati istituzionali dei nostri parlamenti, in cui era il re a convocare le assemblee, non il popolo… la rivoluzione francese servì proprio a questo, a invertire quest’ordine, e a rendere in qualche modo i governanti responsabili nei confronti della loro base. 

    Allora, mi chiedo, di nuovo, qual è il limite, la cifra percentuale (alle europee) che poteva essere il detonatore di un cambiamento?

    Del resto in Francia, quando gli stati generali furono convocati in extremis (ma era troppo tardi) nel 1789, erano 170 anni che il re governava senza convocare i rappresentanti dell’aristocrazia e del clero… E agli stati generali della lega, se ci saranno, si spera di non vedere la solita scena di ordinaria follia, come nell’Angelo sterminatore di Bunuel, gli ospiti nella casa di Edmundo e Lucía Nóbile che non riescono più ad andarsene, senza un apparente motivo, trattenuti dentro la casa da una forza di cui non si capisce la natura… nel senso che dentro la Lega tanti mormorano la propria insofferenza, ma poi prevale sempre la linea assurda del capitano, la forza arcana che tiene tutti inspiegabilmente dentro la casa… ci chiediamo allora: fino a quando? Qual è il punto di rottura, quale deve essere il 1789 della resa di Salvini, e cioè, in soldoni, qual era la soglia, alle Europee, oltre la quale il congresso non avrebbe potuto accettare di farsi comandare da qualcuno così marchianamente incapace? Il fatto che Vannacci abbia preso da solo un quarto dei voti della Lega va rendicontato al congresso (se ce ne sarà uno) come un punto di merito? Non che mi stia particolarmente a cuore il destino della Lega, ma c’era comunque un senso nel progetto originario, rappresentare interessi che non trovavano voce in parlamento… bene, se si pensa a quello che è diventata la Lega, è esattamente il contrario, un partito che sempre più rappresenta, con nomine, affiliazioni, posizionamenti e agenda politica, solo la volontà del suo capo. Allora, mi chiedo, di nuovo, qual è il limite, la cifra percentuale (alle europee) che poteva essere il detonatore di un cambiamento. E soprattutto, cosa si inventerà nelle prossime settimane “il barboncino di Putin” (copyright della Süddeutsche Zeitung, giusto per darvi un’idea della credibilità internazionale dell’uomo) per drammatizzare le cose, per galvanizzare quegli italiani senza altri interessi che non siano una quotidiana disperazione? È questa la nuova base della Lega?

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