Gesellschaft | Ricordo

La croce delle croci

L’infinita polemica legata alle istallazioni sulle montagne dedicate agli Standschützen si è arricchita con un nuovo scontro tra l’ex ministro La Russa e il PATT.

 

A lanciare l’offensiva era stato nei giorni scorsi l’ex ministro della difesa Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia, chiedendo l’intervento di Matteo Renzi contro le croci piantate sull’ex confine pre 1918, in ricordo degli Standschützen caduti
Con un'interrogazione in Senato La Russa in particolare ha chiesto se, in merito, fosse stato “rispettato il previsto iter presso le autorità competenti, al fine di acquisire le richieste autorizzazioni ai sensi della legislazione vigente”. 
Dopo di che La Russa è andato al punto della sua critica in merito all’operazione portata aventi dai tiratori scelti, chiedendosi se questa iniziativa fosse stata collocata “in una prospettiva di pacificazione nazionale” e non in una “celebrazione solo di una parte di caduti in quegli scontri”. Per l’esponente politico di centrodestra qualsiasi iniziativa ispirata ad una logica diversa a quella della pacificazione in sostanza “avrebbe dovuto essere contrastata e respinta dai rappresentanti istituzionali locali”. 

L’interrogazione dell’ex ministro La Russa, passata pressoché inosservata in Alto Adige, ha suscitato invece in Trentino la vivace protesta non solo da parte dei nostalgici del grande Tirolo ma anche degli esponenti di spicco del Partito Autonomista Trentino Tirolese (PATT). 
Il consigliere regionale Lorenzo Baratter si è ironicamente chiesto se La Russa “conosca la storia e la realtà dei fatti”, ricordando che la manifestazione ‘An der Front’ per i suoi promotori è stata “un doveroso ricordo dei caduti nella prima guerra mondiale dentro un ragionamento più ampio che pone al centro il giusto riequilibrio della storia e la memoria” di quelli che Baratter ha definito i “dimenticati della grande guerra”. 

Dopo aver detto di aver partecipato personalmente ad alcune manifestazioni legate alla posa delle croci e ad aver “trovato spirito di Pace e ricordo di tutti i caduti sia di parte austriaca che di parte italiana”, Baratter ha lanciato un suo monito. 

“Non sentiamo assolutamente il bisogno di altra gente che venga a dividere, a fomentare gli animi, perché nella nostra terra autonoma e di confine è in atto un processo molto importante di condivisione e recupero della memoria.”

Dopo di che il consigliere provinciale del PATT ha espresso un elogio “alla moltitudine di Schützen e Alpini che, pur testimoniando storie diverse, lavorando in uno spirito di ricordo di tutti i caduti e soprattutto nella dimensione europea e non nazionalistica”. “Fattore sempre rimarcato anche dal premier Renzi”, ha quindi aggiunto Baratter prima di rivolgere un durissimo attacco politico a La Russa. 

“Non possiamo quindi accettare paternali sulla pacificazione ed integrazione da parte di chi - erede politico di quel regime fascista che con la sua azione nazionalista per anni ha costretto a dimenticare e non ricordare i nostri caduti nella prima guerra mondiale - oggi vorrebbe commemorare solo la storia dei vincitori.”

Oltre a suscitare un vivace dibattito nei social network la presa di posizione di Baratter ha provocato anche la reazione del collega in consiglio provinciale del Movimento 5 Stelle Filippo De Gasperi, intento a rivendicare di essere stato il primo nell’aprile 2015 a sollevare il ‘problema’ delle croci Schützen. 
De Gasperi ha detto di trovare piuttosto ridicolo il fatto che “quei signori che per primi hanno portato avanti un’operazione tutta volta a dividere i trentini con un’azione studiata e condotta con un chiaro intento provocatorio, oggi abbiano il coraggio di accusare qualcun altro di causare divisione”. 
Per il consigliere provinciale del M5S le persone che ora criticano La Russa “sono le stesse che hanno deciso di marcare le cime delle montagne trentine con croci inneggianti ai soli caduti austriaci, senza concordare né condividere proprio un bel niente con nessuno, come del resto confermato dalla giunta provinciale”.

Riportata sul profilo Facebook di Baratter, la presa di posizione di De Gasperi è stata ridicolizzata dagli autonomisti (“Di De Gasperi ce n’è uno solo”) ed alle battute ha partecipato anche la ex collega Bottamedi, eletta nelle liste del Movimento 5 Stelle ma poi passata nelle file del PATT. 

Molto curioso è il fatto che la notizia dello scontro tra PATT e La Russa è passato sotto silenzio nel mondo Welschtiroler degli Schützen trentini, più concentrati in questi giorni nelle celebrazioni per il novantanovesimo anniversario della morte dl Kaiser Francesco Giuseppe. Evidentemente gli indipendentisti trentino-tirolesi vedono ancora molto lontano il PATT da loro spesso considerato troppo morbido nella difesa di quella che ritengono essere la vera identità della loro terra.
Zero reazioni anche da parte degli Schützen della provincia di Bolzano che evidentemente, oltre a non dare più alcun peso ad un esponente politico ‘nazionalista italiano’ come la Russa, si sentono anche parecchio distanti dal mondo reale dei cugini trentini.  

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In data 25/11 il comandante provinciale degli Schützen sudtirolesi ci ha inviato il seguente commento che pubblichiamo volentieri.

E' assolutamente corretto che noi Schützen sudtirolesi non diamo il minimo peso a un personaggio come Ignazio La Russa, che come presunto "postfascista" ne ha poco di "post" e invece molto (e troppo, per i nostri gusti) di "fascista".
Non è invece vero, e mi preme sottolinearlo, che noi Schützen sudtirolesi ci sentiamo "parecchio distanti dal mondo reale dei cugini trentini".
Non solo noi Schützen ci sentiamo molto vicini alla gente in Trentino, ma li consideriamo neanche come "cugini trentini". Non sono "cugini": sono i nostri compatrioti tirolesi, sono Welschtiroler, sono fratelli.  
Né gli Schützen nè il Tirolo possono fare a meno di loro, anzi: non sarebbe neanche il Tirolo senza i Welschtiroler.

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Martin Federspieler Mo., 23.11.2015 - 22:06

"L'infinita polemica" - das sind zwei/drei Nationalisten, welche sich mit den Kreuzen der Schützen nicht abfinden können, und nun im Ex-Post-Faschist (?!) La Russa einen prominenten Fürsprecher gefunden haben. Muss man ihnen hier wirklich so viel Raum geben?
Die überaus große Mehrheit der Trentiner scheint kein Problem damit zu haben, wenn die Welschtiroler Schützen versuchen, das im "Ventennio" geprägte Geschichtsbild ihres Landes wieder etwas gerade zu rücken.
Da gäbe es ja auch bei uns noch jede Menge Nachholbedarf (siehe die Diskussion zu den Straßennamen in Bozen inkl. Siegesplatz- und Denkmal, siehe Beinhäuser und Toponomastik).

Mo., 23.11.2015 - 22:06 Permalink