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Immigrazione, secondo tempo.

Un fenomeno nuovo, affrontato con mentalità vecchia.
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Basterebbe questo dato: dall’inizio della crisi (2008) le imprese con titolare straniero sono aumentate in Alto Adige del 25’7%, quelle con titolare locale, diminuite dello 0,4%!

L’immigrazione di questi ultimi anni ha messo in crisi non solo i nostri tradizionali rapporti sociali, ma anche le nostre categorie mentali. O meglio, noi cerchiamo di capire questo nuovo mondo con le nostre logiche di sempre, ma non ci azzecchiamo. C’è quello che “l’immigrato è un parassita”, ma poi si trova assistito in Ospedale da qualificato personale straniero. C’è quello che “l’immigrato è una risorsa” e finisce derubato o truffato da qualcuno di loro. C’è poi chi classifica automaticamente gli immigrati come “poveri” con relative logiche assistenziali. Intanto, però, essi sono anche imprenditori, lavoratori, padroni di casa.

La realtà dell’immigrazione è già più avanti del nostro modo di ragionare: essa ha sconvolto e superato le dinamiche italiani-tedeschi (censimento, iscrizioni scolastiche, apprendimento delle lingue), ha modificato definitivamente il mercato dei mestieri (assistenza domiciliare, piccolo commercio, artigianato, ristorazione), incide significativamente nel mercato immobiliare (affitti privati e pubblici, acquisti di appartamenti). Gli immigrati sono già al secondo tempo del loro percorso di integrazione; per molti versi sono già “normali cittadini”. Sbrighiamoci, chiudiamo il primo tempo, e stiamo nella prima fila del secondo!

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Gabriele Di Luca Mo., 23.03.2015 - 12:16

Una mezza proposta (comprensibile e tradotta possibilmente in termini legislativi) per chiudere questo primo tempo? Altrimenti il discorso mi sembra un po' vacuo.

Mo., 23.03.2015 - 12:16 Permalink
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Alberto Stenico Mo., 23.03.2015 - 15:19

Per esempio, eliminando dai concorsi pubblici negli Enti Locali e società pubbliche strumentali, il requisito della cittadinanza italiana o di Paesi membri UE.

Mo., 23.03.2015 - 15:19 Permalink