"Non prendetevela se vi diremo di no"
La questione del doppio passaporto non è affatto nuova. Scriverne ancora, quindi, pone il non indifferente problema di stabilire perché lo si continui a fare, rischiando così di ricalcare posizioni già espresse innumerevoli volte. Anche se l’attualità politica può darci l’impressione che la situazione permanga fluida, la solidità del dato di partenza (e di arrivo) non lascia spazio a troppi dubbi: Vienna non concederà ai sudtirolesi la possibilità collettiva di diventare (anche) cittadini austriaci. Se dunque ci accingiamo per l’ennesima volta ad occuparci della questione è solo e unicamente per definire in modo analitico i motivi di tale impossibilità. Nella speranza (a dire il vero labile) che, se proprio se ne vuol discutere, lo si faccia almeno in modo circostanziato e sulla base dei fatti. Per questo motivo abbiamo chiesto a Riccardo Dello Sbarba (Verdi) – reduce da un incontro avvenuto qualche giorno fa al Parlamento austriaco con Hermann Gahr e gli altri rappresentanti della Sottocomissione per il Sudtirolo, alla quale hanno partecipato i capigruppo dei partiti altoatesini e il presidente del Consiglio provinciale Thomas Widmann – di raccontarci cosa è stato detto.
Dello Sbarba, il prossimo 16 ottobre – all’Hotel Laurin di Bolzano – si terrà un convegno sul tema della doppia cittadinanza organizzato da Süd-Tiroler Freiheit. In un primo momento sembrava che l’iniziativa si tenesse addirittura in Consiglio provinciale, poi ha prevalso l’orientamento contrario. Come commenta questo spostamento di sede?
La commento in modo positivo. Sarebbe stato grave concedere l’utilizzo della sala consiliare – che deve rimanere adibita a scopi di carattere istituzionale – per favorire l’iniziativa politica di un solo partito.
Perché secondo lei un tema del genere continua a mobilitare l’opinione pubblica sudtirolese?
Dobbiamo distinguere diversi piani. Ci sono alcuni sudtirolesi che percepiscono il tema in modo emotivo, perché si collega al rapporto affettivo con la madrepatria austriaca. I partiti patriottici, poi, la vedono anche come un modo per avvicinarsi al vero obiettivo, vale a dire quello di progredire, seppur in modo indiretto, verso la secessione. Ma ci sono anche altre considerazioni da fare, e queste riguardano piuttosto la lotta di posizioni, anche all’interno della SVP. Il tema della doppia cittadinanza consente di interpretare il passaggio politico attuale.
Quale tipo di passaggio?
A metà legislatura, stanno rialzando la testa quelli che non hanno ancora ben digerito l’avvento al potere di Arno Kompatscher. Essi considerano il suo governo un intermezzo, una sorta di fase di transizione in vista della vera lotta per la successione di Durnwalder. Settori della SVP di Bolzano (basta leggersi l’intervista rilasciata da Siefgried Brugger alla Tageszeitung) vedono in questa battaglia la possibilità di mettere in discussione la linea del Landeshauptmann.
Perché lo vogliono indebolire?
Lo vogliono indebolire perché lo accusano di aver istituito un asse diretto con Renzi e quindi con l’Italia. Contestano il suo profilo “renziano” e, a loro dire, troppo “filo-italiano”. A Vienna si è notato chiaramente. La Hochgruber Kuenzer e Widmann hanno avuto toni pesanti contro l’Italia e contro il patto di garanzia tra Bolzano e Roma.
Parliamo dunque dell’incontro di Vienna. Ci spiega – entrando nei dettagli – quello che è stato detto? Tanto per cominciare: chi ha sollecitato l’incontro con la Sottocomissione agli Affari esteri per il Sudtirolo?
L’incontro è stato sollecitato da Süd-Tiroler Freiheit e l’iniziativa è stata accolta da tutti i capigruppo, compreso il Presidente del Consiglio provinciale. In realtà, la Sottocommissione avrebbe già dovuto esprimersi in estate sulla questione del doppio passaporto, riattivata dalla raccolta di firme del 2011, ma visto che il “verdetto” non è stato ancora pronunciato si trattava di andare a raccogliere informazioni di prima mano sul suo orientamento complessivo.
E che tipo di orientamento avete percepito?
Socialdemocratici, Verdi e Neos si sono dichiarati contrari. La ÖVP ha manifestato dei dubbi, ma nella sua maggioranza – a parte la solita retorica sulla “questione del cuore” – ha espresso un parere contrario. Gli unici favorevoli sono il Club Stronach e i Freiheitlichen. Alla fine Herman Gahr ci ha detto che entro l’anno la Sottocomissione esprimerà un parere definitivo, ma che “non ce la dobbiamo prendere se sarà negativo” (testuale).
Un orientamento negativo sostanziato da quali riflessioni?
I dubbi che sono stati manifestati riguardano aspetti sia pratici che giuridici. Hanno detto che i pareri raccolti non hanno eliminato tutte le perplessità. Per esempio quelle di carattere normativo. Per concedere la doppia cittadinanza a interi gruppi di popolazioni, l’Austria dovrebbe negare il trattato europeo n. 43 del 1963 (parte prima) che impegna gli Stati a limitare al massimo (vale a dire riducendole al piano individuale) la concessione delle doppie cittadinanze.
