Alla ricerca della "Heimat"
“Heimat” è un vocabolo che non ha corrispettivi nella lingua in cui sto scrivendo, io, che la mattina il „bun dé“ lo dico in ladino, mia lingua madre. Parto dunque inesorabilmente dalla mia ladinità per trovare in lingua italiana una possibile considerazione di un’espressione squisitamente tedesca.
Qui, critica permettendo, avrei già detto la mia confusa Heimat, ma è ovvio che non basta, perché Heimat per fortuna non è solo l’appartenenza a un luogo e a un gruppo linguistico.
Heimat invece è origine di interiorità, poiché è tutto il malloppo che comprende la nostra crescita in un luogo, assieme alla nostra famiglia.
E però io mi fermo qui, poiché mi vengono in mente, tutte le persone che devono scappare dal loro luogo di crescita, dalla loro fonte famigliare. Quindi, forse è meglio chiedere a loro in questo momento, cosa significa la parola „Heimat“. Parola talmente versatile e adattabile ad ogni tipo di viaggio, anche quello che decide tra vita e morte, da essere presente sempre e ovunque. „Heimat“ è la buona compagna, soprattutto per i più miserabili, che in cambio dell’obbligato abbandono non avranno mai di ritorno nemmeno una similitudine della loro patria.
Solo nella mente, nel cuore l’essere umano può conservare questa parola. E concludo che seppure Heimat sia un’espressione tedesca, il contenuto di essa in effetti, non ha lingua.
"la Heimat e una colla" e una
"la Heimat e una colla" e una frase di ugo da san vittore
ti impedisce di volare