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L’islam che fa paura

Intervista ad Abdeslam Termassi, Imam di Bressanone, sulle semplificazioni dell’islam, l’interpretazione del Corano e la deriva a destra di una certa politica europea.

salto.bz: Imam, nella sua intervista rilasciata subito dopo la scoperta della cellula jihadista in Alto Adige ha detto che avrebbe dovuto preparare un sermone del venerdì ad hoc, si ricorda cosa ha detto ai fedeli?
Abdeslam Termassi: Ho condannato ogni estremismo, e la stessa cosa ho fatto dopo i fatti di Parigi. Ho ribadito che questo è il nostro paese e non possiamo permettere che questi soggetti macchino la reputazione della religione islamica; devono essere controllati e per questo anche noi musulmani dobbiamo collaborare con le forze dell’ordine per stanare eventuali mele marce e sono tutti d’accordo su questo. Sarò io il primo a denunciare se dovessi avere dei sospetti su qualcuno.

Come sta vivendo la comunità islamica questi giorni “post Parigi”?
Adesso la situazione è calma, ma tutti, all’interno della comunità islamica - e fra noi ci sono musulmani provenienti da diversi paesi del mondo, dall’Algeria, dalla Tunisia, dall’Egitto, dal Nord Africa, dal Kosovo, dall’Albania, dal Pakistan, dall’Afghanistan - erano sconvolti e arrabbiati.

Perché di nuovo si è messo sullo stesso piano chi fugge dalla sanguinaria ferocia del sedicente Stato islamico e chi decide di arruolarsi nelle sue file.
Precisamente. Chi si unisce all’Is è gente che con la povertà, la disperazione e la violenza che subisce chi scappa da guerre e dittature non ha niente a che fare.

Non teme che ora venga percepito solo l’Islam che fa paura?
I terroristi agiscono in nome della nostra religione, ma non sono musulmani. Molti di loro sono nati in Europa e non sanno nemmeno cosa sia l’islam, non provengono nemmeno dai paesi su cui oggi si punta ostinatamente il dito. Io dico che il livello di guardia deve essere aumentato. Sono originario del Marocco ma non è certo lì che vado tutti i giorni a fare la spesa, questo è il mio paese e desidero che sia al sicuro.

Eppure si è criticato più volte il fatto che i musulmani non abbiano condannato con sufficiente veemenza gli attentati compiuti dai terroristi fondamentalisti.
Non credo sia così, parlo per la mia comunità e i musulmani hanno fatto sentire ampiamente la loro voce. Io stesso faccio ancora fatica a dormire la notte pensando a tutti gli innocenti morti a Parigi. Sono contento che in Alto Adige i carabinieri siano riusciti a neutralizzare le cellule jihadiste, qui c'è un sistema di sicurezza che evidentemente funziona. 

C’è chi afferma che l’islam si basi su un codice morale molto rigido, che la sharia sia l’unica legge applicabile, che la vita e la quotidianità dei musulmani sia regolamentata quasi in modo totalitario dalla religione, lei cosa risponde?
E molti sostengono che la sharia islamica permetta di usare violenza contro gli altri, niente di più falso. Il problema non è l’islam che è per natura pacifico, ma le persone. È chiaro che se un soggetto è violento di conseguenza il suo modo di intendere la religione, sia essa islamica, cristiana o buddista, sarà violenta. Nel mio paese d’origine, il Marocco, per fare un esempio, non è possibile comprare un’arma da fuoco, figurarsi se ho mai visto un islam radicale in quella realtà. Fare di tutta l’erba un fascio è l’errore peggiore che si possa commettere. Bisogna anche dire che il nostro Profeta non ha mai iniziato una guerra contro qualcuno, né nel Corano c’è scritto che Dio gli abbia ordinato di farla.

C’è quindi anche un problema di come viene interpretato il Corano, un linguaggio metaforico che viene manipolato o utilizzato alla lettera allo scopo di fare propaganda?
È una questione aperta da molto tempo questa dell’interpretazione del Corano, è comodo per chi usa la religione per fini diversi da quelli del perseguimento della pace giustificare le proprie azioni con ciò che è contenuto nel testo sacro. Ma una parola può avere molti significati e cadere nell’errore è facile. 

I musulmani nel mondo sono circa 1 miliardo e mezzo, non ha l’impressione che spesso si dia spazio a semplificazioni e sommarietà quando si affronta la “questione islamica”?
Molte persone in tutto il mondo si avvicinano all’islam, per cui evidentemente non si tratta di una religione violenta come si vuole troppo facilmente far credere. Ribadisco che tutti i musulmani che conosco hanno condannato fermamente ogni tipo di violenza fatta in nome della nostra religione e vogliono tracciare una linea di demarcazione con tutto ciò che non riguarda minimamente la visione pura dell’islam. Ogni anno a Bressanone vengono diverse classi dalla scuola elementare a quella superiore per visitare il nostro luogo di preghiera, dove posso spiegare loro cos’è la religione musulmana. Le persone hanno voglia di conoscere il nostro mondo. Le dico, a volte mi capita di entrare in un negozio e la gente del posto mi saluta dicendomi “as-salām 'alaykum”.

Quali sono le colpe dell’occidente? La più eclatante non è forse la disastrosa guerra in Iraq che ha trasformato di fatto il paese nella patria del terrorismo? 
Se non avessero invaso l’Iraq niente di tutto questo sarebbe successo. Non do la colpa a nessuno, chiedo solo di lasciarci vivere in pace. Ora c’è bisogno di una politica strutturale a livello europeo che finora è gravemente mancata, occorre aiutare gli stati dilaniati dalla guerra e dalla povertà a risollevarsi e a permettere alle persone di ricostruirsi una vita nel loro paese d’origine.

In Francia il Front National di Le Pen ha avuto un largo consenso alle elezioni regionali di ieri, stesso dicasi per il partito FPÖ a Vienna alle ultime comunali, la preoccupa questo avanzamento della destra estrema in Europa?
Proprio a causa di questi sviluppi politici è necessario portare avanti un messaggio di pace. Non abbiamo paura dei razzisti, sono molte le persone che hanno sempre odiato la nostra religione ma non per questo l’islam ha cessato di esistere o di predicare la tolleranza che è il suo fondamento.