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Chat con l'industria lobbista: L'altro lato della negoziazione

"La proposta del 100% di energie rinnovabili entro il 2050: è possibile? Naturalmente è possibile. Se cè l’investimento, è possibile", conversazione con Joachim Hein
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Come si svolge un negoziato sul clima? Da una parte, ci sono i governi che provano (senza sucesso) a creare un documento congiunto che possadeterminare come ridurre al massimo gli impatti che saranno causati dai cambiamenti climatici; dall’altra, ci sono vari rappresentanti della società civile che difendono le loro idee ed il loro operato per assicurare che l’accordo sia conveniente per loro. Tuttavia, nel mezzo di questo coacervo chiamato “società civile” sono presenti ai negoziati anche le industrie le cui attività saranno influenzate da quanto verrà stabilito alla Conferenza dell’ONU sul Clima (COP).

L’Agenzia di Stampa Giovanile ha parlato con Joachim Hein, rappresentante delle industrie tedesche BDI (Bundesverband der Deutschen Industrie). Hein ci ha spiegato come si definiscono le rispettive posizioni nel negoziato, e ci ha parlato della preoccupazione per i cambiamenti climatici, della responsabilità delle industrie e delle difficoltà di implementazione di ciò che viene proposto dai governi.

Il BDI rappresenta associazioni di industrie dei più diversi settori in Germania. Proprio per questo, Joachim ci spiega che è molto difficile costruire una posizione che possa rappresentare la visione di tutti. Durante l’anno i loro associati hanno tenuto incontri e gruppi di lavoro per redigere, alla fine, un documento contenente gli argomenti che l’industria del paese ritiene importante difendere nel corso dei negoziati sul clima.

“Molte persone pensano che le industrie non si preoccupino del cambiamento climatico, invece è naturale che siano preoccupate, perché questo interferisce con il loro modo di produrre ed esistere”, dice. Tuttavia Joachim sostiene che la cosa più comune è che la gente addossi la responsabilità alle aziende, senza nessuna proposta efficace su come questa transizione verso un modello sostenibile di produzione possa essere implementata o finanziata. “Per esempio, la proposta del 100% di energie rinnovabili entro il 2050: è possibile? Naturalmente è possibile. Se cè l’investimento, è possibile. Ma come investire? Da dove verrà il denaro? Come sarà realizzata? Come far sì che le spese siano efficaci? Ci sono molte questioni da affrontare”, dice.

In qualità di rappresentante del settore industriale tedesco, Joachim spiega anche che il suo paese ha già una severa legislazione ambientale, che fa sì che le industrie già si impegnino nella produzione sostenibile discussa nei negoziati sul clima. “Spesso ciò che viene proposto in una COP è ancora più semplice rispetto alla legislazione ambientale della Germania”, dice.

Alla domanda su cosa pensasse delle aziende che hanno anche finanziato la transizione verso modelli più sostenibili tramite il Fondo Climatico Verde (una delle discussioni che sta guadagnando importanza in questa COP21), pensa che sia giusto che il settore privato contribuisca, ma ritiene che sia una cosa già fatta. “Alla fine, da dove viene il denaro pubblico per finanziare questo processo? Spesso dalle tasse pagate dal settore privato”. Così Joachim propone che le imprese, anziché contribuire su base volontaria al Climate Fund, siano tenute a pagare una tassa il cui gettito sia destinato interamente al Fondo.

Infine, parlando sul rapporto tra industria e organizzazioni della società civile, ci dice che le aziende tedesche si relazionano molto bene con alcune ONG, ma incontrano molte difficoltà con altre. Per lui, la differenza sta nella capacità di ascolto: “alcune ONG accettano il dialogo, comprendono la nostra posizione e come funzionano le cose. Questo non significa che sono d’accordo con noi, ma che per lo meno ci ascoltano. Altre ONG semplicemente protestano, puntano il dito dicendo che agiamo male, che siamo maligni, ma non ci presentano nemmeno una proposta efficace di soluzione”, afferma Joachim.

Per lui il ruolo della società civile nei negoziati è estremamente importante, soprattutto dei giovani – anche se crede che troppo spesso i giovani si concentrano sull’agire e non sull’approfondire il processo politico, che è il luogo nel quale i negoziati avvengono. “Abbiamo bisogno di più giovani interessati alla politica, al fine di negoziare in profondità quanto è sul tavolo”, ha concluso.

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Profil für Benutzer Erwin Demichiel
Erwin Demichiel Di., 08.12.2015 - 16:20

"Contribuire su base volontaria al Climate fund .... oppure una tassa che va al Climate fund"! Ma per caritá, storie da babbo natale. E se semplicemente le multinazionale pagassero finalmente le tasse normali? Ci sarebbero i soldi per il clima, le scuole, la cultura, la sanitá, le strutture sociali, i profughi ecc. ecc.
ll punto é il solito: Voler cambiare senza cambiare niente. Non fatevi stordire da queste nebbie concettuali.

Di., 08.12.2015 - 16:20 Permalink