Politik | Bolzano 2016

Il gemello diverso

Emilio Vettori si candida con la lista I Love My Town di Vanja Zappetti, proponendo un'idea di città alternativa a quella di Carlo, il fratello leghista.

I gemelli Vettori sono molto legati, ma da sempre hanno idee politiche diverse. Che nelle elezioni dell’8 maggio per la prima volta li porteranno a contrapporsi politicamente. Carlo, candidato sindaco della Lega alle elezioni del 2015, quest’anno sarà il capolista del suo partito dopo aver fatto un passo indietro nel centrodestra a favore di Mario Tagnin. Emilio invece è alla sua prima esperienza nella lista I Love My Town che propone Vanja Zappetti come candidato sindaco. Emilio Vettori a differenza del fratello non lavora nell’azienda del padre imprenditore (a sua volta gemello del nuovo direttore generale di Sad), ma è impegnato da qualche mese in un lavoro di comunicazione e marketing sul territorio per Ecoinstitut. Nel quale può mettere in pratica gli studi in scienze politiche compiuti a Bologna e Roma. 

salto.bz: Emilio Vettori, due gemelli in politica su versanti opposti. Con quale spirito vi accingete a vivere questa esperienza? 
Emilio Vettori - Io e Carlo crescendo abbiamo sviluppato visioni diverse del mondo. Lui è sempre stato orientato più a destra: mi ricordo che quando era piccolo lui frequentava gli ambienti di Alleanza Nazionale. Io invece ho sviluppato altre idee. Va dato atto ai nostri genitori che ci hanno dato la possibilità di crescere in maniera autonoma e sviluppare la nostra personalità e le nostre opinioni autonome. Che magari non coincidono con le loro. Mio padre è un imprenditore e quindi quando guarda la politica la vede da quella prospettiva, non certo in maniera ideologica. 
Mio fratello ha visto nella Lega un qualcosa in cui si poteva riconoscere e da questo punto di vista lo rispetto. Ognuno deve portare avanti le proprie idee. Se sono apprezzate e ottengono voti ben venga, ma non è che ci dev’essere per forza una contrapposizione. Finché si rimane nell’alveo del rispetto reciproco, della costituzionalità e dei diritti dell’uomo, naturalmente. Insomma: il fatto che io e mio fratello siamo su versanti opposti me lo vivo in maniera tranquilla. Anzi mi piace che da una stessa famiglia possano uscire due visioni diverse del mondo con due differenti modalità di rappresentarle. 

Come mai anche il secondo gemello Vettori ha scelto ora di scendere in politica?
Ci ho sempre pensato ma finora avevo fatto fatica a riconoscermi in un partito. 

Quelli tradizionali non vanno?
Non sono mai stato iscritto al PD ma quando studiavo a Roma ho lavorato per 4 anni al nella sede del partito. Facevo marketing politico e comunicazione online per loro. Sono entrato come volontario ai tempi di Veltroni non tanto perché condividessi al 100% con la loro idea politica ma perché mi sembrava una buona occasione per fare esperienza. 

Com’è stato vivere nel cuore di un grande partito nazionale?
Vedevo tutti e andavo anche in Parlamento. Ho visto Renzi fin dagli albori. 

Però Emilio Vettori quando è tornato a Bolzano è rimasto alla larga dal PD altoatesino… Perché?
Per motivi personali. Quando conosci direttamente le persone capisci qual è il tipo di margine che puoi avere. 

Il problema a Bolzano era con il partito oppure in particolare con i suoi responsabili locali?
Dipende. Il PD è una creatura non troppo definita, ma è un destino di tutti i grandi partiti moderni che dopo un po’ finiscono per diluire la loro identità. Quello che manca secondo me è un vero partito di sinistra che porti avanti le sue tipiche tematiche. Personalmente ammiro molto il modello di Podemos, che non è un partito di sinistra tradizionale ma però porta avanti proprio quelle tematiche. 

In Alto Adige come sta la sinistra?
Sinceramente non vedo grandi prospettive. Guido Margheri lo rispetto, però è sempre la stessa persona a tirare i fili dopo 25 anni. Io mi ricordo che quando ero al liceo e facevamo le assemblee di istituto per organizzare le manifestazioni c’era lui che interveniva per dettarci sostanzialmente la linea. Quello del ricambio generazionale è un tema che sicuramente va posto. Quando vedo persone come Gennaccaro o Huber che si propongono come il nuovo mi sembra davvero strano. 

