Piani chiama, CasaPound risponde
L’appuntamento è al parco Premstaller, nel piazzale davanti all'ingresso. Alle 20 è già buio, preludio di un autunno pronto a far l’orlo alle giornate. Alcuni ragazzi tengono in mano delle fiaccole per far luce. Qualche rappresentante delle forze dell’ordine tiene d'occhio, poco lontano, la situazione. “Presidio e assemblea popolare per la risoluzione dei problemi del quartiere” recita il volantino della serata.
Non ci sono sigle politiche, ufficialmente l’iniziativa è partita da un comitato spontaneo di cittadini. Alcuni militanti di CasaPound precisano subito: “abbiamo deciso di non mettere alcun simbolo sul manifesto, siamo qui per dare supporto ai residenti di Piani-Rencio, perché questa situazione di degrado non è più sostenibile”. Alcune mamme cominciano già a discutere fra loro di come la zona sia diventata ormai malfamata e invivibile, lamentano il fatto che le aggressioni e le molestie sessuali da parte dei profughi siano all'ordine del giorno. I toni si alzano. Interviene Maurizio Puglisi Ghizzi, portavoce di CasaPound, che guadagna il centro del "palco" attorno al quale nel frattempo si è radunata una piccola folla. Fra i presenti anche il vicesindaco Klaus Ladinser (in rappresentanza della giunta comunale), Maria Teresa Tomada (ex Fratelli d'Italia), Francesco Zorzi dell’associazione “Sicurezza & Legalità”.
Non vuole farsi rubare la scena, Ghizzi, carico com’è della necessaria efficacia incendiaria. “La zona dei Piani è in condizioni pessime da anni fra prostituzione, droga, criminalità. Ora si aggiungono anche i profughi, e poi un conto è un rifugiato, un altro è un immigrato che non ha alcun diritto di stare qui. Che se li prendano anche gli altri”, inveisce l'esponente di estrema destra nel tradizionale “slang populista” e poi aggiunge sarcastico: “mettiamo una bella tendopoli a Palazzo Ducale, che spazio ce n’è, vediamo quanto resistono”. Qualcuno degli astanti suggerisce: “bisogna distribuirli meglio in città”, qualcun altro attacca: “devono andarsene”. “Una volta ce l’avevano con i pugliesi, i calabresi, i napoletani, oggi ce l’hanno con i profughi, bisognerebbe che imparassimo cosa significa 'integrazione'”, azzarda una voce nel coro. “Siamo segregati in casa” (come a dire: non andiamo fuori tema), dice un altro. E fra i presenti monta la rabbia.
Ghizzi è pronto per il secondo round: “Austria, Germania, Danimarca, Olanda, Svezia hanno chiuso le porte, ci hanno detto teneteveli”. Una delle prime cose da fare, continua il portavoce di CasaPound, è quella di chiudere l’ex caserma Gorio. Ci sarebbe anche il problema della prostituzione, tenta di intervenire qualcuno. Ma Ghizzi è incontenibile, il piantone non va spostato dal perimetro emotivo tracciato dalla questione immigrazione, capro espiatorio costante e "redditizio" per i cosiddetti fascisti del terzo millennio. Questione di priorità. Di formalizzazione retorica della xenofobia popolare. Ma non tutti sono d’accordo con l’oratore, sono venuti in “piazza” per discutere, non per assistere a un comizio sui profughi. “Non c’è un problema di serie A o di serie B, i problemi vanno risolti tutti”, dice uno dei residenti. La brillante soluzione dell’alfiere di CasaPound: “mentre la polizia sgombera il centro Gorio, il carabiniere prende il numero di targa di chi va con le prostitute, è semplicissimo”.
È a quel punto che i presenti chiedono a gran voce l’intervento del vicesindaco Klaus Ladinser nel dibattito (fino ad allora in religioso silenzio), cercano risposte concrete al loro disagio. Prima che venga inghiottito dalla folla riusciamo a raccogliere un commento. “Sono venuto a vedere come CasaPound gestisce queste loro manifestazioni. In parte conosco le problematiche che il quartiere deve affrontare, e cercherò di sensibilizzare anche la giunta comunale sulla questione. Perché questo non è un argomento che possiamo lasciare in mano a chi è abituato a radicalizzare la discussione”, chiosa Ladinser che aggiunge: “sui centri profughi, inoltre, la politica può fare di più e meglio”. Mentre il vicesindaco si concede alla folla, CasaPound annuncia che la prossima settimana ci sarà un’altra manifestazione, un corteo per la precisione. “Non molliamo l’osso”, dicono. Tutti avvertiti.
A leggere l'articolo
A leggere l'articolo basterebbe così poco per mettere al tappeto Casapound, ma naturalmente la sinistra dorme.
Complimenti verdi & co.! L'importante è combattere senza indugio e con ogni mezzo Benko e Spagnolli, se poi i fascisti passo dopo passo si prendono la cittá chi se ne frega.