Politik | L'intervista

“Lasciamo perché il Pd ha fallito”

Sono quattro i membri di Stedy che hanno deciso di uscire dal Pd. I motivi nell’intervista a Gianluca Da Col, segretario provinciale del movimento giovanile.

Alla fine è successo. Il Partito democratico, ancora impegnato a superare la crisi post-traumatica delle elezioni comunali - che, a quanto pare, si riflette anche in un caotico restyling interno - deve ora fare i conti anche con chi da quello stesso Pd vuole uscire. Uscire perché stanco delle continue rivalità, delle asfittiche logiche di conservazione degli apparati, delle inguaribili ambizioni personali.

Quattro componenti del movimento giovanile di centrosinistra indipendente Stedy - South Tyrolean European Democratic Youth hanno rassegnato ieri sera, 13 luglio, nel corso dell’assemblea di partito, le loro dimissioni da tutti i ruoli istituzionali ricoperti fino a questo momento all’interno del Pd Alto Adige comunicando così la loro uscita dal partito. I firmatari sono Gianluca Da Col, segretario provinciale di Stedy, Matteo Da Col, segretario del Circolo Brunico-Val Pusteria e membro di Stedy, Anna Scuttari, vice segretaria di Stedy e segretaria del Circolo Europa-Novacella e David Bertoldi, tesoriere di Stedy e membro del direttivo del circolo PD di Brunico. “Questo PD ha perso la bussola, l’identità e anche gran parte del proprio popolo”, scrivono nella nota consegnata al partito i quattro dimissionari. “Questa non è una semplice sconfitta, ma il fallimento di un progetto politico”.
Abbiamo raggiunto al telefono Gianluca Da Col per capire meglio le ragioni di questa decisione.

Da Col, perché avete deciso di uscire dal Pd?
Personalmente sono entrato nel Pd perché credevo in un progetto di centrosinistra, in un’alleanza fra progressisti e democratici per cercare di cambiare lo status quo e mettere anche la Svp nelle condizioni di fare delle politiche rivolte verso sinistra. I motivi per cui siamo usciti dal partito sono diversi, innanzitutto perché a livello locale i circoli territoriali vengono abbandonati a loro stessi, la loro struttura e l’organizzazione non funzionano, non c’è alcun supporto se non in fase di elezioni, né un coinvolgimento sulle scelte politiche. Come Stedy abbiamo anche contribuito ad organizzare la Festa dell’Unità che da circa dieci anni non si faceva più, abbiamo concepito iniziative musicali che hanno portato soldi al partito e nel frattempo le decisioni prese dai vertici venivamo a saperle dai giornali. 

E poi c’è la questione delle comunali…
A Bolzano il Pd ha fatto delle scelte politiche sbagliate. Abbiamo ricandidato per la terza volta Spagnolli, un sindaco che ha anche un procedimento penale in corso. È stata fatta un’alleanza con Artioli, la lista Bonvicini, che nulla ha a che fare con la nostra storia politica; abbiamo rotto con gli ecosociali, se non altro nella fase iniziale; a Merano siamo stati superati nei voti dalla lista civica di centro e di destra italiana oltre che dalla Lega Nord, al secondo turno abbiamo deciso addirittura di appoggiare il candidato della Svp assieme ai centristi e alla destra invece che appoggiare il candidato di sinistra e di rinnovamento Rösch; a Laives abbiamo perso il Comune. In tutto ciò si inserisce anche una logica supina, che poi si è rivelata fallimentare, nei confronti della Svp, come a Laives, dove una parte della Volkspartei si è messa d’accordo con la destra italiana scalzando la candidata Liliana Di Fede o a Bolzano con la Pitarelli che, come sappiamo, ha votato contro le indicazioni del suo stesso partito. Un disastro elettorale su tutta la linea che c’è chi, come Carlo Costa, insiste a smentire dicendo che il partito ha tenuto e che è andato tutto bene.

Sono dimissioni definitive, dunque?
Abbiamo sperato che si aprisse una fase nuova dopo l'esito delle comunali, ma così non è successo. Qualcuno ora deve assumersi la responsabilità delle scelte fatte.

Cosa pensa della decisione di Liliana Di Fede di cambiare i componenti della segreteria del Pd conservando però il suo ruolo?
È solo un’operazione di marketing, non si capisce perché Di Fede debba mandare via questi membri della segreteria sostituendoli con dei giovani, o pseudo-tali, mantenendo però la sua posizione di potere. Si continuerà in ogni caso con l’eterna lotta fra tommasiniani e bizziani, una lotta che sta sfasciando il partito democratico, cosa che probabilmente però non interessa né a Tommasini né a Bizzo. Questo per noi non è rinnovamento, anzi, sono sicuro che il Pd prenderà una dura batosta anche alle elezioni provinciali.

Questo voler puntare sui giovani per la composizione della nuova segreteria è piuttosto una strumentalizzazione, secondo lei?
Carlo Costa ha dichiarato ai giornali in questi giorni che è stato “positivo aprire il partito ai giovani”, ecco, io gli unici giovani che ho visto sono quelli che escono oggi dal partito democratico.

Oltre all’atteggiamento “ondivago” di Spagnolli hanno pesato sulla vostra decisione anche altri fattori come ad esempio l’elezione di Franco Giacomazzi della Lega a presidente di Europa-Novacella con i voti di centrosinistra, Svp e Verdi?
Esatto, il partito non prende una posizione chiara su nulla. Per quanto mi riguarda anche la questione nazionale ha contato non poco, il governo Renzi dei vari Jobs Act, della Buona Scuola oltre che l’atteggiamento che hanno avuto i socialisti europei sulla crisi greca che si sono appiattiti sulle posizioni della Merkel mi trovano in totale disaccordo. Faccio un appello a tutte le persone che si riconoscono in una sinistra progressista, in una sinistra alternativa al partito democratico, perché c’è la necessità di un’unione a sinistra anche in Sudtirolo, una forza che si contrapponga al blocco Pd-Svp.

Sta dicendo che ha già in mente un “piano B”? 
Ho sempre fatto politica e non smetterò di farlo adesso. Vedo con piacere che a livello nazionale qualcosa si muove e che c’è la volontà di portare avanti un progetto politico che richiama nei valori il partito di Syriza in Grecia. Se il Pd si sposta sempre di più verso il centro si apre un ampio spazio a sinistra che, secondo me, può e deve essere riempito.