Qual è il suo giudizio sul modo con cui i partiti del centrosinistra hanno gestito la politica bolzanina negli ultimi tempi?
Su temi complessi come rifugiati e Benko il bilancio è senz’altro fallimentare, anche se Bolzano in realtà ha un’autonomia limitata in merito. Può però senz’altro proporre un suo modello di gestione, ma questa cosa finora non è stata fatta. Se i rifugiati dopo due anni che sono qui non sanno ancora né il tedesco né l’italiano e li trovi in giro per strada, allora vuol dire che l’operazione non ha funzionato. 

Lei lavora per l’Ecoinstitut ed ha avuto a che fare con la Fondazione Langer, partecipando in particolare ai viaggi in Bosnia. Come mai non si è avvicinato ai Verdi?
Conosco personalmente Cecilia Stefanelli e sinceramente non ho apprezzato il mondo in cui è stata trattata nella scorsa legislatura. Lei è stata molto coerente, soprattutto con la questione Benko. I Verdi avrebbero dovuto comportarsi sulla base di quello che avevano detto in campagna elettorale. Pur di tenere in piedi la giunta invece avrebbero fatto un passo indietro su Benko.

Qual è la sua posizione sul progetto Benko?
Non dico se sia giusto o sbagliato in assoluto. E’ necessario che in questa città ci siano possibilità di sviluppo. Se viene uno da fuori non c’è niente di male. Il problema è che è venuto uno da fuori, ponendo la questione in maniera poco trasparente.

In I love my town c’è stato un dibattito interno in merito all’opportunità o meno di andare in coalizione con i Verdi. Qual era la sua posizione in merito?
Ho sempre pensato che dovessimo comunque andare da soli, perché se vuoi proporre un nuovo modo di rappresentare le idee in cui credi comunque devi cercare di essere slegato da alcuni partiti che comunque in passato sono stati i protagonisti di una gestione non ottimale della città. Eventuali alleanze vanno fatte sui contenuti ed anche i tempi giusti, che in questo caso non c’erano. 

Il candidato sindaco Vanja Zappetti non è estraneo all’universo PD ma recentemente ha deciso per una posizione indipendente.
Lui tra noi è la persona più conosciuta ed è una persona capace che io stimo. Ma in realtà la decisione non l’ha presa lui: è stata messa ai voti tra le persone che hanno deciso di condividere il progetto. Le modalità di decisione possono essere raffinate, al momento usiamo Facebook che ha un sacco di contraddizioni. Ma rimane il fatto che chi vuole può impegnarsi e dire la propria opinione, che conta veramente. Questa progressiva democraticizzazione all’interno di molti partiti per me è davvero importante. 


I due gemelli Vettori qualche anno fa: a sinistra Emilio e a destra Carlo

Quali le priorità per iniziare a ricostruire l’amministrazione della città di Bolzano e la fiducia dei cittadini?
La politica deve tornare a prendersi la responsabilità delle proprie decisioni. Il caso Benko è emblematico in questo senso. Di per sé poi Bolzano non è una città che abbia chissà quali problemi, ma sicuramente si può fare molto per migliorare. Dal nostro punto di vista il capoluogo altoatesino non è una città dove ci sono grandi opportunità di sviluppo. Vanno però senz’altro maggiormente sfruttate le risorse esistenti, soprattutto in termini umani. Tutti coloro che hanno idee dal basso - giovani soprattutto ma non solo - devono essere coinvolti. I Love My Town ci tiene molto a valorizzare il mondo associativo, che fa un lavoro molto importante nei quartieri anche se spesso dietro le quinte. Per noi poi vanno creati molti più luoghi da dedicare alla cultura, come ad esempio una Haus der Kulturen dove tutte associazioni possano farsi vedere e conoscere gratuitamente. 

Cosa ne pensa del percorso di rinnovo dell’autonomia avviato dalla Provincia?
Si tratta di un modello che va senz’altro rinnovato: è stato un esempio a livello mondiale ma ora ha un sacco di contraddizioni. E' giusto che la questione venga affrontata con criteri attuali e va senz’altro superata la contrapposizione tra i gruppi. Che esiste, ma io ad esempio non la percepisco né tra le mie conoscenze né nelle mie attività lavorative. L’Europa ci dice che va promossa l’unità nella diversità, ma la nostra politica è rimasta indietro rispetto a questa prospettiva. La politica oggi dovrebbe essere basata sulle proposte e non sull’appartenenza etnica.