Gesellschaft | Jimmy Milanese

Campo nomadi e campo da calcio non vanno d'accordo

Può un campo nomadi convivere accanto a un campo da calcio dove settimanalmente si allenano più di 300 ragazzi?
A Merano, a quanto pare, la convivenza sembra impossibile
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Alla confluenza meranese tra il fiume Adige e il Passirio il livello di non sopportazione tra i 49 nomadi e i 350 tra atleti, allenatori e dirigenti della società Olimpia Merano ha raggiunto livelli mai visti.

In una riunione tenutasi stamane di fronte al sindaco di Merano Günther Januth, il vicesindaco Giorgio Balzarini, l'assessore allo sport Andrea Casolari, il comandante della polizia municipale Fabrizio Piras, alla presenza di Marco Giaquinta, presidente della società calcistica Olimpia Merano, accompagnato da un nutrito gruppo di genitori, è emerso quanto la convivenza sia diventata insostenibile.

Giaquinta ha elencato i comportamenti dei nomadi che:«lanciano sassi con le fionde sia contro i bambini sia contro le strutture dell'impianto, fino al ricovero in ospedale di un nostro tesserato nel settembre 2013; manomettono le strutture di recinzione; lasciano sulla superficie sintetica rifiuti di ogni genere; permettono ai loro cani il pericoloso ingresso in campo; usano il viale di accesso al campo come pista automobilistica sfrecciando a velocità elevata, mettendo così in pericolo l'incolumità dei nostri ragazzi; accendono fuochi che sprigionano tossine al punto da averci costretto a sospendere più volte gli allenamenti».

Il comportamento più intollerabile messo in atto dal gruppo di nomadi italiani, all'incirca tre famiglie allargate che da oltre trent'anni occupano l'area antistante i campi da calcio in una situazione di profondo degrado, sembra essere rappresentato dalla continua combustione di materiale vario sia per riscaldamento sia per il recupero di materiale ferroso.

Nel corso dell'incontro di questa mattina è emerso come dopo un sopralluogo effettuato dal sindaco Januth in persona, accompagnato dal vicesindaco Balzarini e dal comandante della polizia municipale Piras, la situazione sia realmente quella descritta dalla società Olimpia. Una società, ci tiene a precisare Giaquinta:«che ringrazia l'amministrazione comunale per tutto ciò che è stato fatto per lo sport meranese e per il calcio in particolare», ma che non è più disposta a sopportare una situazione che in diversi modi mette in pericolo l'incolumità dei suoi tesserati, spesso bambini di pochissimi anni, impauriti da comportamenti che vengono definiti dal vicesindaco Balzarini stesso come «atti di provocazione».

Nel corso del dibattito è emerso che sarà solo con la futura (ma non imminente) costruzione del campo nomadi attrezzato, posizionato a 40 metri dai campi da calcio, dotato di prefabbricati e corrente, e assegnato alle famiglie nomadi che attualmente risiedono nella zona, che per mezzo di un regolamento di utilizzo sarà possibile evitare il perdurare di questi comportamenti. Per il momento, il Comune sta fornendo gratuitamente della legna da ardere alla comunità nomade, impedendo quindi che questi brucino materiale indiscriminato per riscaldare le proprie roulotte. I presenti, genitori ed allenatori della società Olimpia si sono dichiarati contrari anche a questa soluzione temporanea in quanto, spiega Mister Di Liello:«se loro bruciano legna fornita dal Comune, non possiamo controllare se a questa aggiungano altro materiale, e comunque sarebbe meglio che il sistema di riscaldamento evitasse lo sprigionare di fumi e diossine che non raggiungono solo i nostri ragazzi, ma anche l'intero isolato». E' lo stesso Di Liello a spiegare come lui stesso abbia più volte cercato di entrare in contatto con gli occupanti del campo nomadi, invitando i loro figli agli allenamenti e regalando di tasca propria piccole mance nel caso di restituzione dei palloni finiti dal campo gioco all'interno del campo nomadi.

Dal canto loro, alcuni genitori hanno chiesto a gran voce l'immediato spostamento del campo nomadi, nonostante una decisione in materia della Giunta che sembra ormai irrevocabile, proprio perché al problema del fumo alla diossina si sommano sia la manomissione continua dell'impianto sportivo sia l'escalation di furti di biciclette che un eventuale regolarizzazione del campo non potrà scongiurare.

A queste argomentazioni ha risposto il sindaco Januth, spiegando che:«ci sono precise normative europee e nazionali che ci obbligano ad istituire nel nostro comune un campo nomadi. In questo senso – ha proseguito il sindaco – quando il nuovo campo sarà allestito, sulla base del regolamento che approveremo, potremo avere maggiore controllo sugli occupanti, per i quali già da tempo abbiamo attivato progetti di socializzazione che stanno funzionando». Il sindaco ha aggiunto una stoccata al sistema giuridico italiano, spiegando come:«noi possiamo fare i controlli, ma mancano le conseguenze alle infrazioni, delle quali si deve occupare il potere giudiziario, con le leggi penali nazionali che abbiamo, non il Comune di Merano». Infine, sempre il sindaco ha spiegato come molto spesso l'offerta di unità abitative è stata rifiutata dalle famiglie nomadi che, evidentemente, preferiscono mantenere le loro tradizioni e dimorare nelle roulotte. 

Di fronte alle richieste da parte di alcuni genitori, indirizzate al comandante Piras, al quale veniva chiesto di pattugliare in modo continuativo la zona sportiva negli orari di utilizzo, lo stesso ha risposto che il comando:«farà di tutto per mantenere il controllo della situazione, ma non ha i mezzi per garantire una sorveglianza continuativa».

In chiusura, il sindaco Januth ha promesso che, contestualmente all'installazione di ulteriori due telecamere sulla base di una decisione già presa con il Commissariato di governo, le quali «verranno puntate per controllare se in futuro ci saranno ulteriori fuochi accesi o situazioni di illegalità» ha aggiunto il comandante Piras, l'amministrazione si attiverà per fornire alle famiglie nomadi un adeguato sistema di riscaldamento alternativo ai tanto contestati e pericolosi fuochi. Infatti, appena due settimane fa da uno di questi fuochi si è sprigionato un incendio che ha distrutto una unità abitativa e divelto la rete di recinzione del campo da calcio.