Ma l’Italia offre un esempio contrario, avendo concesso la cittadinanza ad alcuni “italiani” che risiedono in Croazia e Slovenia…
Infatti. L’Italia lo fece ai tempi di Berlusconi e Tatarella per i croati e gli sloveni di lingua italiana. Ma gli austriaci considerano questo atto dell’Italia in modo negativo (ci hanno ricordato le proteste allora sollevate in campo internazionale) e non vorrebbero ripetere l’errore italiano. Dicono che bisogna piuttosto rafforzare la cittadinanza europea, un obiettivo non compatibile con la moltiplicazione delle cittadinanze nazionali. Inoltre, il cambiamento della legge austriaca sulla doppia cittadinanza comporterebbe l’estensione del riconoscimento di questo diritto a tutte le minoranze austriache in giro per il mondo, un passaggio che non ritengono al momento auspicabile.
Questi sono dunque i dubbi che concernono l’Austria. E per quanto riguarda il Sudtirolo?
Per quanto riguarda il Sudtirolo i dubbi sono, se possibile, persino maggiori. Intanto ritengono assai problematici i criteri che sono stati individuati per la richiesta. La proposta, ricordiamolo, parla dei cittadini discendenti in linea diretta da antenati che, al momento dell’annessione, godevano della cittadinanza austro-ungarica e risiedevano in provincia di Bolzano. Il rischio è quello di spaccare la popolazione locale, e non solo lungo la faglia che separa gli italiani dai tedeschi. Dal novero degli aventi diritto sarebbero esclusi, ad esempio, anche tutti quei cittadini sudtirolesi con antenati austro-ungarici che però non risiedevano in provincia di Bolzano. E se poi neppure tutti gli aventi (supposto) diritto facessero domanda? Non scordiamoci che si tratta di un iter abbastanza complesso e costoso (1500 euro a persona). Occorrerebbe oltretutto sostenere un esame di storia austriaca...
La propaganda favorevole al doppio passaporto ripete spesso che i vantaggi sarebbero comunque superiori a questi inconvenienti, anche a livello individuale.
Beh, anche su questo punto non è proprio così. Prendiamo per esempio il discorso del servizio militare, che secondo alcuni non rientrerebbe negli obblighi dei nuovi cittadini austriaci muniti di doppio passaporto. Se un sudtirolese avente doppio passaporto risiedesse in Austria non sarebbe affatto esentato da questo obbligo. E poi ci sarebbero conseguenze negative a proposito di alcuni diritti dei quali i sudtirolesi godono in quanto appartenenti ad una “minoranza nazionale”, ma che col doppio passaporto svanirebbero.
A cosa allude?
Attualmente, per accedere alla facoltà di medicina, ai sudtirolesi è garantito un trattamento che li parifica con gli austriaci. Essi sono cioè considerati austriaci a tutti gli effetti. Paradossalmente, se ottenessero la cittadinanza austriaca continuando però a risiedere all’estero (cioè in Sudtirolo), sarebbero considerati al pari di altri stranieri comunitari, e i privilegi del loro status attuale verrebbero meno. A meno che, ovviamente, non cambiassero residenza…
Ma allora poi sarebbero costretti a prestare il servizio militare.
Esattamente.
E dal punto di vista degli equilibri concernenti l’autonomia, sono stati riferiti dubbi anche a questo riguardo?
Altroché, e si tratta di dubbi assai rilevanti. L’autonomia – hanno sottolineato – è un complesso dispositivo legale che tutela già la “minoranza nazionale” austriaca residente in Sudtirolo. Concedendo ipoteticamente la cittadinanza austriaca a 100.000 o 200.000 sudtirolesi, per essi verrebbe adottato un provvedimento di tutela che renderebbe obsoleto il riferimento all’autonomia. Dunque l’Italia potrebbe reagire persino pensando che gli altri, cioè coloro i quali non hanno fatto richiesta di ottenere la doppia cittadinanza, non hanno più bisogno dell’autonomia. E questo spiazzerebbe anche il ruolo dell’Austria, che comunque continua a concepirsi come “potenza tutrice” del Sudtirolo. La doppia cittadinanza, insomma, aprirebbe la porta a una delegittimazione dell’accordo di Parigi. Un po’ come segare il ramo sul quale si sta seduti.
In conclusione, un “no” che non lascia spazio a soverchie speranze per i nostri autodeterministi/doppiopassaportisti.
A Vienna sono stati chiarissimi. Anche a fronte di eventuali pericoli originati da spinte centralistiche, l’autonomia e la funzione di tutela esercitata dall’Austria risultano gli strumenti più adeguati da adottare al fine di proteggere e non dividere senza costrutto la popolazione locale.
I patrioti e gli avversari di Kompatscher si daranno per vinti?
Ne dubito. I primi torneranno alla carica, magari dopo aver accusato Vienna di tradimento. I secondi escogiteranno altre strategie.
Per amor di precisione, ho
Per amor di precisione, ho controllaato chi e quando esattamente concesse la cittadinana italiana agli italiani di Slovenia e Croazia. Fu il governo Berlusconi 3, con la legge n. 124 dell'8 marzo 2006, ministro degli esteri Mirko Tremaglia di An. Fu l'ultima legge di questo governo perché poco dopo cadde e a maggio 2006 ci furono le elezioni generali. Con questa legge Berlusconi sperava di essersi garantito un potenziale elettorato di centro destra. Tremaglia invece aveva anche ragioni ideologiche: da giovane combattente delle truppe scelte della Repubblica Sociale Italiana, nel 1946 fondatore del Msi, Tremaglia aveva nel coure la causa dell'italianità di Istria e Dalmazia, tema classico del fascismo prima e del post-fascismo dopo.
Grazie della precisazione.
Grazie della precisazione.